Inutile dire che sabato
vado a vedere Gennaro. Non ci sono dubbi. L’unico problema è: con chi? Clotilde
non regge un’intera partita, ne sono sicuro. Forse potrei andare con il babbo,
ma fa un po’ bamboccio. Nel caso dovessi avere un faccia a faccia con Gennaro,
non voglio adulti intorno. Mi viene in mente Lana … o Stefano, almeno prende un
po’ di sole, che è sempre bianco come un cencio a forza di stare chiuso in casa
a studiare. Uhm … quasi quasi lo chiedo a tutti e due. Corro a telefonare.
- Ste? Che fai?
- Sto leggendo un libro.
Volevi riguardare gli esercizi di mate?
- No grazie. Credo di
averli fatti bene … beh, grazie a te adesso non ho più molti problemi. Volevo
chiederti se ti va di venire sabato a una partita di baseball.
- Uhm … perché me lo
chiedi?
- Vediamo un po’ … perché
dovrei chiedertelo? Ma che razza di domanda mi fai! Te lo chiedo perché mi
farebbe piacere andarci con te!
- Vuoi DAVVERO che venga?
L’atteggiamento di Stefano
comincia a spazientirmi.
- Mica sei di nuovo in
paranoia con la faccenda dell’untore, eh? Non è aria, Ste!
-No no, non ti arrabbiare!
– si affretta a rispondere lui - Perché no? Il baseball mi piace un sacco.
- Sì, figuriamoci! Non ci
avrai mai giocato!
- No, ma ho letto
l’enciclopedia dello sport che mi ha regalato il babbo. Ci sono le regole di
tutti gli sport e …
- Bene. Basta teoria,
passiamo alla vita sul campo. Ti va?
- Ok. Vengo io da te,
tanto è di strada.
- Ok, però niente adulti,
eh?
- Chiaro. Ciao.
Dopo aver attaccato con
lui, chiamo Lana. Magari ha voglia anche lei di fare qualcosa di diverso. Mi
risponde una voce di donna che mi sembra molto gentile, con un lieve e
simpatico accento americano.
- Buongiorno signora. C’è
Lana per favore?
Lì per lì sembra perplessa,
ma poi si riprende.
- Oh certo … un attimo.
Claudia! Ti vogliono al telefono.
Voci soffocate di
protesta. Claudia?! Ma allora?
- Pronto?
- Ciao … Lana? Sei tu?
- Certo! Chi vuoi che sia?
La regina Vittoria?
- Ma la tua mamma …
- Lascia stare microbo,
che vuoi?
- Senti miss gentilezza,
perché non vieni con me sabato pomeriggio a vedere una partita di baseball? C’è
un mio amico che gioca nella squadra. E’ forte. Ti va?
- Perché no? Troviamoci di
fronte al campo da baseball. Sii puntuale! Non si fanno aspettare le signore!
Prima di poterle rispondere
qualcosa di sarcastico, lei ha già riattaccato.
Sabato pomeriggio io e
Stefano ci incamminiamo che sono appena le tre. Lo so che manca un’ora
all’inizio della partita, ma voglio essere lì per tempo e gustarmi l’arrivo
delle squadre e tutto il resto. Sono un po’ contento, un po’ nervoso e anche un
po’ fiero di me, perché a forza di pensare, mi sono reso conto che forse ero un
po’ invidioso di Gennaro, che aveva trovato nel baseball una passione così
forte che io non sentivo più per l’atletica, anche se non avevo il coraggio di
ammetterlo. Invece, grazie a quella scorbutica di Lana, alla fine avevo trovato
il madball, che mi faceva scaricare e divertire come non facevo più da tempo. E
poi avevo trovato dei nuovi amici, che mi avevano accolto come se mi conoscessero
da sempre. Beh, merito di Lana, che mi aveva introdotto nel gruppo …
- Guarda Antonio! Ci sono
due scie di aereo che formano una X. Lo sapevi che un aereo può arrivare alla
velocità di …
- Ste, rilassati! Sei
troppo matematico! Cosa ti fa venire in mente invece? Qualcosa di poetico, che
so …
- Poetico? Ma sei
innamorato?
Gli assesto una manata.
- Una X sugli errori
fatti, una X che cancella le litigate …un colpo di spugna per ricominciare … -
continuo, ispirato.
- Io matematico, tu
poetico! Che coppia! Ci compensiamo! … Antonio, c’è una tizia strana che ci sta
facendo ciao con la mano. Mica la conosci? – mi chiede Stefano, strizzando gli
occhi per mettere a fuoco l’immagine bizzarra di Lana.
- Oh, è Lana! E’ una mia
amica. Non preoccuparti, è sempre vestita strana così e non fare caso ai
capelli – gli dico, cercando di minimizzare il suo look.
Stefano fa una faccia
perplessa, ma non dice niente.
La raggiungiamo e faccio
le presentazioni. Dopo pochi minuti siamo già a chiacchierare come vecchi
amici. Lana è fantastica, perché si adatta a tutti e non si fa influenzare
dall’aspetto esteriore delle persone. A lei non verrebbe mai in mente di
chiamare Stefano “l’untore” e anche lui, a parte l’iniziale perplessità per
l’aspetto e la parlantina anche troppo schietta di Lana, vedo che la trova
simpatica. Chissà, magari si sente a suo agio e non giudicato. Certo che siamo
un trio un po’ bizzarro: sembriamo pescati a caso da un cappello … siamo così
diversi!
- Ehi poppante, lo sai che
hai occhi bellissimi? – fa a un tratto Lana rivolta a Stefano – dovresti
portare le lenti a contatto o una montatura diversa, no?
Stefano avvampa e
farfuglia qualcosa che somiglia a “non me l’avevano mai detto”.
- Uhm … ti terrò presente
quando sarai cresciuto un po’- continua lei, arricciando la bocca in
un’espressione soddisfatta.
Gli assesto una gomitata,
mentre Stefano diventa color porpora.
- Hai visto? Alla faccia
dell’untore! – gli bisbiglio all’orecchio.
- Che untore? Che borbotti
Antonio? – ci chiede Lana incuriosita.
- Niente, una cosa fra noi
– rispondo, per non svelare il motivo del cattivo nomignolo. Ma è Stefano a
confessare.
- Mi chiamano così a
scuola per via dei miei capelli unti … è una specie di battuta, secondo loro …
Lana sgrana gli occhi e
rimane seria.
- Ma che dementi avete in
classe? I capelli untuosi sono normali alla nostra età. Perché credete che mi
sia fatta i capelli così? Bleah, prima erano sempre unti uno schifo per via del
sebo, non facevo che lavarmeli. Allora Lucinda mi ha suggerito di acconciarmi i
capelli in questo modo, per risolvere il problema. Con sua cugina aveva
funzionato e ha funzionato anche con me! Mitica la mia amica, no? Potresti
farteli anche tu. Ai tempi dei miei genitori, c’era un cantante reggae che li
aveva con queste specie di treccine e lunghi fino …
- Beh, non credo di essere
il tipo giusto. – la interrompe Stefano, con un’espressione divertita negli
occhi - forse è meglio che aspetti di crescere e basta.
- Bravo! – approva Lana - non
farti influenzare dai minus habens, come dice il mio prof!
- Dai ragazzi, entriamo?
Troviamoci dei posti decenti! – dico, mentre li spintono oltre il cancello. Mi
sento così bene oggi! Sono davvero felice. E poi i miei due amici e l’atmosfera
di attesa e adrenalina che si respirano in questo campo mi elettrizzano alla
grande. Ci avviamo verso le gradinate assolate, mentre dall’altoparlante
gracchia la pubblicità, ed io mi piazzo in testa il cappellino dei Red Sox.
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