GRUGNITI A COLAZIONE
- Mon Dieu, sono uno straccio, tesori miei – ci fa nonna Therese, presentandosi in giardino dove stiamo facendo tutti colazione in un silenzio piuttosto peso – si è risvegliata la cervicale e ho un mal di testa coi fiocchi … com’è andata ieri, Pietro? – chiede al babbo, che sorseggia il suo caffè in silenzio.
Il babbo non risponde, limitandosi ad un grugnito e ad un gesto della mano, come a voler rimandare l’argomento.
- Sai cosa pensavo stanotte? Nel frattempo potresti impegnare proficuamente il tempo dando ripetizioni di francese: in fondo sei madrelingua! Ci sarà pure qualche alunno svogliato che ha bisogno di qualche lezione.
- Therese, sono un perito tessile, non un maestro.
- Uh, lo dici come se ti avessi proposto di fare il bovaro, o la transumanza del bestiame.
- Therese, com’è che nei discorsi riesci sempre a mettere tutte queste r arrotolate?
- È un’arte che si apprende, tesoro adorato … a proposito, fra qualche giorno riparto.
Si alza un coro di proteste. Sembra che l’annuncio della nonna abbia un po’ scosso ciascuno dalle sue preoccupazioni, e ora ci dispiace di averle fatto trovare un’atmosfera così tesa. Il fatto è che da quanto ho origliato stamani mattina, deve essere nato fra i miei genitori uno stupido battibecco. Mi sono messa in ascolto dietro la porta quando li ho sentiti bisticciare.
- Sei solo arrabbiato e deluso perché l’incontro di ieri è andato male! – diceva la mamma.
- Non è stata certo colpa mia! – ha replicato lui, stizzito.
- E chi ha detto che era colpa tua? Non si può aprire bocca, prendi tutto storto!
- E poi non è andato male … la faccenda è solo in sospeso, come sempre!
- Uhm, quando è in sospeso, di solito non se ne fa nulla; solo non hanno avuto il coraggio di dirti le cose chiaramente … non voglio che ti faccia delle speranze per poi rimanere deluso!
- Forse però un po’ di incoraggiamento non guasterebbe! – ha risposto il babbo con voce amara.
- Guarda che sono anch’io nella tua situazione! Fra l’altro, Pietro, dobbiamo pensare a comprare i libri di scuola per Clizia: sarà il solito salasso! – ha concluso la mamma sospirando.
A quel punto mi sono allontanata in punta di piedi. Avevo pensato di chiedere alla mamma di darmi qualcosa per comprare un regalo ad Erina, ma ci ho rinunciato. Allora quello sguardo della mamma di ieri, pieno di qualcosa di strano che non sapevo decifrare esattamente, ma che avrei detto speranza, era solo un'illusione? Sarà meglio che mi concentri di nuovo sulla conversazione del momento, invece di stare a ripensare a stamani.
- Mica sarà perché ritorna Dario, vero Therese? Sono sicura che sarebbe felice di dormire sul divano! – assicura nonna Annalena.
- Tesoro, nessuno è felice di dormire sul divano! Ma no, non è per quello. Devo tornare a casa: prima di tutto questo trambusto avevo organizzato un viaggio e vorrei andarci. Ma ovviamente mi piacerebbe anche stare con voi … oh, la vita è sempre un andare e venire, un lasciarsi e ritrovarsi. Come mi piacerebbe a volte essere nata con uno spirito stanziale! Beh, d’altra parte tornerò quando meno ve lo aspetterete - conclude col suo solito umore ottimista, mentre comincia a sorseggiare il suo tè.
- E dove vai questa volta? – chiede il babbo, ritrovando la parola, più rassegnato che sorpreso.
- Oh, chéri, vado in Francia, nel Périgord.
Il babbo si agita un po’ sulla sedia, come tutte le volte in cui sente parlare della Francia.
- Sarebbe, nonna?
- Sud-ovest della Francia, praline. Faremo un giro partendo da Collonges-la-Rouge.
Io mi incanto alla pronuncia della nonna, e mi faccio rotolare in bocca quel nome che non conosco, mentre il babbo sembra invece interessato più alla frase in senso grammaticale di Therese.
- Hai detto faremo? Quindi non sei sola? – chiede il babbo, accigliandosi in un’espressione sorpresa.
La nonna, incredibile ma vero, sembra una scolaretta colta in fallo e arrossisce, mentre si finge impegnatissima ad imburrare il suo panino.
- Non ho mai detto che sarei andata da sola …
- Oh – commenta il babbo. Non so come mai, ma verso nonna Therese ha questo atteggiamento di gelosia. Sembra che la voglia proteggere e tenerla tutta per sé. La mamma reprime un gesto di insofferenza verso il comportamento del babbo e non dice niente, limitandosi a serrare la bocca.
- È stata una bella festa, Giorgia? – le chiede allora Therese, per sviare il discorso.
- Oh, sì, fantastica. La casa è stupenda e arredata in modo molto particolare. Mi sembra una famiglia simpatica … Patrizia è molto alla mano, pensavo fosse una di quelle riccone snob e invece ... Ci ha fatto anche due regali!
- Meno male che qualcuno riesce ancora a farvi dei regali! – commenta il babbo, acido, alzando gli occhi dal suo giornale di annunci pieno di fregacci rossi – Comunque mi sembrava di aver capito da Clizia che la festa non fosse poi questo granché …
- Pietro, ti prego, sei nervoso stamani – comincia la mamma, accigliandosi e infossando la sua ruga fra gli occhi – perché non porti Clizia e Therese a fare un bel giro in campagna, nel Chianti? Potreste andare verso Greve e …
- Certo, come no? Andarsene a giro a buttare via soldi in benzina … ah, e poi l’ultima novità non la sai … stamani devo recuperare la macchina.
- Cosa è successo alla macchina?
- Che diavolo ne so! Si è fermata a San Domenico, mentre tornavo da Empoli.
- Perché non hai telefonato? Come hai fatto a tornare a casa? L’autobus a quell’ora non passa più …
- Me la sono fatta a piedi, per schiarirmi le idee.
- Magari potreste sentire Franco - interviene la nonna Annalena – forse è una cosa da niente e si può aggiustare.
- Ce l’abbiamo da sedici anni, mamma! Non credo sia una cosa da niente, come dici tu.
- Beh, comunque c’è sempre la macchina di Dario se avete bisogno di andare da qualche parte.
Il babbo si limita ad un grugnito come risposta e ricala il silenzio peso di prima. Non sono abituata a questo clima. Non dico che il babbo e la mamma non abbiano mai discusso; è successo, come in qualsiasi famiglia. Però ora sento che è diverso e mi fa paura.
- Tesoro, perché non vai con nonna Annalena a cogliere delle rose da portare a Patrizia? E poi vestiti, così appena sei pronta andiamo.
- Posso venire con voi? – chiede Therese – se resto ancora qui a sedere finirò questa marmellata deliziosa e il mio dottore non sarebbe d’accordo! - alzandosi mi mette un braccio attorno alle spalle e ci avviamo verso il roseto, mentre nonna Annalena va a prendere le cesoie.
- Sai, praline, i miei genitori non litigavano mai, eppure c’era un gran brutto clima in casa … gelido, direi. Forse è meglio quando qualche volta si litiga, perché significa che c’è ancora la voglia di confrontarsi, mentre il silenzio è una brutta malattia … - mi sussurra Therese.
La guardo senza sapere che dire. Non ha mai fatto nemmeno un cenno alla sua famiglia, non so assolutamente niente dei miei bisnonni.
– Chissà, forse era anche per questo che Annie non vedeva l’ora di andarsene di casa - riprende lei, lasciandomi a bocca spalancata per la sorpresa – ma non l’ha mai detto chiaramente. Anche lei era una persona chiusa, che non faceva trapelare quasi niente di sé.
Mentre parla lascia vagare lo sguardo, senza nessuna meta, con un’espressione neutra. Se soffre, a dirmi queste cose, non lo lascia vedere. La stringo a me in un abbraccio muto. Lei mi guarda, la testa reclinata da un lato e il sorriso più dolce, e mi restituisce l’abbraccio.
Continua ...
"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone
Foto di Daniela Darone