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giovedì 2 ottobre 2025

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - capitolo 29




FINALMENTE SABATO!

Sabato mattina. Sto cercando di studiare per non dover fare i compiti anche domani, ma ci hanno dato un pozzo di roba da fare! Non è che riesca a concentrarmi molto, perché qui non ho una camera tutta mia per studiare e così mi arrangio in salotto. 
In casa c’è un gran fermento, perché finalmente è tornato dai suoi giri il mitico Cipolla! Continua a sembrarmi troppo strano chiamarlo così, ma a lui fa piacere se lo chiamiamo col suo nome d’arte. Non so come siano andati i suoi spettacoli itineranti, perché mi sembra parecchio magro e sciupacchiato, ma lui mi ha fatto capire che è stato benissimo e che non vede l’ora di provare dei nuovi numeri di giocoleria che gli sono venuti in mente e che ha visto da dei colleghi qua e là in giro per l’Europa. Ora è in giardino, intento ad incendiare delle palline legate a delle corde.

- Nonna, scusa, ma cosa sta facendo Cipolla?

- Guarda Clizia – risponde la nonna, scuotendo la testa – finora sono rimasta a guardarlo a bocca aperta, perché faceva un numero fantastico con una sfera di cristallo! Sembrava che la sfera non avesse peso e che fluttuasse in aria. Dovevi vederlo! Dovresti chiederglielo, sono sicura che sarà felice di mostrartelo, ma ora … è lì che armeggia col fuoco e secondo me va a finire che ci incendia la casa … sono preoccupata: che vorrà fare? Ma proprio qui deve provare? In uno sterrato dove non c’è niente e nessuno non andava meglio?

- Sei tu nonna che gli permetti di esercitarsi qui … probabilmente sa cosa sta facendo … o no? Guarda nonna, comincia a far roteare le palle … ops!

- Oh mamma! Che succede?

- Niente, forse solo due o tre peli del braccio di Cipolla bruciacchiati … i rischi del mestiere!

- Volete fare silenzio per favore? Non riesco a concentrarmi così! Non mi riesce niente con questo chiacchiericcio! – interviene la mamma, china su un pentolino.

Guardo la nonna con un punto interrogativo negli occhi e lei mi bisbiglia “sta facendo la crema”.

“Ahi!”, mormoro. L’ultima volta che ci ha provato è venuta fuori una roba granulosa e troppo liquida. Così china sul pentolino mi sembra di vederle uscire del fumo dagli orecchi!

- Dai mamma, rilassati! Non può essere così terribile! Basta seguire scrupolosamente la ricetta.

- Se bastasse seguire, come dici tu, scrupolosamente la ricetta, chiunque con un buon libro di cucina sarebbe uno chef! Non basta seguire la ricetta, bisogna avere la mano felice … non è che la crema riesca a tutti, perché c’è una giusta consistenza da ottenere e devi capire quando fermarti, quando fa il famoso “velo” sul mestolo, perché sennò va a finire che la crema impazzisce a buonanotte e quindi, Clizia … oh mamma, oh mamma! - comincia a dire, saltando su tutta eccitata - la crema! La crema!

Guardiamo dentro il pentolino e vediamo una bella crema gialla, a occhio di una consistenza perfetta e con un profumo decisamente invitante. Le prendo il mestolo di mano, ci soffio un po’ sopra e assaggio.

- Ecco, vedi mamma, forse bastava non pensarci troppo.

- Come è?

- È buonissima - le sorrido, alzando il dito pollice in segno di vittoria.

- Bene! Adesso basterebbe saper fare una frolla decente. Oggi è il compleanno della piccolina e vuole la torta di crema ai frutti di bosco. La frolla comunque sarà per un altro giorno. Oggi ne uso una già pronta.

- Il babbo?

- È al maneggio con Andy. L’altro giorno, per caso, Andy ha visto il babbo che riparava in giardino il tavolo della nonna. Così si è affacciato alla rete del giardinetto e hanno cominciato a chiacchierare. Sembra che abbia bisogno di qualcuno al maneggio per fare dei piccoli lavoretti di riparazione. Sai che il babbo è un aggeggione e quindi ha detto di sì. È via da stamani, per fortuna! Non si regge quando gira qui intorno come un animale in gabbia.

- Nessuna novità per il suo lavoro?

- No, Clizia – risponde la mamma con una smorfia – ma ieri si è finalmente deciso a far circolare voce che è disponibile per delle ripetizioni di francese. Ha borbottato un po’ perché, come dice lui, “figurati se devo guadagnarmi da vivere con la lingua di mia madre”, alludendo ovviamente ad Annie …

- E tu?

- Gli ho risposto di considerarlo come una sorta di regalo inconsapevole di sua madre. Lui, puntiglioso com’è, ha tenuto a precisare che è stata Therese a insegnargli a parlare! Beh, non ha torto.

- Mamma, stasera posso andare da Erina?

Lei lancia uno sguardo ai miei libri aperti sul tavolo. La mamma è fissata sul fatto di andare bene a scuola.

- Uhm, direi di sì … basta che ti organizzi con i compiti … puoi sentire se lo zio ti dà un passaggio.

- Veramente vorrei andar via presto, verso le due … magari meglio se prendo l’autobus.

- Le due, Cli? Ma non ce la facciamo a pranzare in tempo! Devo prima finire la torta!

- Non importa mamma. Mi faccio un panino, cosa ne dici?

- Ok, solo che ora …

- Me lo preparo da sola: guardo cosa c’è in frigo.

Lei mi guarda e mi sorride.

- Brava la mia bambina - mormora, dandomi un buffetto.

Un ululato viene dal giardino e ci voltiamo tutti di scatto.

- Nonna! Cassettina del pronto soccorso! A occhio e croce serve una pomata per le bruciature! – esclamo, vedendo Cipolla che saltella in giardino, reggendosi il braccio.

La nonna trotta via scuotendo la testa e borbottando.

- Va a finire che mi tocca chiamare i pompieri, mi tocca …


Continua ...


"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone 
Foto di Jack Lucas Smith su Unsplash

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