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martedì 7 gennaio 2025

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Tredicesimo capitolo

 



TEMPO DI RIPARTIRE



Il giorno dopo ce la siamo presa comoda e siamo arrivate in spiaggia con calma. Strano, ma la litigata con Cinzia mi sembrava già lontanissima e, malgrado lei fosse come al solito nel gruppo, ci siamo limitate ad ignorarci per tutto il tempo. 

Erina ha raccontato agli altri della nostra gita, sperticandosi su quanto ci eravamo divertite e Walter ci ha fatto vedere sul cellulare le foto che avevano scattato in barca. Così finalmente ho visto questo Fabio e devo ammettere che è davvero carino! Come al solito, comunque, lui non era in spiaggia, dato che aveva fissato con i suoi amici per andare in bicicletta. Ha una vera fissazione! O Erina si appassiona alla bicicletta oppure mi sa che lo vede solo di lontano! 

Il resto del pomeriggio è passato fra le ultime nuotate e la novità di Danilo, che ha portato in spiaggia la chitarra. È stato un bel modo per concludere la mia breve vacanza. Ci siamo seduti tutti in cerchio sulla terrazza dello stabilimento e mentre lui suonava abbiamo cantato vari pezzi, sbirciando dal “Canzoniere” quando non sapevamo le parole. Mi sentivo un po’ come in quei film che danno in televisione sui ragazzi degli anni Sessanta: vento tra i capelli, sguardi furtivi fra ragazzi e ragazze, un po’ di malinconia per la partenza imminente. 

Alle sette ho visto dall’alto il cappellone di paglia della nonna. Aveva il volto rivolto alla terrazza e mi faceva cenno di andare. Ho abbracciato Erina e tutti gli altri e ci siamo scambiati le solite raccomandazioni di sentirci, messaggiarci e non far passare un altro anno senza farci vivi. Anche Loretta mi ha abbracciata, con un po’ di imbarazzo, mentre Cinzia se ne stava in disparte, in attesa andassi via. Davide mi ha scompigliato i capelli.

- Ciao Clizia T. – mi ha detto, mentre io annegavo nei suoi occhi. Erano, come al solito, sorridenti, sfrontati, ma anche distaccati e un po’ fraterni, mannaggia a lui. Ho sceso svelta le scale della terrazza, cercando di trattenere le lacrime e ho raggiunto la nonna a corsa, piazzandomi gli occhiali da sole sul naso.

- È ora di andare, praline.

- Già – ho risposto, cercando di dare al mio tono qualcosa di leggero e riordinando le mie cose nello zainetto.

- Pizza o pesce stasera?

- E se andassimo a un etnico? O qualcosa di veloce, stile fast food, schifezze che ammazzano il fegato?

- Decidi tu, chérie, quello che preferisci.

Poi mi ha preso sottobraccio, mentre ci avviavamo lungo la passerella.

– Dopo aver cenato potremmo fare un salto in quella bella libreria sul lungomare: mi piacerebbe regalarti un libro. Poi, mentre torniamo alla pensione, ci fermiamo a vedere i pittori che dipingono le marine, cosa ne dici? Ma poi filiamo subito a letto! Dobbiamo essere riposate per domani. Chissà, qualcosa di bello potrebbe capitarci e dobbiamo essere pronte a coglierlo! Ah. e quelle sorelle felicità? Saranno tornate dalle loro vacanze? È una bella avventura anche tornare a casa, quest’anno. Devi esplorare il posto in cui vivi, calarti in una nuova realtà, conoscere gente nuova … sapessi come ti invidio! – ha concluso la nonna, con gli occhi che le brillavano.

- Mi invidi? Sei la persona più girovaga che abbia mai conosciuto!

- Oh sì, ma ormai sono ferma da un po’ e comincio ad annoiarmi. Ho bisogno di respirare aria di novità, di tanto in tanto.

- E quel signore, cosa ne pensa?

- Uh, se non avessi conosciuto lui, avrei già avuto la valigia in mano! Ecco qual è il problema con i sentimenti: ti legano a persone, luoghi, abitudini. Bisogna esser pronti per farsi intrappolare, altro che! – conclude, arrotolando un fascio di erre irresistibili.

- Beh nonna, non è che tu sia proprio una bambina …

- Oh, io no di certo, ma tu sì, praline.


Il giorno dopo siamo risalite sul pullman e la nonna è risvenuta nel suo solito sonno da viaggio. Io mi sono immersa nel libro comprato il giorno prima con la nonna, facendo rapide interruzioni per leggere i messaggi di Erina e degli altri. Poi ho chiuso il libro e mi sono limitata a guardare fuori, cercando di vedere tutto come un film, senza pensare a niente. Eppure non ci riuscivo: le mie vacanze erano finite e dal momento in cui avessi rimesso piede a Fiesole sarebbe iniziata la vera vita, quella di tutti i giorni, dove sarei tornata a scuola, avrei di nuovo visto la mamma e il babbo arrabattarsi con i curriculum da inviare e i colloqui di lavoro, i preparativi per fare una buona impressione , la ruga pensierosa fra gli occhi della mamma, i sospiri dopo i silenzi, il punto interrogativo gigante che mi stava sempre accanto e che avrei voluto spazzare via con la scopa di saggina che la nonna Annalena usava per il giardino.

Continua ...




"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"On the road", foto di Daniela Darone

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