BUON COMPLEANNO ERINA!
È tutto stabilito. La festa di compleanno sarà dalle diciotto in poi. Il babbo mi accompagnerà in centro e io e Erina ci incontreremo davanti alla Rinascente in Piazza della Repubblica.
La mamma non fa che spadellare in cucina per esercitarsi e con le due nonne hanno buttato giù un menu settimanale ad hoc per casa Felicità: adesso abbiamo un freezer stracolmo di cibi cucinati dalla mamma. Mangiare tutto è impossibile e quindi siamo a posto con le scorte per un bel po’!
Ieri sera sono stata alzata come al solito fino a tardi: quando c’è la nonna Therese il coprifuoco è abolito. Ho aiutato la mamma a prendere appunti, mentre lei cucinava e le nonne supervisionavano. È stato pure divertente, con la mamma che sembrava una scolaretta desiderosa di imparare! Quando sono andata a letto, poco dopo è arrivata pure la nonna Annalena. Doveva essere distrutta, perché come ha toccato il cuscino si è addormentata di botto e ha iniziato a russare con il solito “fischietto da treno”. Mi è toccato ricorrere ai tappi per le orecchie anche ieri!
Stamani mattina c’è stato un attimo di panico quando la signora Patrizia ha telefonato per precisare che sarebbe stata felice che alla spesa pensasse la mamma, almeno poteva organizzarsi come meglio credeva per il menu. Poi ha accennato quasi distrattamente che Gioia è vegetariana. “Non è mica un problema per te, vero?”, ha chiesto Patrizia. “Oh no, assolutamente”, ha risposto la mamma in tono convinto, quando appena cinque minuti prima aveva asserito con le nonne, per farsi coraggio, “alle brutte butto due bistecche sulla griglia e accontento tutti!”. In fretta e furia hanno rivisto i menu stabiliti e la nonna Annalena ha avuto l’idea luminosa di proporre le sue crocchette vegetariane ricotta e patate. Così adesso la mamma è in cucina, che esegue come un soldato le istruzioni della nonna. Io invece sono qui davanti all’armadio che piange: sul letto giacciono un sacco di vestiti arruffati. Alcune fra le cose più carine che avevo non mi stanno più ormai e non so proprio cosa mettermi. Quando Erina mi ha telefonato ieri sera ero così contenta di chiacchierare con lei che lì per lì non mi è venuto in mente di chiederle come aveva intenzione di vestirsi. Mi sa che alla fine mi metterò i sandali infradito, una minigonna e un top … forse potrei chiedere alla nonna se si inventa qualcosa anche stavolta con i suoi foulard, ma ora non posso proprio disturbarla! D’altra parte un’opzione potrebbe essere anche un saccheggio dall’armadio della mamma … Mentre sono ancora aggrovigliata in questi pensieri, suonano alla porta: lunghe scampanellate impazienti. Che urto! Odio quando suonano così!
- Cliziaaaaaaa – mi sento chiamare dalla cucina. È il segnale in codice che devo andare io ad aprire! Sbuffando mi dirigo alla porta, pronta a dirne quattro a questo maleducato. Apro e mi trovo sollevata di peso da un abbraccio colossale.
- Zio! – esclamo ridendo, mentre lui mi fa girare intorno – ma non eri da qualche parte, sperduto nel nulla, con un camper scassato? Come mai sei già qui?
- L’hai detto! Il camper cadeva a pezzi e pensavamo di non farcela nemmeno a tornare. Abbiamo anticipato qualche giorno saltando una tappa sulla strada del rientro. Uhm, allora non sei contenta di vedermi, eh?
- Ma che dici?
- Ah bene, altrimenti non ti davo questo – risponde, nascondendo dietro di sé qualcosa che non vuol farmi vedere.
- Cos’è? Cos’è? – gli chiedo, saltellandogli attorno incuriosita.
- Sorpresa! Un regalo per te! Spero ti piaccia.
Scarto in fretta l’involucro, di semplice carta bianca.
- Sai che è il contenuto che conta … - mi dice, strizzandomi un occhio - non ho fatto in tempo a confezionarti un bel pacchettino, Clizia, mi dispiace!
- Una maglietta, zio! Ne avevo proprio bisogno! – gli dico, ammirando il disegno stilizzato e i colori forti a contrasto. L’unico problema è che il fondo è bianco. È deliziosa, girocollo e a occhio deve essere una slim fit, ma è proprio bianca come me. Avessi avuto un’abbronzatura da sfoggiare sarebbe stata perfetta, però è davvero originale e credo sia dipinta a mano, il che la rende unica. Bene, la indosserò per la festa: problema risolto.
Lo zio mi fa un cenno d’intesa per farmi capire che vuole fare una sorpresa alle donne di famiglia.
- C’è ancora Therese? – mi chiede sussurrando.
- Sì, e sta dormendo nella tua camera … mi sa che ti toccherà il divano, zietto!
- Nessun problema – risponde, alzando le spalle – mi piace Therese, sono contento che non sia già ripartita - bisbiglia.
- Ma zio! Allora è per questo che non ti sistemi! Ti piacciono le vecchiette! Ecco perché le sventolone che ti fanno il filo ricevono il due di picche!
Lo zio sospira.
- Che ti devo dire, Clizia? Non mi innamoro. Le ragazze mi sembrano tutte uguali, mentre a me invece piacerebbe di più una donna particolare, diversa da tutte le altre … - mi dice pensieroso, ma con gli occhi che ridono – e poi dovrebbe essere intelligente, simpatica, una buona conversatrice, amare la natura e le camminate … cos’altro? Oh, dovrebbe amare il cinema e il teatro, la letteratura, la buona cucina e …
- Ma se fosse brutta?
- Se fosse brutta, ma con tutte queste qualità, me ne innamorerei perdutamente: non è il contenitore, Clizia, è il contenuto!
- Ma tu sei bello, zio!
- Sì, è vero – risponde, facendo finta di pavoneggiarsi – me lo dicono in molte …
Gli assesto una manata e sghignazziamo fino a che non sentiamo borbottare dalla cucina “ma insomma, Clizia, chi era?”. Mi eclisso in camera mia e lascio lo zio al suo scherzo. Dopo pochi minuti le esclamazioni e le risate erompono. Peccato che il babbo non sia in casa: due risate avrebbero fatto bene anche a lui. Proprio in quel momento squilla il telefono, ma non mi muovo. Questa volta tocca a qualcun altro fare gli onori di casa! Poco dopo lo zio si affaccia in camera.
- Allora, come ti sei sistemata?
- Così - dico semplicemente, mostrando con un gesto della mano le mie cose qua e là.
Lui annuisce sorridendo, senza dire niente. Sembra pensarci un po’ su, prima di continuare.
- Ha telefonato il babbo. Dice che è in ritardo.
Non riesco a mascherare il disappunto.
- Ho pensato che potrei accompagnarti io in centro – si affretta a precisare lo zio – Credo che siano gli ultimi giorni della mostra dedicata a Galileo, a Palazzo Strozzi: potrei vederla e aspettarti per la fine della festa. Così torniamo insieme.
- Ma sei appena tornato! Non sei stanco?
- Per te mi farei in quattro, lo sai! Allora, cosa ne pensi?
- Che sei mondiale, zietto! – gli dico abbracciandolo e ritrovando subito il buonumore – Via di qui allora! – gli intimo, spingendolo fuori di camera – mi devo preparare!
- Ok, nel frattempo vado a papparmi qualche crocchetta calda della mia sorellina. Hai visto mai che diventi una cuoca decente! Sembra di essere in una friggitoria!
- Non la deprimere, zio! – gli dico ridendo, ma facendogli gli occhiacci – si sta impegnando molto!
Lui esce facendo un gesto solenne per promettermi che si comporterà da bravo fratello e mi lascia indaffarata fra i miei vestiti arruffati.
Continua ...
"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone
Foto di Marcus Aurelius su pexels
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