IL GIORNO DOPO
-
Uffa mamma! Ma mi stai ascoltando? Gennaro
mi ha fregato!
-
Intanto cerca di calmarti! E’ da quando sei
tornato da scuola che continui a bofonchiare e ad agitarti e per ora ci ho
capito proprio poco.
-
Sì, sì, lo so, ma mi fa fatica raccontarti
tutto: io lo so già!
-
Non fa una piega! - tenta di scherzare la
mamma, ma stasera non mi faccio catturare dai suoi sorrisi, ho altro per la
testa. Così, rassegnato, cerco di raccontarle tutto dal principio, senza badare
a Clotilde che mi tira per i jeans perché ha voglia di giocare.
-
Beh, lo sai che ieri sera ti ho raccontato
che ho beccato Gennaro al campo da baseball, no?
-
Mmh mmh – annuisce la mamma attenta e
invitandomi a continuare con un gesto della mano.
-
Stamani ero ancora arrabbiato, mica mi era
passata, e così Leonardo mi ha chiesto cosa c’era che non andava.
-
Ma adesso non sei di banco con Stefano?
-
Me l’ha chiesto durante la ricreazione, no?
– le rispondo alzando gli occhi al cielo spazientito. - E così ho raccontato a
Leonardo tutta la storia perché avevo voglia di sfogarmi e poi perché così
l’avrebbe abbozzata di chiedermi perché mai non andavo con lui nel corridoio,
dato che c’era Gennaro che chiedeva di me …
-
Ah! Chiedeva di te e tu non sei uscito di
classe per parlare con lui …
-
No.
-
E non hai voluto parlarci neanche ieri al
telefono, quando ti ha chiamato …
-
No.
-
Non è una bella cosa da fare con un amico.
Capisco che ieri eri arrabbiato e deluso, ma oggi …
-
Lui non è più un mio amico! Che vuoi che
abbia da dire? Poteva parlarmi prima, invece di fare le cose di nascosto.
-
Scosto … - ripete Clotilde tutta
sorridente. Ma non ha capito che sono arrabbiato?!
- Uhm,
si dice che la verità di solito stia nel mezzo, Antonio …
A volte le strade si dividono per un po’, ma non
si smette di
volersi bene. Si può anche urlare l’uno
contro l’altro, ma
restare amici lo stesso - mi fa allora
lei con l’aria da filosofa.
Io alzo gli occhi al cielo e allora lei mi
incita a continuare.
- Insomma, via via che raccontavo tutto a
Leonardo mi arrabbiavo
sempre di più, e alla fine mi sono accorto
che avevo parlato a
voce troppo alta e che tutti mi stavano ad
ascoltare e poi il
peggio è stato che hanno cominciato a
mormorare … prima uno,
poi un altro ed alla fine è venuto fuori
che lo sapevano già tutti
che Gennaro si allenava con la squadra di
baseball … e da un
pezzo lo sapevano! Solo io come un beota
non me n’ero accorto.
Tutti! Ci pensi? Tutti! Pure quelle due
pagnottelle!
- Pagnottelle??? – la
mamma sembra strabiliata.
- Ma sì, intendo Fedora e
Dora! Le gemelle!
- Antonio! Non credo sia
carino chiamarle pagnottelle solo perché sono un po’ in carne …. Ti ricordi
quando ti chiamavano pel di carota?
- Mamma! Merenda! Pane e
marmellata di more – esclama Clo, che deve non poterne più di sentirmi parlare
fitto fitto con la mamma.
- La vuoi anche tu la
marmellata Antonio?
- No, io vorrei pane olio
e pomodoro – rispondo ancora col broncio.
- Anche io pomodoro, come
Tono – salta allora su Clotilde, sgranando gli occhioni.
- Uffa! Ma perché mi copia
sempre? – sbotto perché, per l’ennesima volta, Clo vuole la merenda uguale alla
mia – non volevi la marmellata, tu?
- Pomodoro ho detto!
Pomodoro come te! – fa allora lei battendo il piedino in terra, ostinata.
- Uh quanta pazienza ci
vuole … - esclama allora la mamma – lo sai che vuole tutte le cose che vuoi tu
perché ti adora, no? Vero Clo?
- Tanto bene a Tono – fa
allora lei piegando la testina da un lato sorridendo. Beh, detto così mi suona
un po’ meglio, però che copiona …
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