FILIBERTO
Oggi a ricreazione Gennaro
non si è fatto vedere nel nostro solito punto di ritrovo. Deve essere rimasto
in classe. Beh, a essere sincero nemmeno io sono andato nel punto preciso, ma
almeno mi sono aggirato in corridoio, restando nelle vicinanze. Però lui non
c’era. Dev’essere ancora arrabbiato! E pensare che io, per fare pace, gli avevo
portato il guantone che avevo trovato ieri ai giardini. Avevo le migliori intenzioni
del mondo: glielo avrei regalato e avrei convinto la mamma a comprare una palla
da baseball e saremmo andati ai giardini a fare qualche lancio, dato che ci
tiene tanto … Invece lui non ha messo nemmeno il naso fuori di classe! Quando
sono passate Valentina e Linda, che sono in classe sua, le ho chiamate.
-
Vale, è venuto oggi Gennaro a scuola? – le
ho chiesto.
-
But
yes, of course … why are you asking me about this, Anthony? -
-
Anthony?! – le ho chiesto, restando a bocca
aperta come un babbeo.
Da quando Linda è arrivata
nella nostra scuola l’anno scorso ed è diventata la sua amica del cuore,
Valentina è completamente cambiata. Linda è inglese e credo che il suo babbo
sia un tipo importante del Consolato, o roba simile … Comunque, Valentina era
la mia migliore amica e stavamo insieme spessissimo, ma dall’anno scorso ha
preso una fissa tremenda con questa nuova arrivata. Va a dire a tutti che Linda
le sta insegnando l’inglese e che non vuole più parlare italiano all’infuori di
quando è in classe perché, dice lei, l’italiano lo sa già e Linda le ha detto
che deve fare pratica in inglese, se vuole migliorare. Così Vale cerca di parlare
inglese e Linda le risponde in italiano. Si tratta di uno scambio
interculturale, mi hanno spiegato un giorno, facendo entrambe una boccuccia a
maestrina. Intendiamoci, Linda non è antipatica, è solo un po’ strana: a volte sembra
un’adulta intrappolata nel corpo di una bambina … è un po’ inquietante …
- Scusa se te lo chiedo
Vale, ma da quando in qua mi chiami Anthony? Sono sempre stato Tonino per te! -
- Oh, Tonino is so old fashion! But I can call you Tony,
if you like – mi risponde con aria da diva, scuotendo i suoi lunghi e vaporosi
capelli biondi. Ah, vorrei farle un bel discorsetto in inglese per metterla a
posto, ma non mi sento all’altezza! Che tristezza! Anche Valentina si sta
allontanando da me, penso sconsolato.
Per fortuna la giornata a
scuola è passata in fretta. Siamo stati così impegnati che non ho avuto tempo
di rimuginare sui miei guai. E poi mi sa che ora ho altro a cui pensare: come
faccio a dire ai miei che la verifica di matematica è stata un disastro?
Sembrava una battaglia navale da quanti segni c’erano sopra! Anche la maestra
sembrava dispiaciuta per me. “Evidentemente c’è qualcosa che non hai capito
bene nelle ultime lezioni – mi ha detto col viso corrucciato - non che la
matematica sia la materia nella quale eccelli, (argh, che delicatezza!) ma
questa volta proprio non ci siamo. Penso sia meglio parlare con la tua mamma,
per cercare di capire come possiamo aiutarti”.
- Toninooo, sei un po’
ciuchinooo – ha detto sghignazzando Mauro, quello del banco dietro di me.
La maestra gli ha lanciato
un’occhiataccia.
– Senti chi parla! Tu, che
sei un disastro in tutte le materie! Antonio in fondo ha solo un punto debole!
-
Questo mi ha un po’
sollevato il morale, ma ciò non toglie che domani la mamma dovrà parlare con la
maestra dei miei problemi con Pitagora!
Tornando a casa sono
passato dal viale che costeggia i giardini, e sono rimasto colpito da un sacco
di foglietti attaccati alle sbarre di recinzione del parco. Mi sono avvicinato
incuriosito. Ecco cosa c’era scritto:
CIAO,
SONO FILIBERTO. IERI POMERIGGIO HO PERSO IL MIO GUANTONE DA BASEBALL IN QUESTI
GIARDINI E SONO MOLTO DISPIACIUTO. SE LO TROVI ME LO PORTI AL BAR
PIZZERIA DEL CAMPO DA BASEBALL? PER RINGRAZIARTI TI OFFRIRO’ UN PACCO DI
PATATINE ED UNA BIBITA.
Sono andato a vederli uno
per uno. Era sempre il solito Filiberto, che per sicurezza aveva deciso di
tappezzare tutta la cancellata. Sono rimasto un attimo a guardare tutti quei
cartelli e la scritta “sono molto dispiaciuto” sottolineata. E ora cosa faccio?
mi sono chiesto. Regalo comunque il guantone a Gennaro o lo vado a riportare a
questo Filiberto? Ora non ci voglio pensare, ho concluso con una scrollata di
spalle, riavviandomi a casa. Sia Gennaro che Filiberto potevano pure aspettare
un po’!
- Beh? - mi fa la mamma
non appena varco la soglia di casa – che ha detto Gennaro del guantone? Avete
fatto pace? -
- No – bofonchio, mentre
mi levo svogliatamente il giubbotto e lascio cadere lo zaino in terra.
- Hai deciso di cercare il
proprietario? -
- Mmh … forse … veramente
l’ho già trovato, ma non so ancora cosa fare, perché … - lascio la frase in
sospeso e, anziché fare come al mio solito di cercare di trovare le parole
giuste, sparo tutto d’un fiato – la maestra ci ha riportato la verifica di
matematica corretta e la mia faceva schifo! - A volte sputare subito il rospo è
l’idea migliore.
- Ah – dice solamente la
mamma, e sembra dispiaciuta.
- Beh – comincia dopo un
sospirone – in fondo non può essere così terribile, no? Fai vedere, magari stai
solo esagerando … -
- Ecco qui! Guarda! Una
strage! La maestra mi ha detto che vuole parlare con te … – e, chissà come mai,
trovo interessantissima ogni linea delle mattonelle dell’ingresso. La mamma
rimane a fissare il foglio tutto segnato di rosso.
- Oh, accidenti! – sbotta
alla fine – Matematica era una spina nel fianco anche per me … Comunque non ti
abbattere: l’importante è aver capito che c’è un problema, poi lo risolviamo. In
fondo è solo una verifica andata male! -
Per fortuna la mamma cerca
di vedere sempre le cose positivamente e questo mi solleva un po’ il morale. Se
fosse un giorno normale, adesso andrei a telefonare a Gennaro per raccontargli
tutto e sono sicuro che anche lui, con il suo carattere sempre allegro,
riuscirebbe a sdrammatizzare.
Forse avrebbe addirittura
chiesto a suo fratello Bartolomeo di rispiegarmi alcune cose, ma ora che
abbiamo litigato …
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