MA CHE HO FATTO?
Bartolomeo è appoggiato al
muretto del cortile, braccia conserte ed espressione imbronciata. Quando mi vede,
non perde tempo e mi viene incontro, deciso.
- Ma ch’aggio a fa’ con
te, Tonino?
Dire che rimango
impressionato è poco. Intanto, non l’ho mai visto così serio e poi Bartolomeo
di solito non si fa scappare nemmeno una frase in dialetto. Segno che
dev’essere proprio arrabbiato, e il suo tono non lascia dubbi.
- Ma perché? Che ho fatto?
–rispondo, mettendomi subito sulla difensiva.
- E ch’aggio fatt’io? - Mi
rifà il verso Bartolomeo. Poi, con un gesto improvviso, si scosta il ciuffo
come faceva Gennaro.
- ‘O maestro. Ecco cosa
hai fatto!
- Ma che maestro! Gennaro
avrebbe potuto essere sincero, io … per me non è cambiato niente!
- Non pazziamo. Le cose
sono cagnate. Ti dico solo una cosa: chi nun tene che perdere, arriseca.
Pensaci Tonì, quando te ne stai nella tua bella cameretta. Mio fratello ha solo
colto un’opportunità, lo puoi capire questo o no?
Non so cosa rispondere e
mi limito a fissarmi le punte delle scarpe, cercando qualcosa d’intelligente da
dire, ma non mi viene in mente niente.
- Ti saluto Tonì, stammi
bene.
In un lampo salta sulla
sua bici e sparisce in fondo alla strada. Salgo svogliato le scale di casa.
L’allegria di poco prima ha lasciato il posto a una girandola di sentimenti:
rimpianto, rabbia, tristezza.
- Non era Bartolomeo
quello con cui parlavi? – mi chiede la mamma non appena entro in casa.
- Uhm.
- E’ così cresciuto! Era
un po’ che non lo vedevo! Si è fatto proprio un bel ragazzo.
- Uhm.
- Che loquacità! E’ venuto
per Gennaro?
- Già.
- Beh, penso proprio che
forse dovresti fare un salto a casa loro questo pomeriggio …
- Cosa? Oggi devo
rimettere a posto la mia stanza. Il babbo ha detto che sembra sia scoppiata una
bomba in camera mia.
- Oh sì, il babbo ha
ragione. Ma penso tu possa rimettere a posto anche quando torni. E poi ho una
felpa di Clo a cui devo cambiare la cerniera: sai come sono imbranata nei
lavori di cucito. Ho proprio bisogno della mamma di Gennaro! Gliela porteresti?
Ah, e porta con te anche Clotilde, che è tutto il giorno che chiede di te.
Almeno può giocare con la sorellina di Gennaro, mentre siete lì. Bisognerebbe
proprio che la mamma di Gennaro mi facesse subito la riparazione, se può …
- Mamma, ma sei sicura?
Non mi hai mai affidato Clo! Ti fidi?
- Oh, alla fine, bisogna
pur crescere! Tienila sempre per la mano, capito? SEM-PRE! E poi aspetta che il
semaforo sia rosso per le macchine e guarda lo stesso che le auto siano tutte
ferme prima di attraversare. HAI CAPITO? Guar-da- re sem-pre.
- Va be-ne!
- E non fare tanto lo
spiritoso!
La voce gracchiante del
citofono risponde subito allo squillo del campanello. Mi sa che la mamma ha
avvertito del nostro arrivo. Meno male che Gennaro sta vicino, perché la manina
di Clo è talmente sudata che rischia di sgusciarmi da un momento all’altro. In
realtà, non so se sia la sua di mano a essere sudata o la mia. Ho il cuore in
gola, tanto mi batte forte. Chissà come mi accoglierà Gennaro?
- Vieni Tonì. Come sono
contenta di vederti! – la mamma di Gennaro mi abbraccia stretto, levandomi il
respiro - Che piacere, che piacere … vieni che ho fatto le sfogliatelle alla
ricotta che ti piacciono tanto. Che combinazione fortunata. Iih, e guarda ‘sta
piccolina, com’è cresciuta! Madonnuzza santa. Rosalinda! Ci sta Clotilde.
Le due non perdono tempo,
si prendono per mano e filano subito in camera a giocare.
- La mamma mi ha detto di
portarle la felpa di Clo: si è rotta la cerniera. Sarebbe possibile sistemarla subito,
se non è troppo occupata? – le chiedo, mentre tendo le orecchie per scoprire se
Gennaro è in casa o no.
- IIhh, ma certo, ma certo
– e poi, come se avesse capito, si affretta ad aggiungere – Gennaro non c’è.
Sta all’allenamento.
- Ah – rispondo, con un
misto di sollievo e delusione.
- Però c’è Bartolomeo di
là che studia. Iih, che bravo figlio che è. Vai vai, almeno si distrae un po’.
Sempre sui libri, che va a finire che si sciupa gli occhi. Vai, vai …
Entro, quasi in punta di
piedi, nel piccolissimo salotto, che è anche la camera di Bartolomeo. Lo trovo sprofondato
nel divano, con un sacco di fogli sparsi intorno a lui.
- Ciao – mormoro appena.
- Antonio! Ciao! – mi
risponde lui alzando gli occhi. Sono limpidi e allegri, senza traccia di
risentimento e questo mi fa tirare un sospirone di sollievo. Pensavo ce
l’avesse con me.
- Scusami per prima,
Antonio. Ma è solo che non ne potevo più di vedere Gennaro malinconico. Vi
siete comportati tutti e due come due scemi, scusa se te lo dico. Però ora
sarebbe il caso di farla finita, no?
- IIh … Bartolomeo, Tonì …
acqua passata non macina più … - sentiamo la voce della mamma che ci raggiunge
dalla cucina.
- Mamma ha le orecchie
bioniche! – mi fa Bartolomeo, mentre alza gli occhi al cielo e si alza per
chiudere la porta.
- Sì, fa parte della loro
dotazione di base. Se è per questo, hanno anche occhi dappertutto: guarda caso
la mia mamma prima ti ha visto sotto casa nostra … – gli rispondo sorridendo.
Poi mi rifaccio serio e decido di chiarire con Bartolomeo.
- Ma perché mi hai detto
che Gennaro ha colto un’opportunità?
Mi guarda sgranando gli
occhi per la sorpresa.
- Ma allora non sai
davvero niente! Quel pesce arrosto di mio fratello non sa proprio spiccicare
parola!
- Beh, non è che gli abbia
dato l’opportunità di spiegarsi …
Ci pensa un po’,
aggrottando la fronte e con gli occhi al soffitto. Sembra debba riordinare le
idee.
- Allora, da dove
comincio? Beh, quando siete andati a fare la prova di baseball l’anno scorso,
ti ricordi? Gennaro tornò tutto felice, perché era stato bravo … ma poi papà
gli chiarì subito che non ci potevamo permettere di iscriverlo, lo sai, no? Ma
due giorni dopo ci vedemmo arrivare in casa l’allenatore. Aveva preso
l’indirizzo da quei moduli che avevate compilato … e insomma, ci venne a
suonare il campanello, chiedendoci se avevamo deciso qualcosa … e allora papà
chiarì subito le cose e lui provò a insistere … ma poi si rese conto che era
tempo perso … non è che uno vive in cinque in una casa così piccola perché gli
piace stare stretto stretto, no? E Gennaro ci restò male e pure un poco si
vergognava, si vedeva, ma capì che non era il caso di insistere, perché mica è
scemo, lo sa anche lui come stiamo … e dopo qualche giorno, mentre eravamo a
cena, risuonò quel tizio e papà quasi perse la pazienza all’inizio, perché mica
gli piace che la gente venga a metterci in testa strane idee … e poi a papà
dispiaceva, perché vedeva che Gennaro ci teneva, ma che doveva fare se non
quello che già sta facendo di spaccarsi la schiena tutti i giorni? E poi quello
invece se ne venne fuori che ci aveva pensato, che Gennaro aveva la stoffa e
che nessuno si poteva permettere di non dargli una possibilità … e dato che lui
non aveva figli, era rimasto solo e aveva solo la passione del baseball al mondo
… beh, ci disse che gliel’avrebbe pagata lui l’iscrizione. E papà fece per
protestare, perché non vuole che qualcuno ci illuda per niente o per capriccio
e magari poi ci ripensi, ma quello continuò a insistere perché la squadra non
andava tanto bene e un tipo come Gennaro, allenato a dovere, gli poteva
risolvere il campionato … insomma, alla fine papà guardò mamma, lei lo guardò
negli occhi e papà disse di sì e Gennaro scoppiò a piangere di felicità. E così
cominciò ad allenarsi, senza lasciare però anche gli allenamenti di atletica,
perché non sapeva come dirti che voleva smettere. Mi diceva che tutte le volte
che provava a parlarti del baseball, tu sbuffavi e allora ha rimandato e
rimandato fino a quando non lo hai scoperto. Ecco perché era sempre così stanco
ad atletica: aveva appena finito gli allenamenti di baseball! Sfortunatamente
erano negli stessi due giorni!
Rimango un attimo in
silenzio, dopo la lunga e concitata spiegazione di Bartolomeo, e anche lui si
mette zitto.
- Non so che dire. Sono stato
proprio uno scemo, mi sa – mormoro, dopo un po’.
- No. Siete stati proprio
due scemi al quadrato, tutti e due. Anzi, elevati alla massima potenza … io lo
capisco mio fratello, cerca di capirlo pure tu. Guarda me per esempio: perché
pensi che studi così tanto? Mi voglio fare una posizione e stare meglio quando
sarò grande. Non mi fraintendere … non cambierei mai i miei genitori, ma voglio
una vita diversa, migliore, senza stare a fare tanti conti per arrivare in
fondo al mese … e poi per fortuna mi piace pure studiare, come dice mamma ho un
gran cervello e sarebbe un peccato non sfruttarlo. Fai fruttare i tuoi talenti,
mi dice sempre.
- Antonio! Ho finito con
la cerniera. Vieni in cucina che ti mangi una sfogliatella – la voce della
mamma di Bartolomeo ci raggiunge.
- Vai vai, che devo
studiare adesso. Ah … Antonio … Gennaro gioca sabato pomeriggio alle quattro,
al campo qui vicino … se t’interessa, vedi tu.
Poi mi spinge fuori dal
salotto e chiude la porta.