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martedì 18 febbraio 2025

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Diciassettesimo capitolo




GRUGNITI A COLAZIONE


- Mon Dieu, sono uno straccio, tesori miei – ci fa nonna Therese, presentandosi in giardino dove stiamo facendo tutti colazione in un silenzio piuttosto peso – si è risvegliata la cervicale e ho un mal di testa coi fiocchi … com’è andata ieri, Pietro? – chiede al babbo, che sorseggia il suo caffè in silenzio.

Il babbo non risponde, limitandosi ad un grugnito e ad un gesto della mano, come a voler rimandare l’argomento.

- Sai cosa pensavo stanotte? Nel frattempo potresti impegnare proficuamente il tempo dando ripetizioni di francese: in fondo sei madrelingua! Ci sarà pure qualche alunno svogliato che ha bisogno di qualche lezione.

- Therese, sono un perito tessile, non un maestro.

- Uh, lo dici come se ti avessi proposto di fare il bovaro, o la transumanza del bestiame.

- Therese, com’è che nei discorsi riesci sempre a mettere tutte queste r arrotolate?

- È un’arte che si apprende, tesoro adorato … a proposito, fra qualche giorno riparto.

Si alza un coro di proteste. Sembra che l’annuncio della nonna abbia un po’ scosso ciascuno dalle sue preoccupazioni, e ora ci dispiace di averle fatto trovare un’atmosfera così tesa. Il fatto è che da quanto ho origliato stamani mattina, deve essere nato fra i miei genitori uno stupido battibecco. Mi sono messa in ascolto dietro la porta quando li ho sentiti bisticciare.

- Sei solo arrabbiato e deluso perché l’incontro di ieri è andato male! – diceva la mamma.

- Non è stata certo colpa mia! – ha replicato lui, stizzito.

- E chi ha detto che era colpa tua? Non si può aprire bocca, prendi tutto storto!

- E poi non è andato male … la faccenda è solo in sospeso, come sempre!

- Uhm, quando è in sospeso, di solito non se ne fa nulla; solo non hanno avuto il coraggio di dirti le cose chiaramente … non voglio che ti faccia delle speranze per poi rimanere deluso!

- Forse però un po’ di incoraggiamento non guasterebbe! – ha risposto il babbo con voce amara.

- Guarda che sono anch’io nella tua situazione! Fra l’altro, Pietro, dobbiamo pensare a comprare i libri di scuola per Clizia: sarà il solito salasso! – ha concluso la mamma sospirando.

A quel punto mi sono allontanata in punta di piedi. Avevo pensato di chiedere alla mamma di darmi qualcosa per comprare un regalo ad Erina, ma ci ho rinunciato. Allora quello sguardo della mamma di ieri, pieno di qualcosa di strano che non sapevo decifrare esattamente, ma che avrei detto speranza, era solo un'illusione? Sarà meglio che mi concentri di nuovo sulla conversazione del momento, invece di stare a ripensare a stamani.

- Mica sarà perché ritorna Dario, vero Therese? Sono sicura che sarebbe felice di dormire sul divano! – assicura nonna Annalena.

- Tesoro, nessuno è felice di dormire sul divano! Ma no, non è per quello. Devo tornare a casa: prima di tutto questo trambusto avevo organizzato un viaggio e vorrei andarci. Ma ovviamente mi piacerebbe anche stare con voi … oh, la vita è sempre un andare e venire, un lasciarsi e ritrovarsi. Come mi piacerebbe a volte essere nata con uno spirito stanziale! Beh, d’altra parte tornerò quando meno ve lo aspetterete - conclude col suo solito umore ottimista, mentre comincia a sorseggiare il suo tè.

- E dove vai questa volta? – chiede il babbo, ritrovando la parola, più rassegnato che sorpreso.

- Oh, chéri, vado in Francia, nel Périgord.

Il babbo si agita un po’ sulla sedia, come tutte le volte in cui sente parlare della Francia.

- Sarebbe, nonna?

- Sud-ovest della Francia, praline. Faremo un giro partendo da Collonges-la-Rouge.

Io mi incanto alla pronuncia della nonna, e mi faccio rotolare in bocca quel nome che non conosco, mentre il babbo sembra invece interessato più alla frase in senso grammaticale di Therese.

- Hai detto faremo? Quindi non sei sola? – chiede il babbo, accigliandosi in un’espressione sorpresa.

La nonna, incredibile ma vero, sembra una scolaretta colta in fallo e arrossisce, mentre si finge impegnatissima ad imburrare il suo panino.

- Non ho mai detto che sarei andata da sola …

- Oh – commenta il babbo. Non so come mai, ma verso nonna Therese ha questo atteggiamento di gelosia. Sembra che la voglia proteggere e tenerla tutta per sé. La mamma reprime un gesto di insofferenza verso il comportamento del babbo e non dice niente, limitandosi a serrare la bocca.

- È stata una bella festa, Giorgia? – le chiede allora Therese, per sviare il discorso.

- Oh, sì, fantastica. La casa è stupenda e arredata in modo molto particolare. Mi sembra una famiglia simpatica … Patrizia è molto alla mano, pensavo fosse una di quelle riccone snob e invece ... Ci ha fatto anche due regali!

- Meno male che qualcuno riesce ancora a farvi dei regali! – commenta il babbo, acido, alzando gli occhi dal suo giornale di annunci pieno di fregacci rossi – Comunque mi sembrava di aver capito da Clizia che la festa non fosse poi questo granché …

- Pietro, ti prego, sei nervoso stamani – comincia la mamma, accigliandosi e infossando la sua ruga fra gli occhi – perché non porti Clizia e Therese a fare un bel giro in campagna, nel Chianti? Potreste andare verso Greve e …

- Certo, come no? Andarsene a giro a buttare via soldi in benzina … ah, e poi l’ultima novità non la sai … stamani devo recuperare la macchina.

- Cosa è successo alla macchina?

- Che diavolo ne so! Si è fermata a San Domenico, mentre tornavo da Empoli.

- Perché non hai telefonato? Come hai fatto a tornare a casa? L’autobus a quell’ora non passa più …

- Me la sono fatta a piedi, per schiarirmi le idee.

- Magari potreste sentire Franco - interviene la nonna Annalena – forse è una cosa da niente e si può aggiustare.

- Ce l’abbiamo da sedici anni, mamma! Non credo sia una cosa da niente, come dici tu.

- Beh, comunque c’è sempre la macchina di Dario se avete bisogno di andare da qualche parte.

Il babbo si limita ad un grugnito come risposta e ricala il silenzio peso di prima. Non sono abituata a questo clima. Non dico che il babbo e la mamma non abbiano mai discusso; è successo, come in qualsiasi famiglia. Però ora sento che è diverso e mi fa paura.

- Tesoro, perché non vai con nonna Annalena a cogliere delle rose da portare a Patrizia? E poi vestiti, così appena sei pronta andiamo.

- Posso venire con voi? – chiede Therese – se resto ancora qui a sedere finirò questa marmellata deliziosa e il mio dottore non sarebbe d’accordo! - alzandosi mi mette un braccio attorno alle spalle e ci avviamo verso il roseto, mentre nonna Annalena va a prendere le cesoie.

- Sai, praline, i miei genitori non litigavano mai, eppure c’era un gran brutto clima in casa … gelido, direi. Forse è meglio quando qualche volta si litiga, perché significa che c’è ancora la voglia di confrontarsi, mentre il silenzio è una brutta malattia … - mi sussurra Therese.

La guardo senza sapere che dire. Non ha mai fatto nemmeno un cenno alla sua famiglia, non so assolutamente niente dei miei bisnonni. 

– Chissà, forse era anche per questo che Annie non vedeva l’ora di andarsene di casa - riprende lei, lasciandomi a bocca spalancata per la sorpresa – ma non l’ha mai detto chiaramente. Anche lei era una persona chiusa, che non faceva trapelare quasi niente di sé.

Mentre parla lascia vagare lo sguardo, senza nessuna meta, con un’espressione neutra. Se soffre, a dirmi queste cose, non lo lascia vedere. La stringo a me in un abbraccio muto. Lei mi guarda, la testa reclinata da un lato e il sorriso più dolce, e mi restituisce l’abbraccio.



Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

Foto di Daniela Darone 

martedì 4 febbraio 2025

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Sedicesimo capitolo




COSA SUCCEDE, CLIZIA?

Usciamo dalla portafinestra che dà sul giardino e Patrizia ci guida verso una piccola costruzione in cemento, riparata da alberi frondosi.

- Un tempo era un capanno per gli attrezzi, poi l’abbiamo fatto modificare e sistemare come laboratorio per me, quando è nata Gaia. Volevo stare a casa ad occuparmi delle mie figlie e non avevo più tempo per andare al mio laboratorio, così ho trasferito tutto qui. Beh, una versione più in piccolo, ma ugualmente soddisfacente.

Entriamo e Patrizia accende le luci. C’è un tavolo grande con rotoli di catene varie, scatoline trasparenti di perle e pietre dure, fermagli, gancetti, pinze di varie misure, fili trasparenti, forbicine e attrezzi strani. Su tutto troneggia una mega lampada a braccio snodabile. Su un tavolino di legno laterale più piccolo invece ci sono dei gioielli che ha realizzato Patrizia.

- Ecco la mia collezione – ci spiega lei, sorridendo – si tratta solo di bigiotteria in questo caso, ma ogni pezzo è unico e così non troverete mai un’altra persona che abbia il vostro stesso gioiello.

- Su mamma, non ti sminuire – le fa Serena – la tua è alta bigiotteria! È stata anche fotografata per degli importanti giornali di moda.

- Era tanto tempo fa, tesorine mie – risponde lei, facendo un gesto con la mano, come a minimizzare i complimenti.

Io e la mamma ci avviciniamo per ammirare le creazioni di Patrizia. Ci sono due begli anelli a fascia, un braccialetto con migliaia di piccole pietre dure pendenti, lunghe collane e un sacco di orecchini dalle forme più disparate. Patrizia si avvicina e ci mette una mano sulle spalle.

- Voglio che abbiate delle mie creazioni. Scegliete qualcosa che vi piace.

- Oh, no! Noi … – comincia la mamma, imbarazzata. Spero che non mandi a monte tutto perché ho visto un braccialetto che mi fa una gola terribile. Patrizia sembra indovinarlo; probabilmente ha seguito i miei sguardi insistenti in quella direzione.

- Su, non fate complimenti! Sarete delle ottime modelle per rilanciare la mia attività: vi chiederanno tutti dove avete acquistato i vostri gioielli! Vediamo un po’ … per te, Clizia, vedo bene questo braccialetto, che si intona magnificamente con il tuo top di seta … fra parentesi, cara, è una stoffa bellissima … e per te, Giorgia … mi piacerebbe regalarti questi orecchini con le perle di fiume. Ti staranno magnificamente, con la tua carnagione chiara e i tuoi capelli scuri. Vedete, è questo che mi piace del mio lavoro. Pensare che le mie creazioni renderanno ancora più affascinanti le donne che le indosseranno.

- Grazie Patrizia, sono magnifici – commenta la mamma con gli occhi che le brillano. Li prova davanti ad un piccolo specchio: le donano davvero molto e la rendono ancora più bella. Patrizia ha un occhio speciale! Anche a me sta bene il braccialetto, le pietruzze danzano tintinnando ogni volta che muovo il polso e resto a rimirarlo per un po’.

- Andiamo - mi prende in giro Gaia - se stai tutto il tempo a guardarlo lo consumerai! – commenta ridendo. Lì per lì rimango stupita da quella frase e alzo gli occhi a guardare le due sorelle, che mi fissano con un sorriso sulle labbra: più aperto quello di Gaia e un po’ più timido quello di Serena. Subito dopo le ragazze mi trascinano fuori di lì, mentre Patrizia prende sottobraccio la mamma, e ci avviamo alla luce della luna verso la villa.

Quando rientriamo mi appiccico a Gaia e Serena, cercando di non sembrare troppo gomma da masticare. Loro non fanno che girare qua e là per la grande sala, presentandomi a tutti, ma il risultato è una macedonia di visi e nomi che non ricorderò mai.

- Sai già in che sezione sarai? – mi chiede Serena – la mamma mi ha detto che abbiamo la stessa età, forse saremo in classe insieme.

- Sarebbe fantastico! Qui non conosco nessuno.

- Beh, conosci noi. Ti presenteremo i nostri amici. Magari domani potremo andare a scuola, a chiedere in segreteria.

- Ok, grazie. Sono tornata oggi dal mare e non sono ancora andata a informarmi.

- Anche noi siamo tornati da pochi giorni! Voi dove siete stati?

- A Viareggio, con mia nonna Therese ... – rispondo a fior di labbra, dandomi della stupida per aver toccato l’argomento. Adesso magari si chiederanno perché non c’erano i miei genitori, oppure … Invece loro si limitano ad annuire, sorridendo. - Voi invece?

- Noi siamo andati qualche giorno in Svizzera per un festival jazz, dato che la mamma ci teneva tanto, e poi a Malta e Gozo, perché ci teneva tanto il babbo! – concludono ridendo – Il babbo non ha solo la passione per i cavalli, gli è rimasta anche quella per la barca a vela. Anche se Malta è piaciuta anche a noi. Siamo state in delle calette stupende per fare il bagno e abbiamo visitato tutti i locali del porticciolo di Mgarr. Da lì si vedevano delle coloratissime imbarcazioni tipiche … la mamma avrà fatto tremila foto. Ti va di vederle?

- No che non le va! – le risponde Gaia – perché invece di fossilizzarci a vedere fotografie non andiamo in giardino a giocare a ping pong? Questa festa è di una noia mortale! Nessuno si accorgerà se ce la filiamo!

Accetto con entusiasmo: il ping pong mi fa sentire più a mio agio e sorrido con riconoscenza a Gaia. Le seguo in giardino e, appena davanti al tavolo da ping pong, uno scricchiolio di passi ci avverte di una nuova presenza.

- Non è che possiamo fare un doppio? – ci chiede un ragazzo occhialuto.

- Vieni Ruggero! Stai scappando anche tu dalla festa? Come ti capisco …

- Ma no, è una bellissima festa, io …

- Non mentire, Ruggero! Non c’è bisogno! Dai, giochiamo, fai coppia con me? – gli chiede Gaia. Ruggero sembra contento della proposta e malgrado la tenue luce mi sembra di vederlo arrossire un po’.

Iniziamo a giocare e dai discorsi capisco che Gaia conosce Ruggero fin dai tempi della scuola materna. I suoi genitori hanno un ristorante in piazza e non sono potuti venire, così hanno mandato solo lui. Mi sembra un tipo tranquillo, così gli scocco un sorrisone quando mi fa i complimenti per come gioco.

Dopo tre partite vediamo arrivare la mamma, accompagnata da Patrizia.

- Ah, ecco dove vi eravate rintanati! È davvero così tremenda questa festa? – chiede Patrizia alle sue figlie, con un broncio semiserio.

- Ma cosa dici, mamma? – le risponde Gaia ridendo – è solo che è piena di bacucchi e c’è una musica improponibile!

- Tu ti diverti solo con i cavalli, Gaia!

- Sì, hai ragione – ride lei.

- Spero di non interrompere una partita – fa allora la mamma – ma noi dovremmo andare, Clizia.

- Ci mancano tre punti e le stracciamo queste mocciose, vero Ruggero? Possiamo finire e conquistare la medaglia? – chiede Gaia.

La mamma e Patrizia si siedono su una panchina a chiacchierare, e Gaia e Ruggero ci stracciano davvero. Fanno proprio una bella coppia di giocatori e credo che a Ruggero non dispiacerebbe fare coppia con Gaia anche nella vita. Dopo poco salutiamo tutti e ci avviamo all’uscita, accompagnate dalla signora Patrizia.

Mentre attraversiamo la strada per tornare a casa nostra restiamo in silenzio.

- Cosa succede, Clizia? – mi chiede la mamma a un tratto, mentre tira fuori le chiavi per aprire il portone.

- Niente.

- Questo non è un niente niente, è un niente qualcosa – mi risponde, mentre si ferma ad osservarmi.

- Mi chiedevo solo cosa ci facessimo là. Quello non è il nostro posto, mamma – rispondo, facendo spallucce – Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita in imbarazzo e non mi è piaciuto.

- Uhm, sì, capisco … solo imbarazzo? O forse anche un po’ di invidia? Però … - la mamma parla a tratti, quasi scegliendo le parole, forse non sa nemmeno lei esattamente cosa vuole dirmi, ma ha un pensiero preciso in testa, lo vedo dagli occhi.

- Però? – la incoraggio allora io.

- Però vedi, il punto è che devi guardare oltre. Tu sei abbagliata, Clizia, e anche un po’ spaventata, forse. Devi … dobbiamo rivedere tutto nella giusta prospettiva. Ora siamo ancora un po’ scossi da tutto quello che è successo, ma tu non sei Cenerentola, e noi siamo davvero, davvero fortunati per tante cose. E non devi mai sentirti fuori posto: tu sei una ragazzina fantastica, non imprigionarti in quello che pensi debba essere il tuo mondo.

- Mamma, ti voglio bene – le dico solamente, spianandole la ruga pensierona che le si è formata durante questa chiacchierata – sai che non vorrei aver scelto nessun’altra mamma, vero? Lo sai che dalla nuvolina dove ero prima di nascere ti ho vista e ti ho scelta fra milioni di mamme in vendita al mercato delle mamme? – mi affretto a dirle, riproponendole il gioco che facevamo quando ero piccola. Non vorrei avesse capito male i miei sentimenti.

- Lo so – mi risponde lei sorridendo – domani allora andrai a scuola con Serena a vedere se siete in classe insieme?

- Si, ma mi sono scordata di fissarci.

- Non importa, tanto domani mattina per ringraziare della bella serata e dei regali ricevuti porteremo a Patrizia un bel mazzo di rose … il roso della nonna ha bisogno di essere sfoltito, no? – mi dice, strizzandomi un occhio – Ci deve essere ancora da qualche parte un po’ di retina colorata per confezionare il mazzo.

- A proposito, le tue torte se le sono pappate in un battibaleno. Quando sono tornata su con Gaia e Serena c’erano solo i vassoietti con le briciole!

- Niente male per un’imbranata in cucina, no? – mi fa allora la mamma, prima di darmi un bacio e spedirmi a letto.

Entro in camera mia. La nonna dorme con il suo solito soffietto da piccola locomotiva, ma ormai ci sono abituata. Mi chino su di lei e la guardo dormire: ha il viso rilassato. Forse sta facendo un bel sogno. Per oggi rinuncio al mio letto e scivolo nel lettone con lei, cercando di non fare rumore, per non svegliarla. È strano, ma non ho voglia di dormire. Incrocio le braccia dietro la nuca e mi metto a pensare, fissando il soffitto. Ripenso alla nostra vecchia vita. Non che fossimo ricchi, però ce la godevamo abbastanza. A parte il mutuo da pagare, non rinunciavamo a cose piacevoli: un fine settimana a sorpresa fuori città per esempio, un teatro, un pranzo in qualche trattoria fuori porta la domenica, un vestito particolare per la mamma, il profumo preferito del babbo, qualche regalo extra per me … insomma, usavamo i soldi per vivere piacevolmente, pur non sperperandoli. Le nostre spese non erano mai esagerate e non avevamo mai chiesto prestiti per comprare qualcosa che non potevamo permetterci. Ora invece era entrata in vigore l’austerità: niente spese, a meno che non fossero davvero necessarie. E per fortuna avevamo una piccola somma messa da parte per gli imprevisti!

Vabbè, mi sa che è ora di dormire o domani sarò uno straccio! Prima però controllo i messaggi sul cellulare: ce n’è solo uno di Erina.


Già, fra pochi giorni anche Erina torna dal mare. Dovrò farle un regalo per il suo compleanno. Si può catalogare come “spesa estremamente necessaria”? Bisognerà che mi inventi qualcosa.


Continua ...




"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

Foto di Jenny K. su pexels