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venerdì 11 dicembre 2015

"Antonio. Punto e a capo!" - diciassettesimo capitolo


TEMPO DI CAMBIARE

 

I miei, quando ho fatto il grande annuncio, si sono guardati sbigottiti e increduli, ma non hanno cercato di farmi cambiare idea.

- Sei sicuro? – mi ha chiesto il babbo aggrottando la fronte.

- Certo.

- E la gara di sabato? – è intervenuta la mamma.

- Pace – ho risposto allargando le braccia – io non ci vado.

Devo essere sembrato parecchio convinto, perché allora la mamma si è stretta nelle spalle ed ha aggiunto soltanto

- Beh, a noi va bene, però due parole al mister gliele vai a dire.

- Per fare che? A cosa serve scusa? – ho risposto, sulla difensiva.

- Finora ti eri preso un impegno, no? Se molli glielo dovrai pur dire. Mica vorrai sparire senza spiegazioni! – è intervenuto il babbo.

- Ma mi scoccia … tanto ci saranno tremila ragazzi che vogliono correre, mica stanno ad aspettare me …

-Non ha importanza Antonio – ha concluso la mamma - Fai quello che devi e basta. Mica ti mangia il mister!

- Però …

- Nessun però. Argomento chiuso. Se vuoi ti accompagno – mi ha detto il babbo.

- Perché non portate anche Clotilde? – ha detto allora la mamma – magari è la volta buona che mi faccio una manicure. Le mie unghie implorano pietà! - ha concluso ridendo e stendendo la mano di fronte a se’ per valutare la situazione con occhio critico.

 

Così siamo usciti di casa lasciando la mamma alla sua ora d’aria. Ho cominciato a sentire le rane nella pancia. Mica mi andava di parlare col mister. Lottavo fra la voglia di correre per arrivare prima e liberarmi di quel peso e la voglia di non arrivare mai per non dover affrontare i suoi occhi penetranti e il suo giudizio severo. Sapevo già che non sarebbe stato contento. Quando l’ho visto, col solito cronometro in mano e il cappellino a tesa lunga, mi sono avvicinato piano piano, mentre il babbo e Clo mi aspettavano poco distante.

Lui era impegnato a sbraitare dietro alcuni ragazzi che, secondo lui, non s’impegnavano abbastanza. Però si è accorto subito di me.

- Antonio! – ha esclamato, con un guizzo di contentezza negli occhi – ma che ci fai qui oggi? Mica è giorno di allenamento per te! Non puoi stare lontano dalla pista, eh?

Avrei voluto sorridere, ma mi è venuta fuori una smorfia penosa … perché a volte la vita è così difficile? Il mister evidentemente non aveva la dote della chiaroveggenza!

- Che c’è? Ti senti male? – mi ha allora chiesto lui, dato che non mi decidevo a parlare.

- No, no.

- E allora?

Ho strizzato forte gli occhi un momento e mentre il cuore mi balzava in gola, ho detto in un fiato

- Mister, io non corro sabato …

- Eh? Ma che, ti fa male il polpaccio come l’altra volta? Mica ti sarai fatto uno strappo …- ha riposto lui, corrugando la fronte, preoccupato.

- No mister. Io non vengo più a fare atletica.

- Ma che stai dicendo …

- Che non ci vengo più perché … beh, non mi va più. Io … - ho cercato di trovare le parole, sperando mi uscissero da sole, per spiegargli, fargli capire … ma non mi è venuto niente in mente da dire - mi dispiace – ho concluso, scrollando le spalle.

- Beh ragazzo, ti dico solo una cosa: stai facendo un colossale errore … CO-LOS-SA-LE! Avevi stoffa per arrivare, andavi forte, eri in netto miglioramento sui tuoi tempi – e mentre mi diceva questo, enumerava il tutto usando le dita come se contasse. Mi dici perché diavolo molli?

- Antonio è un po’ stanco in questo periodo – sento la voce del babbo che si è avvicinato a noi e mi salva da quella situazione penosa – in fondo si tratta delle ultime gare. Lasciamogli il tempo di sbollire un po’. Magari a settembre avrà cambiato idea e ricomincerà con grinta maggiore.

Vedo il mister che scuote la testa – No, no, è un errore! – risponde con foga - buttiamo via mesi di allenamenti per niente, per un capriccio o che so io …E’ un peccato … lei dovrebbe …

- A volte i tempi non tornano – si limita a dire il babbo gentilmente ma con fermezza, poggiando una mano sul braccio del mister. 

- Vengo io a correre se vuoi … eh, se vuoi … – interviene Clo, guardando il mister con gli occhioni spalancati.

A quel punto ci sciogliamo un po’ tutti dalla tensione, con quella buffona di Clotilde. E sorridiamo mentre il mister si mette a scherzare con lei, invitandola a fargli vedere cosa sa fare. Lei ride con quella sua risata piena e gorgheggiante, mentre fa una corsetta e torna da noi.

Quando ce ne andiamo, il mister mi mette una mano sulla spalla e mi mormora:

- Guarda che ti aspetto a settembre.

Sento il suo affetto che mi ricopre come una pioggia. Non mi ero mai reso conto che ci tenesse così tanto a me. Sembrava sempre così burbero e mai soddisfatto.

- Mi prometti che ci pensi? Per davvero?

Faccio di sì con la testa, mentre lo guardo negli occhi come lo vedessi per la prima volta. Poi lui si volta di scatto verso la pista. I ragazzi che si allenano stanno battendo un po’ la fiacca, approfittando della nostra chiacchierata.

- Beh? Che fate allo stato brado? – li apostrofa lui - Correre, correre, COR-RE-RE!

Il babbo mi guarda e fa finta di fare una faccia terrorizzata.

- Ehi, un vero mastino il tuo mister! Come hai fatto per tutto questo tempo … con uno che ti vuole così bene! – finisce, strizzandomi un occhio.

Mentre ci allontaniamo, sento una grande tranquillità che mi scende dentro, ma non riesco a evitare di voltarmi più volte verso di lui. E’ sempre lì a incitarli, con quel cappellino che lo protegge dal sole, quella pelle sempre abbronzata e la maglia dell’“ATLETICA CAMPO MARTE” che mi sono messo centinaia di volte anch’io, fino alla scorsa settimana.

 

Oggi ho imparato che le persone che conosciamo di più sono quelle che osserviamo meno … ma così forse alla fine finiamo per non vederle davvero e per non accorgerci di cose importanti. Oggi mi sono reso conto che il mister mi vuole bene e tiene a me, anche se ho smesso di correre.

P.S. E quella verruca sul gomito che non avevo mai notato? Deve fargli parecchio male, mi sa.