Valeria cammina lungo l’argine
del torrente. È una calda giornata d’aprile, sembra estate, e il riverbero del
sole sul corso d’acqua che scorre fra le pietre le fa lacrimare gli occhi. Nota
i pesci che nuotano nel torrente, le papere che solcano l’acqua come vascelli. È
uno di quei giorni in cui Valeria non pensa a nulla in particolare, si gode
solo il nuovo parco fluviale che il lavoro di un gruppo di volontari ha restituito
alla città: ripulire l’argine dai rovi non deve essere stato facile, ma adesso
il più è fatto e la sfida è solo non sciupare tutto con l’incuria o
l’abbandono.
Si volta a controllare
quanta strada ha percorso, quanto siano lontani Lara e Lapo, che sono rimasti a
giocare a pallavolo. È soltanto quando riprende il cammino che lo vede.
All’inizio è solo un puntino nel cielo, ma si avvicina rapido. Valeria lo segue con lo sguardo, rapita
da quel volo maestoso, da quei profondi e potenti battiti delle ampie ali, le
lunghe zampe distese e il collo flessuoso, il becco giallo come una bandiera. È
un airone cenerino, ma lei ancora non lo sa: per il momento vede solo un
uccello. Imparerà col tempo a riconoscere un airone, quando le sembrerà
importante dare un nome preciso a tutto ciò che esiste nel mondo, emozioni
comprese. Le viene in mente, come un’illuminazione e con sorpresa, che quel
momento, per qualche ragione, debba essere importante. La vista dell’airone le
fa provare una strana suggestione: le sembra che le stia infondendo uno strano
senso di libertà, la invita a liberarsi di una scorza di insicurezza, a
distaccarsi da qualcosa. Segue l’airone cenerino con lo sguardo fino a che l’uccello
non scompare di là dal torrente, fra gli alberi. Si gira di nuovo verso i suoi
amici, ancora pervasa da quella sensazione: loro non si sono accorti di niente.
Può, la vista di un airone
in volo, cambiare il corso di una vita? Chiamatelo “effetto farfalla”, se
volete. “Glissade”, che pubblicherò domani su questo blog, è il racconto di ciò
che successe dopo che Valeria vide l’airone. “Voi lo sapete cos’è la felicità”,
che trovate già sul blog, è invece il racconto di quella Valeria che rimase a
giocare a pallavolo con i suoi amici, non passeggiò lungo l’argine del
torrente, non alzò lo sguardo al cielo.
E voi, quale preferite dei
due? Vi aspetto domani sul blog!
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