Mentre
leggevo, mentre ero immersa nelle parole di Virginia Woolf, all’improvviso ho
sentito l’odore del glicine che mi penetrava le narici. Ho alzato gli occhi.
Era lì il povero rametto, un po’ appassito e malconcio, attaccato alla vita da
quella poca acqua nel vaso … ho pensato che, malgrado il suo aspetto non più
fresco, avesse ancora un profumo gradevole, anzi forse più intenso proprio a
causa del suo stato, e che le sfumature dei suoi colori fossero ancora così
dolci allo sguardo. Così, forse, sono le persone: intense, nella loro
vecchiaia, se solo sapessimo guardar bene. Leggere la Woolf mi provocava una
sensazione di un sottilissimo dolore … ma un dolore che nasceva dall’acuirsi
dei sensi. Non so se sia stato il glicine raccolto ieri durante la passeggiata
ad aver toccato qualche nervo sopito o se sia stata la lettura ad acuire il
profumo dei fiori.
Taccuini di un viaggio - 02042017 |