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martedì 21 settembre 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

Cara Pamela,

sono nei guai, per vari motivi. Te li elenco, perché così cerco di mettere ordine nelle mie idee.

Ho deciso per la scuola, ma sono comunque piena di dubbi. Ho pensato di cambiare e di iscrivermi al liceo classico. Sai che era una delle possibilità che avevo preso in considerazione quando dovevamo scegliere la scuola, per quell’idea che avevo di diventare un’insegnante. Visto che è un proposito che non ho abbandonato, ho deciso di buttarmi. Ci provo, con un pizzico di follia, anche se non sarà facile: devo recuperare latino e greco, di cui so poco (dico poco e non nulla perché ho cominciato a prendere lezioni private per sostenere gli esami per l’ammissione. Meno male che la nostra vecchia professoressa delle medie ci aveva insegnato un po' di latino!).    

Quel tipo di cui ti ho parlato, ricordi? Quello che mi piace e che incontro ogni giorno? Quello che conosco solo di vista? Beh, finalmente l’ho conosciuto e, ora che ci ho parlato, non faccio che pensarlo. In realtà è successo tutto per caso una mattina. Ci siamo incrociati, come al solito: io camminavo normalmente verso l’edificio dove faccio lezione, lui correva in senso opposto al mio, con lo zaino che gli rimbalzava sulla schiena e stretta nella mano la maniglia della solita cartellina da cui sbuca sempre una lunga riga. Deve essere un ritardatario cronico perché non c’è giorno che cammini normalmente. Insomma, per schivare una signora e il suo cagnolino, ha scartato velocemente verso di me, continuando a correre. Solo che la riga si è infilata fra la tracolla della mia borsa e il mio fianco, lui non se ne è accorto lì per lì e ha proseguito, ma subito dopo entrambi abbiamo sentito uno strattone e ci siamo dovuti fermare: la riga si è spezzata, il manico gli è rimasto in mano e la cartellina è volata via, atterrando ai miei piedi! Lui ha guardato prima la sua riga spezzata e poi me, con la faccia stralunata.

“NOOOO ... ma che fai? Ora come faccio per il compito?”

“Guarda che hai fatto tutto da solo! – gli ho risposto un po’ indispettita – a momenti mi infilzavi con quella riga!”

“Scusa. È che sono in ritardo …”

“Sai che novità!”

Gli è apparso un mezzo sorriso, mentre sentivamo suonare la campanella della sua scuola.

“Un altro ritardo … il prof mi ucciderà. Vabbè, entro alla seconda ora e aspetto che apra la cartoleria. Almeno compro una riga nuova.”

Non sapevo bene cosa fare dopo questo scambio di battute. Ovviamente me ne sarei dovuta andare, ma non ne avevo voglia, anche perché, mi sono detta, quando mi ricapita un’occasione così? Quindi, dato che ero in ampio anticipo come al solito (dici che non siamo compatibili? È già un segnale di allarme?) gli ho detto che sarei rimasta con lui a fargli compagnia finché non apriva la cartoleria. Quindi posso dirti che si chiama Stefano, fa la quarta e mi ha detto che va al CAT (non sapevo cosa fosse e mi sono limitata ad annuire come se avessi compreso tutto. In realtà sono andata a controllare su internet appena sono rimasta sola: è il nostro vecchio istituto tecnico per geometri). Mi ha raccontato che abita vicino alla scuola ma, nonostante questo, arriva perennemente in ritardo alle lezioni! I suoi escono presto di casa per andare al lavoro e lo svegliano per tempo, ma lui puntualmente si riaddormenta ed è poi costretto a scapicollarsi. Gli ho chiesto come mai avesse sempre tanto sonno e lui ha risposto che la sera spesso va a correre. Gli ho fatto notare che fare sport dopo cena non sia il massimo per un buon sonno (oddio, come mi sono sentita nonna Abelarda subito dopo averlo detto!), ma lui non ci ha fatto caso. Ha alzato le spalle con noncuranza.

“Cerco di definire il perimetro.”

“Il perimetro?”

“Già. Sai cos’è, no? La linea di contorno, la misura …”

“So cos’è il perimetro, grazie …”

“Sì, certo che lo sai: con quel vocabolario di greco sottobraccio sei il ritratto della secchiona! Comunque hai ragione, ci metto sempre un secolo per addormentarmi, ma da quando uso una macchina per il rumore bianco va molto meglio ….”

Non ho potuto evitare di spalancare gli occhi e aggrottare la fronte e lui è scoppiato a ridere.

“Mi sa che tu non sei della mia generazione. Dimmi la verità, da quale epoca vieni? Scommetto che sei una baby boomer! Fammi indovinare, sei nata nel 1960?”

Sono diventata di tutti i colori e sono ammutolita.

“Tranquilla” - mi ha detto, strizzandomi un occhio – “a me lo puoi dire. Se però non vuoi farti scoprire, comincia almeno a digitare sul cellulare coi pollici. Scrivono con l’indice solo le vecchiette …”

In quel momento è arrivato il tizio della cartoleria a tirare su il bandone e lui a quel punto mi ha detto che doveva andare e che tanto ci saremmo scontrati di nuovo il giorno seguente.

Mentre mi riavviavo per la mia strada, un po’ confusa ed euforica, ho sentito di nuovo la sua voce e mi sono voltata. Si era riaffacciato alla porta del negozio e tutto sorridente mi ha detto:

“Scommetto che a te piacerebbe il rumore marrone, baby boomer! Un giorno possiamo ascoltarlo insieme!” – e subito dopo è sparito di nuovo dentro il negozio.

Solo in quel momento mi sono accorta che non gli avevo detto il mio nome! Ecco, ti ho citato tutto il nostro dialogo, parola per parola, dato che l’ho ripassato mentalmente almeno un milione di volte (se avessi ripetuto con la stessa frequenza le declinazioni latine adesso di sicuro le saprei meglio ...). Per tutto il giorno mi sono sentita allegra, ma anche un briciolino indispettita, chissà perché … e comunque la cattiva notizia è che da quel giorno non l’ho più visto (non è che ha cambiato strada per non incontrarmi più?!). Ecco. E ora mi mangio le mani perché potevo chiedergli dove abitava … vabbè, mica andavo sotto casa sua … in realtà sì, ci sarei andata, facendo finta di passare di lì come per caso … almeno per vedere il suo campanello, o il portone dove entra, o per cercare di indovinare quali fossero le sue finestre … però la cosa più ovvia sarebbe stata dargli il mio numero di cellulare, visto che era entrato in argomento … e accidenti! Il fatto che sapesse che digito i messaggi con l’indice vuol dire che mi ha tenuta d’occhio quando ogni giorno ci incontravamo e che forse devo sembrargli almeno un po’ carina … anche se a pensarci bene, ti viene da osservare anche qualcuno che giudichi parecchio strano … oh mamma, sto impazzendo! Dimmi sinceramente: sragiono? Più che le classiche farfalle nello stomaco tipiche dell’innamoramento, mi sembra di avere nel cervello un criceto che corre sulla ruota!

Ti mando un grande abbraccio amica mia, Mel

P.S. Non stare ad arrovellarti e non piangere più per me: io e te, vicine o lontane, resteremo sempre amiche. Anzi, sorelle. E comunque non c'è niente di definitivo!

Pa🍎nia


Ti mando questa foto del lenzuolo marrone del mio letto. Quando sono tornata a casa e l'ho visto, ho subito ripensato a Stefano: secondo lui a me piacerebbe il rumore marrone! Ma cosa sarà? Non ho voglia di cercarlo su internet ... mi voglio tenere il dubbio. Quando lo rivedrò me lo farò spiegare da lui (spero sia una cosa romantica!)  






"Pam & Mel", di Daniela Darone
Foto di Anete Lusina (da Pexels)




lunedì 23 agosto 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

Foto di Jill Burrow (da Pexels)


                                                                                10 luglio 1986

Cara Melania,

nella tua prima lettera hai sollevato dei dubbi sul fatto di poter (o volere) tornare. Ho evitato finora di chiederti spiegazioni, tenendomi dentro la mia tristezza, perché temevo che tu mi dessi una risposta che non volevo sentire. Da quanto mi hai scritto e continui a scrivere, ho tanta paura che ormai tu sia in una “dimensione” diversa, strana e affascinante, e che non ci rivedremo mai più.

Nella tua ultima lettera mi dici di sentirti maturata e in effetti è vero. Mi sembra che tu stia cominciando a interessarti di cose che fino a un anno fa non ti sarebbero venute nemmeno in mente. Quindi, per rispondere alla domanda che mi hai fatto in chiusura della tua lettera, e cioè: “Sei felice, Pam?” ti rispondo che non so esattamente se mi sono mai soffermata a pensarci veramente e che tante volte mi sento su un’altalena: a volte felice, a volte triste, a volte preoccupata, a volte esaltata …. Però posso dirti che sapere che probabilmente non tornerai più mi ha fatto sentire veramente a terra e ho pianto spesso. Non voglio però che i miei sentimenti influenzino le tue scelte e penso che sia inutile disperarsi per qualcosa di cui non siamo sicure, per cui sarò per te la solita vecchia Pam e ti racconterò le cose di qui, di questa estate 1986.

Stamani sono stata dal prof., alla solita ripetizione di matematica: che strazio! Tornando a casa mi sono fermata al negozio di alimentari del babbo di Stella e lì davanti ho incontrato le altre ragazze (Stella, Carolina, Tam, Milena, Stefania). Mi hanno detto che sarebbero andate in piscina, così ho deciso di andare con loro. Non mi andava di rimanere da sola a casa senza fare niente tutto il pomeriggio! Sono entrata nel negozio e ho comprato una Fanta, un panino con la mortadella e un sacchetto di patatine. Poi sono corsa a casa a prepararmi.

Alla cassa della piscina c’era lo zio di Stella, che come al solito ci ha fatto entrare gratis. Abbiamo piazzato gli asciugamani in un punto strategico nel prato: sotto a un albero che faceva un po’ di ombra e abbastanza vicino alle vasche, e siamo andate subito a tuffarci. Faceva un caldo!  Poi siamo uscite e ci siamo messe a mangiare i nostri panini, chiacchierando e leggendo dei giornalini. A un certo punto ho visto poco più in là Carlo e lo abbiamo chiamato: era da solo e non gli è parso il vero di stare con noi. Visto che stavamo leggendo Cioè e non ci sembrava niente di interessante per un ragazzo, abbiamo pensato di giocare a carte. Lui, mentre mescolava il mazzo, ci ha detto che stava aspettando Flavio e Gianni, che dovevano raggiungerlo. Non aveva finito di dirlo che ci fa: “Ah, eccoli!”.  Io sulle prime ho pensato a uno scherzo (in realtà volevo anche “strozzare” Stella che ridacchiava: pensavo che avesse raccontato a qualcuno che mi piace Flavio!) e non mi sono nemmeno girata e invece c’erano davvero! Credo di essere diventata di tutti i colori prima di riprendermi dalla sorpresa! Si sono messi vicino a noi con i loro asciugamani e abbiamo iniziato a giocare tutti insieme. Quando è stato il turno di Flavio di mescolare il mazzo gli è cascato di mano e le carte si sono sparse qua e là. Lui le ha recuperate, ma gliene era sfuggita una. Così l’ho presa e gliel’ho porta. Lui mi ha fatto un sorriso bellissimo, ha sfiorato la mia mano per prenderla e mi ha detto “Oh, grazie”. Mel, mi è sembrato di sentire una scossa elettrica! Ma sono riuscita a rimanere tranquilla e a fargli un sorriso, rispondendo “Oh, prego”. È stato un bel momento, anche se breve. I ragazzi poi hanno giocato a calcio per un po’, mentre noi prendevamo il sole, e dopo abbiamo fatto un tuffo tutti insieme.

Gianni e Flavio hanno cominciato a fare finta di affogarci: mentre ero in acqua, attaccata al bordo della piscina, Flavio è venuto dietro di me e si è attaccato negli stessi punti, vicinissimo alle mie mani, in modo che in pratica mi stava quasi abbracciando. “Prendi il respiro perché ti faccio restare sotto”, mi ha mormorato all’orecchio. Difficile da fare, visto che respiravo a fatica dall’emozione! Mi ha buttata giù e mi ha messo le gambe attorno alla vita per tenermi sott’acqua (non preoccuparti Mel, mi ha lasciata quasi subito! Mica volevano affogarci davvero!). Allora poi mi sono “vendicata” buttandolo giù io, ma mentre era sotto mi ha afferrato una caviglia e ha portato giù anche me. Mentre risalivamo in superficie ho aperto gli occhi sott’acqua e ho visto che mi stava guardando. Eravamo rimasti soli perché Stella e Gianni erano poco più in là a fare una battaglia di schizzi. Mi sentivo in imbarazzo, perché era calato un silenzio un po’ strano, così ho detto qualcosa senza stare molto a pensarci. “Sai che il tuo nome deriva dal latino e vuol dire biondo?”, gli ho chiesto, sentendomi subito dopo un po’ stupida. “Davvero? E tu come fai a saperlo?” mi ha chiesto lui. Volevo rispondergli che avevo cercato il significato del suo nome perché lo penso sempre (l’ho visto sul dizionario dei nomi di Candy Candy che ho conservato: sai che vergogna dirgli che lo avevo trovato lì?), ma invece l’ho buttata sul ridere e gli ho chiesto: “Ma come? Non sai che sono la “nomologa”? Conosco il significato di ogni nome. Il mio, per esempio, significa “tutta dolcezza”. Lui mi ha guardata sorridendo e ha detto che era un bel significato. Subito dopo sono arrivati Stella e Gianni e il momento magico è svanito.

Però, ecco, oggi sono stata felice, sempre per rispondere alla tua domanda. Ma ieri invece, che ero tutta sola perché le altre erano in piscina (col fatto che non pagano ci vanno quasi tutti i giorni! Hanno preso una fissa!) ero triste e non ho avuto nemmeno il coraggio di andare alla compagnia! Le ragazze andranno in piscina anche domani, ma io non ne ho voglia. Voglio andare alla compagnia domani, in tutti modi, anche se sarò da sola. Mi devo fare coraggio, anche se non ho le mie amiche a farmi da spalla. Anche perché risulto simpatica, quindi perché dovrei farmi intimidire? In fondo potrei sempre trovare Beatrice lì e cercare di conoscerla meglio … te la ricordi? È un po’ sopra le righe a volte, ma è simpatica. Secondo te perché mi intimidisco quando sono sola? Ti sembra normale?

Beh, chiudo adesso, perché devo andare a fare un sacco di esercizi di matematica. Tu non studiare troppo, mi raccomando, e non perdere un po’ di sana leggerezza. A proposito, non fare la furba: nella prossima lettera esigo notizie di questo ragazzo di cui non sai nemmeno il nome, ma che ti piace!

Baci, Pam 

Pa🍎nia


"Pam & Mel", di Daniela Darone

domenica 16 maggio 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

Siamo tigri, Pamela! Questa è la foto del disegno che mi ha regalato Arturo.  

Cara Pamela,

come sono stata felice di ricevere la tua lettera! Come stai? Sapessi che nostalgia mi prende in dei momenti! Vorrei poter essere di nuovo con te e poter vedere questo Flavio di cui mi scrivi, che evidentemente ti ha proprio rubato il cuore! Ho attaccato in camera mia l’immagine delle “Tre Grazie” di Rubens che mi hai mandato. Ogni tanto la guardo e mi sembra rappresenti un ponte di collegamento fra noi, il segno tangibile che non mi sono sognata la mia vita di prima. Ma basta, non voglio stare a lagnarmi. Qualcosa di interessante ho fatto anche io e voglio raccontartelo.

Adele sta diventando la mia migliore amica (di qui, ovviamente. Non fare il broncio: sai che, più che un’amica, ti considero una sorella) e così passiamo molto tempo insieme. Più volte sono stata a casa sua e lei è venuta da me. Ho avuto così occasione di conoscere i suoi genitori (Mauro e Maddalena), che sono molto più aperti e festaioli dei miei (non ci sono quasi più le mamme dei nostri tempi, ora sembrano tutte eternamente giovani e vestite come ragazze!) e suo fratello Arturo (si chiama come tuo cugino! Ma non chiedermi se è carino: fa la quinta elementare!). Il suo babbo è professore in un liceo e la sua mamma è una psicologa. Una sera mi hanno invitata a rimanere a cena da loro. È stata una cena diversa da come me l’aspettavo. Mauro, tutto sorridente, mentre inforchettava gli  spaghetti mi ha chiesto all’improvviso:

“E allora Melania, dicci un po’: sei felice?”

“Credevo fosse sua moglie la psicologa”, mi è venuto da rispondergli, sorpresa. Si sono messi tutti a ridere e mi sono stupita io stessa della mia risposta: non conoscendolo bene, a mente fredda, non mi sarei mai sognata di rispondere così, ma invece le parole mi sono proprio sgorgate di bocca, anche se subito dopo mi sono sentita un po’ sfacciata. Lui invece non ha fatto minimamente caso al mio inziale imbarazzo e ha risposto che in realtà lui si stupiva che  nessuno ci facesse delle domande così fondamentali! Sinceramente mi ha spiazzata! Secondo te, Pamela, cosa rende la gente felice o infelice? Mauro ha detto che nei paesi ricchi la felicità è in diminuzione, che ci sono sempre più malattie mentali, episodi di ansia e depressione, dipendenze da droghe …  Sua moglie, Maddalena, mi ha raccontato che si sono fatti strada dei fenomeni che mai ci saremmo sognati in passato: uno di questi si chiama Hikikomori: giovani che si isolano da qualunque relazione sociale e non escono più di casa, addirittura per anni! (A te non potrebbe MAI succedere, credo che se potessi abiteresti fuori, magari in un bosco, se non fossi così freddolosa. Sei il manifesto vivente di Walden e saresti stata un’ottima amica di Thoreau!). Insomma, questi ragazzi in pratica rifiutano la società e il mondo, perché non sanno adattarsi al sistema sociale, non si sentono in grado di sopportare la pressione e le aspettative della scuola e del mondo lavorativo. Da qui è nato un piccolo dibattito a cena, dove ci siamo chiesti cosa fosse più importante: l’unicità di una persona o la necessità di conformarsi a un gruppo? Io e Adele abbiamo detto che forse questi ragazzi sono particolarmente introversi, o forse si rinchiudono in casa per ribellarsi a una società che non approvano. Secondo Maddalena però non è un buon metodo per protestare contro qualcosa che non condividi: bisogna avere il coraggio delle proprie idee e, se occorre, bisogna trovare la forza di prendere in mano la situazione e cercare di cambiarla. Già, è vero, le abbiamo viste sui libri le foto delle manifestazioni contro la guerra del Vietnam o le dimostrazioni non violente di Martin Luther King! Ti ricordi? Maddalena dice che anche in questo periodo ci sono esempi di ragazzi che si impegnano per portare avanti le proprie idee, ma che molti invece sembrano un po’ apatici e disinteressati alle grandi questioni del mondo. Forse a volte manca un po’ di spirito critico, la capacità di pensare con la propria testa o semplicemente la voglia di farlo. O forse ci manca il tempo. Penserai che sia impazzita. Eppure è vero. Quello che ho notato in questa società è proprio la mancanza di tempo. La pressione e la competizione scolastica sono aumentate tantissimo e non abbiamo tempo per coltivare altri interessi che potrebbero regalarci una vita equilibrata. Adele dice che i ragazzi hanno perso il piacere di imparare perché sono ossessionati dall’ansia per i risultati, sono sempre a paragonarsi agli altri (non solo sulla scuola, ma su molte altre cose). Lei per esempio è molto brava, ma studia tantissime ore al giorno e mi dice che nella sua classe i meno bravi si convincono di essere delle schiappe e si annodano in una spirale di bassi risultati e scarsa autostima. La missione impossibile, sembra, è far capire ai professori che caricano gli studenti di troppi compiti. È chiaro che non sono tutti così, ma quando perfino Arturo mi ha detto che passa quasi tutto il fine settimana a fare le lezioni, capisci che forse qualcosa da rivedere c’è! Io non ricordo di aver mai studiato così tanto alle elementari! Un suo amico che va già alle medie è messo molto peggio e ha addirittura dovuto lasciare il basket.

Anche i genitori di Adele pensano che la scuola dovrebbe lasciarci più tempo libero nel pomeriggio e che studiare e basta non farà di noi delle persone migliori, anzi! Mi hanno anche spronata a cercare la cooperazione fra compagni di classe, perché Maddalena mi ha detto che in questo modo sviluppiamo l’intelligenza cognitiva, emotiva e la capacità logica. E impariamo a lavorare in gruppo: sembra sia un’abilità richiesta in questi anni. Ci serve acquisire capacità di elaborare le informazioni, spirito critico e creatività.    

Mauro sostiene da tempo che sarebbe utile seguire i metodi delle scuole del nord Europa: non hanno verifiche o interrogazioni (tante volte i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, per vari motivi, non sono molto oggettivi …) e non fanno lezioni frontali: la relazione centrale è fra gli studenti, che svolgono lavori di gruppo e sviluppano dei progetti, supportati dai professori. Anche le scuole che seguono il metodo Montessori (ce ne sono tante nel mondo e, assurdo, poche in Italia!) incoraggiano la partecipazione e la cooperazione e lasciano all’adulto il ruolo di osservatore e supporto per aiutare i ragazzi a sviluppare le loro potenzialità.

La scuola, negli anni, non si è rinnovata molto, ma ora forse avremmo davvero bisogno di un modello diverso.

Forse anche i professori sono in difficoltà. Magari qualcuno cerca anche di fare qualcosa di diverso e di cambiare qualcosa, ma sono a loro volta imprigionati dalla burocrazia. Forse dovremmo essere noi stessi e i nostri genitori a chiedere una scuola diversa, a proporre un’alternativa … chissà, magari basterebbe ridurre gli alunni per classe, ma servirebbero più soldi da investire nella scuola (mentre invece qui mi dicono che negli ultimi anni i vari Governi hanno tagliato i fondi proprio alla scuola e alla sanità pubblica).  

Ma sto tergiversando! Parlavamo della felicità e, insomma, alla fine siamo arrivati alla conclusione che è proprio vero che i soldi, per essere felici, non contano, o meglio, contano solo per quelle persone che non arrivano a fine mese, come si dice. Le cose davvero importanti sono le relazioni fra le persone. Purtroppo però oggi è più difficile stabilire relazioni soddisfacenti: i giovani sono più soli rispetto ai nostri vecchi tempi e hanno difficoltà a fare amicizia. Anche perché ho scoperto che noi ragazzi siamo una specie in via di estinzione, proprio come le tigri! Mauro mi ha detto che oggi i ragazzi sotto i 18 anni in Italia sono circa dieci milioni (il 16% dei residenti!). La popolazione è invecchiata cara Pamela e nascono meno bambini (questo vuol dire che ho anche meno possibilità di trovare un ragazzo carino di cui innamorarmi. Forse dovrò accontentarmi! Scherzo, dai! Nella prossima lettera ti racconterò proprio di un tipo che incontro ogni giorno … anche se ancora non lo conosco e non so nemmeno come si chiama!).

Cara Pam, ho cercato di riassumerti come meglio potevo questa strana cena, durante la quale mi sono sentita grande, ma impreparata per gli argomenti di cui abbiamo parlato. Ascoltavo e cercavo di capire, ma mi rendo conto che mi mancano delle basi. Cercherò di costruirmele, di chiedere, di essere curiosa in modo da capire come funziona questo nostro mondo. Fra qualche anno andremo a votare, Pam: sarà bene avere le idee chiare.

A proposito, con i corsi di storia moderna che stiamo facendo al Campo Base, posso assicurarti che dal 1945 in poi ne sono successe di cose interessanti. Ogni tanto, quando hai tempo e voglia, sfoglia quei libri di scuola, nei quali le sottolineature arrivano solo alla seconda guerra mondiale … vai avanti a leggere fino alla fine del libro per conto tuo. Interessati! Fai domande!

Ho paura di sembrarti noiosa con questi discorsi. Tu nelle tue lettere sei sempre così carina e spumeggiante. Non so cosa mi sia successo: mi sembra di sentirmi più “grande”. Forse il cunicolo spazio tempo che ho attraversato per arrivare qui mi ha lasciata uguale nell’aspetto, ma a volte temo di essere diventata più grande di qualche anno come intelletto. Questa idea mi inquieta un po’ … a volte sospetto che dentro di me “viva” una donna matura e che qualcosa non sia andata per il verso giusto nel “trasferimento”. Secondo te è possibile? I miei dicono di no e che anzi, è normale maturare alla nostra età.

Ah, quasi mi dimenticavo di farti una domanda importante: allora Pam, dimmi, sei felice? Ricordami di chiedertelo spesso amica mia!

Baci, Mel

 

Pam & Mel, di Daniela Darone

mercoledì 17 marzo 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

1 luglio 1986, martedì

Cara Melania,

stasera sono uscita con Stella, Carolina, Elena, Francesca, Monica e sua sorella (che non ricordo mai come si chiama), Vania, Tamara e Stefania. Eravamo dieci! Siamo passate davanti alla compagnia e Flavio ha detto “Guarda che belle ragazze!”, al che sono riuscita a scoccargli un sorrisone. Ci siamo sedute su una panchina vicina a tutti i motorini parcheggiati e abbiamo cominciato a chiacchierare. Samuele si divertiva a strappare l’erba e lanciarcela addosso, così dopo un po’ mi sono scocciata e sono andata verso la fontana a scuotermi i vestiti e bagnarmi i capelli: faceva un caldo! Quando sono tornata, Alessio mi ha detto che ero carina con tutti i capelli bagnati tirati all’indietro. Flavio, seduto sulla sua Vespa, mi guardava di sottecchi. Poi è venuto verso la panchina e si è messo a sedere accanto a me, come per caso. Sarei morta, ti giuro! Solo che poi si è acceso una sigaretta (lo sai quanto mi dà noia! Quasi sempre cominciano a bruciarmi gli occhi) e allora gli ho chiesto perché aveva cominciato a fumare. Sembra uno sport nazionale! Nella compagnia parecchi ragazzi fumano e orami tutti sanno che io invece sostengo la “campagna antifumo”. Alessio, quando gli dico che fumare gli fa male, la spenge quasi sempre, per farmi contenta. Flavio invece ha alzato le spalle e ha risposto “Fumo perché mi piace. E comunque non mi convincerai a spengerla …”. Beh, l’ho abbozzata, mi sembrava inutile andare avanti a fare la paladina … però a chi la vuole dare a bere? Nessuno fuma perché gli è piaciuto fin dal primo tiro! Vania mi ha raccontato che la prima volta fa schifo a tutti e ti viene una gran tosse, quindi … lo fanno solo per darsi un tono! Comunque è rimasto accanto a me e poi a un certo punto si è sdraiato sulla panchina e ha poggiato la testa sulle mie gambe! A me sembrava di essere diventata una statua di marmo, mi batteva forte il cuore e cercavo di trovare qualcosa da dire, ma non mi veniva in mente nulla! Sarà perché non ci conosciamo bene e quindi non so cosa gli piace, se gioca a calcio, cosa gli interessa. Così siamo rimasti lì senza parlare. È veramente tenero, con i suoi occhi marroni così dolci, ma la cosa che più adoro di lui è il suo carattere: non fa sempre il buffone, a volte resta con lo sguardo perso nel vuoto, in silenzio … chissà a cosa pensa? Se non ci mettiamo insieme credo che morirò!

Per fortuna, mentre ancora mi scervellavo su una domanda interessante da fargli, Stella ci ha detto che il 9 luglio ci sarà il concerto di Eros Ramazzotti a Firenze. Abbiamo fissato sotto lo Stadio: pensiamo di entrare gratis come al solito, verso la fine del concerto, quando aprono i cancelli. Per il resto ce lo sentiremo da fuori: in fondo non è male stare lì tutti insieme a chiacchierare, cantare e ballare. Speriamo venga anche Flavio, anche se non si è sbilanciato. Potrei cantargli a squarciagola “Adesso tu”, cosa ne dici? Un po’ troppo diretto come messaggio?

Questo pomeriggio sul tardi io e Stella abbiamo fatto anche un po’ di “lezioni di guida”. Mauro ci ha fatto provare a guidare la sua Vespa nel parcheggio vicino alla piscina. All’inizio eravamo un po’ imbranate, perché dovevamo capire come cambiare le marce, ma poi siamo migliorate. So che abbiamo fatto una cosa “proibita”, ma siamo andate molto piano, restando sempre nel parcheggio.  

Stasera fra gli altri c’era anche Leonardo. Ho chiacchierato un bel po’ con lui. Spesso vedo che mi osserva e quando oggi stavo per andare via mi ha accompagnata per un pezzo di strada e mi ha regalato una sua fotografia, che teneva nel portafoglio. Fosse successo quando andavamo alle medie sarei stata al settimo cielo! Ma non c’è stato fra noi un gran tempismo, mi sembra. Forse adesso gli interesso, ma io ho la testa altrove! Non solo su Flavio, ma anche su me stessa. Questa estate vorrei imparare a essere più sicura di me e vincere alcune mie paure. A proposito! Sai che sabato in piscina finalmente ho vinto il panico e mi sono tuffata dal trampolino dei tre metri con Alessio? Per farmi coraggio mi ha proposto di buttarci insieme, mano nella mano. Avevo una fifa! Quando finalmente sono riuscita a staccarmi dalla pedana, mentre ero ancora in aria, prima di finire in acqua, ho sentito una bella sensazione di felicità e liberazione! Dopo una bella nuotata siamo stati a prendere il sole e a fare il gioco della verità tutti insieme. È venuto fuori che piaccio sia ad Alessio che a Samuele. Alessio era super imbarazzato ed è diventato di tutti i colori, mentre Samuele era a suo agio. Alessio infatti, pensando di mettere in difficoltà Samuele, gli ha chiesto se anche a lui piacevo e Samu, tranquillissimo, ha risposto di sì. È proprio vero che quando uno è sicuro di sé tutto è più semplice! Giorni fa ero a casa di Tamara e guardavamo la palette dei colori che usa il suo babbo per lavoro (fa l’imbianchino): cercavamo di stabilire l’esatto colore di occhi di Samuele. Alla fine abbiamo deciso che sono un mix di verde mirto e verde cinabro (non quel verde chiaro chiaro “pallidino” da alieno … a proposito di alieni, ne hai incontrato qualcuno lì dove sei ora?). Ora, se a questo pazzesco colore di occhi aggiungi i capelli biondi e le fossette quando ride … secondo te può essere un ragazzo insicuro? Ma poi: sarà sicuro di sé perché è bello, o sembra bello perché è sicuro di sé? Anche Alessio comunque è carino, ma più “normale”.

La bellezza comunque è misteriosa … ricordi le lezioni di arte della prof. Loffredi? Secondo te è vero quanto sosteneva il Canone di Policleto? Che la bellezza e la perfezione risultano da una sapiente combinazione di misure? Il suo Doriforo era un modello di perfezione fisica, che dimostrava che la bellezza consiste nell’armonica proporzione delle parti del corpo. O la bellezza per te sono le modelle che vedi sui giornalini o su Postalmarket? Ti ricordi quando mio cugino perse la testa per il Postalmarket Autunno-Inverno 1981-1982 con Clio Goldsmith? La mia mamma ancora si chiede che fine abbia fatto quel catalogo! Il furto del Catalogo Primavera Estate 83 con Gloria Guida invece gli andò a vuoto! Ancora rido come una matta quando ci penso! Mah, comunque la bellezza (meglio, il fascino) rimane un enigma irrisolto. L’altro giorno ero a casa di Vania. Lei stava finendo di fare un disegno (fa il liceo artistico, è bravissima): doveva copiare “Le tre grazie” di Rubens. Io non avevo mai visto quel quadro e ci sono rimasta di sasso. Avevo in mente le tre Grazie raffigurate nella Primavera di Botticelli e immaginavo quindi di vedere tre ragazze sinuose. Invece Vania mi ha mostrato un’immagine con tre ragazze grassottelle e muscolose, dalla pelle diafana! “Rubens amava le donne in carne: è il gusto dell’epoca!” ha detto lei, ridendo. Ti dirò Melania, guardandole, danno l’idea di essere vere, libere, forti e sicure. Si piacciono. Forse è questo il segreto per essere sicuri di se stessi e apparire belli: piacersi.  

Ti attacco qui in fondo alla lettera l’immagine delle Tre Grazie di Rubens che mi ha regalato Vania.


Che il fascino sia con te amica mia! Baci, Pamela    
Pa🍎nia

 

P.S. cambiare indirizzo di scuola? Secondo me è molto rischioso! Se poi non ti trovi bene? Io resterei a ragioneria …

P.S. 2 È vero che Samuele ha detto che gli piaccio, ma intanto sembra si sia messo con una ragazza di nome Mabel. Non è della compagnia e non la conosciamo, ma dal nome dà l’idea di essere super carina! Quindi sì, magari gli piaccio, ma non come piaccio ad Alessio: Alessio ha coinvolto il cuore, Samuele solo gli occhi.

P.S. 3 E comunque, per quanto possa sembrare strano, piacere a Samuele mi lusinga, ma non mi “emoziona”. È solo un amico simpatico e carino, niente di più.

P.S. 4 A proposito di quello che mi hai scritto … internet, i cellulari, Chernobyl!!! Sinceramente un po’ mi inquieti … credo che aspetterò con pazienza che tutto questo arrivi. Ma tu come fai ad abituarti a tutto così in fretta? Io non so se ce la farei! 


Pam & Mel, di Daniela Darone

giovedì 11 febbraio 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

11 febbraio xxxx 

Cara Pam,

scusa se non ti ho scritto per tutto questo tempo, ma qui i giorni passano a un ritmo vertiginoso. Onestamente la mia vecchia vita mi pareva che scorresse più lentamente: un anno mi è sempre sembrato eterno. Qui sembra invece che i giorni mi scappino di mano. È tutto accelerato.

In questo periodo sto pianificando di partecipare a diversi “open days” per decidere quale scuola frequenterò. Ti chiederai cosa siano: nient’altro che delle giornate nelle quali le scuole aprono le loro porte a chi, potenzialmente, potrebbe decidere di iscriversi per il successivo anno scolastico. In realtà, come dice Adele (è la ragazza con cui giocai a ping pong il 31 dicembre), è un giorno nel quale la scuola si presenta mostrando solo il suo lato migliore. All’inizio parlano il/la preside (ora si chiama Dirigente scolastico) e alcuni professori, che presentano la scuola e illustrano i programmi dell’istituto. Poi fanno visitare le aule, la palestra e la biblioteca e si può assistere a delle lezioni. Lei però sostiene che l’idea che ti fai all’open day non è realistica! Perché, come al primo appuntamento, nessuno mostra i difetti e i lati deboli. Il peggio è che di solito vengono coinvolti nell’organizzazione anche gli alunni che già studiano lì, che, non si sa come mai, sono sempre entusiasti della scelta fatta, non studiano più di tanto ma comunque vanno bene (!), hanno tutti professori fantastici. È chiaro che lo studente che partecipa all’open day per “pubblicizzare” la sua scuola non sarà certo quello che va male, però un po’ di sana onestà non guasterebbe … perché non far partecipare anche quelli “normali” o che fanno fatica? Adele dice che bisognerebbe parlare con gli studenti e inchiodarli con delle domande precise del tipo “qual è la cosa peggiore di questa scuola?” oppure “quale materia ti fanno odiare in questo istituto?”. Lei è qui da più tempo di me ed è la figlia di un professore. Ho avuto la fortuna di andare a cena da loro qualche sera fa e abbiamo fatto un’interessante chiacchierata sulla scuola. Magari te ne parlerò la prossima volta che ti scriverò.

Qui comunque non funziona più come da te: entro l’inizio del terzo anno di superiori puoi cambiare indirizzo di scuola senza perdere gli anni fatti. Devi solo dare, a inizio anno scolastico, un esame integrativo sulle materie che non hai studiato gli anni precedenti (le tipiche materie di indirizzo), per dimostrare che ti sei messo in pari. Qui il nostro “vecchio” Istituto tecnico commerciale non esiste più: adesso si chiama “Amministrazione, finanza e marketing” (suona molto più affascinante, no?) e certe materie tipo stenografia e dattilografia non le fanno più (ci credi che ho iniziato a scrivere un diario in stenografia? Almeno col Meschini posso scrivere liberamente senza preoccuparmi che i miei possano andare a sbirciare!). Il babbo e la mamma hanno insistito perché mi guardassi intorno e cercassi di valutare le scuole disponibili. Niente mi impedisce di continuare lo stesso indirizzo (anche se devo recuperare qualche materia che da noi si iniziava in terza e qui iniziano dal primo anno, come diritto ed economia per esempio), ma la mamma dice che posso prendere anche in considerazione l’idea di cambiare. Magari fare un liceo. Io ho le idee molto confuse e mi sono iscritta a un programma di orientamento organizzato al Campo Base: è prevista la frequenza di “giornate tipo”, si può partecipare a lezioni di varie materie, assistendo a spiegazioni e interrogazioni.

Sono un po’ terrorizzata, perché molte scuole sono fuori dal Campo Base e non possiamo dire a nessuno del programma speciale di cui facciamo parte. Se frequenterò una delle scuole fuori dal Campo Base dovrò  fare finta di essere parte della Generazione Z (chiamano così chi è nato fra la fine degli anni '90 e il 2010) … non so se mi riuscirà, perché sono cambiate tantissime cose, proprio nel modo di vivere e negli oggetti quotidiani …. Non so nemmeno da dove cominciare per spiegarti, ma bisognerà pure che inizi da qualche parte. Quindi ecco la prima rivelazione: quasi tutti (a parte i bambini piccoli) hanno il cellulare. Cos’è? Un piccolo telefono portatile, grande un po’ meno di un walkman, ma molto più leggero e sottile. In ogni momento puoi essere rintracciata (ti confesso che a me mette ansia. I primi giorni che ce l’avevo lo tenevo sempre spento!). Non solo, questo cellulare serve anche per fare fotografie, ascoltare la musica, vedere film, sapere che ore sono, mettere delle sveglie e degli avvisi, ricevere le e-mail (tipo delle lettere, ma non scritte su carta e impostate!), consultare il calendario (non solo dell’anno in corso, ma anche quelli futuri e quelli degli anni passati), sapere quale strada fare per arrivare in un posto, consultare internet … usare i social network … oddio, come farò per spiegarti tutto? Internet per esempio, è una rete di comunicazione fra computer, con la quale si può accedere a una valanga di informazioni e servizi. 

30 aprile 1986, tieni a mente questa data: ai tuoi “contemporanei” passerà forse inosservata (purtroppo in quei giorni sarete incollati alla televisione per seguire le notizie su un’esplosione nucleare a Chernobyl), ma non sai quanto la vostra vita ne sarà rivoluzionata! Quel giorno un team di ricercatori dell’università di Pisa si metterà in contatto con la stazione satellitare di Roaring Creek (in Pennsylvania) tramite il Butterfly Gateway (un enorme computer). Nel 1991 nascerà il world wide web (www), che renderà internet accessibile a tutti, e qualche anno più tardi “Arianna” sarà il primo motore di ricerca del nostro paese. Da lì in poi internet diventerà sempre più importante, e nasceranno col tempo anche i social, “muretti” virtuali dove incontrare gli amici. Ma, nonostante tutto, ancora oggi non tutte le famiglie hanno internet, per diverse motivazioni: economiche, generazionali, culturali … per alcuni versi poi è come se la tecnologia ci si fosse rivoltata contro: oggi se non sei connesso sei tagliato fuori: iscrizione a scuola, richieste di documenti, lavoro, cultura, acquisti, musica … quasi tutto viaggia su quel www, per la disperazione degli anziani!

Immagino che sarai stravolta da tutto quello che ti ho scritto. Forse ho addirittura esagerato e ho rivelato troppo. Mi raccomando: non raccontare a nessuno ciò che ti dico del futuro, perché saresti presa per una fuori di testa.

Ti mando un grande abbraccio. Cosa faccio per la scuola? Dammi un consiglio!

Mel  


P.S. L’altro giorno sono rimasta folgorata davanti alla vetrina di un negozio! Non sembra un tipico vestito dei nostri anni '80? 😃



"Pam & Mel", di Daniela Darone

sabato 23 gennaio 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

28 giugno 1986

Cara Melania,

purtroppo non ho ancora ricevuto la tua lettera di risposta, ma oggi rientrando a casa ho incontrato tua zia per le scale (sai che non prendo mai l’ascensore!) e mi ha detto di avere pazienza, perché purtroppo le comunicazioni non sono tanto facili.

Ti scrivo per aggiornarti sulle ultime cose successe qui.

Oggi pensavo che sarei rimasta a casa, invece all’ultimo mi ha chiamata Francesca e sono uscita con lei. Purtroppo la grande amicizia che ci ha unite alle medie si è un po’ sfaldata: forse frequentando due scuole diverse dovevo aspettarmelo. E poi lei è diventata cupa e nervosa durante questo primo anno di superiori e mi sembra di aver capito anche che abbia litigato con Ylenia, la sua amica “storica” (probabilmente c’è stata un po’ di rivalità scolastica, perché sembra che Ylenia sia bravissima, ma a detta di Francy “sicuramente sopravvalutata” …). Francesca comunque è stata rimandata a settembre, ma ha già deciso che non si presenterà agli esami e ripeterà l’anno.

Anche io purtroppo esco malconcia da questo primo anno di superiori: quattro materie a settembre! Sembra un’impresa disperata in realtà: matematica, fisica, scienze e geografia economica. Per matematica prenderò qualche ripetizione, mentre le altre materie le studierò per conto mio. Il dubbio di aver sbagliato indirizzo in effetti mi è venuto … però ormai ho intrapreso questa strada e cercherò di percorrerla!

Comunque questo pomeriggio con Francesca è stato noiosissimo! D’altra parte l’alternativa era rimanere a casa, dato che le altre erano andate tutte in piscina (io stamani ero a ripetizione e non potevo andare con loro). Per fortuna verso le sei abbiamo incontrato Alessio, che stava andando alla “nostra” panchina, dove si ritrova sempre la compagnia. Gli ho chiesto se mi aveva portato il disco degli a-ha (tutte le volte che li nomino penso ai pomeriggi passati con te a cantare le loro canzoni e a decidere se era meglio Morten o Mags!) ma se ne era dimenticato. Però per rimediare mi ha detto che potevamo andare a prenderlo. Francy doveva tornare a casa e allora Alessio, per fare prima, visto che era a piedi, si è fatto prestare la Vespa da Mauro e siamo andati a casa sua per prendere il disco. Quando siamo arrivati non c’era nessuno e così Alessio mi ha fatto fare il giro della casa, mi ha fatto vedere tutti i profumi della sua mamma e la sua collezione di dischi. Dopo un po’ è arrivata la mamma di Ale, che si è messa subito a cucinare, ma al contempo era incuriosita dalla mia presenza e si è divertita a chiacchierare con me. È molto simpatica e credo di esserle piaciuta, perché quando Alessio mi ha invitata a restare a cena da loro, vedevo che annuiva soddisfatta. A cena doveva arrivare anche Samuele e infatti, dopo poco, abbiamo sentito il campanello. È arrivato su con una faccia stravolta. Quando ha visto che c’ero io ha cercato di trattenersi, ma poi si è messo a piangere come un bambino e ci ha raccontato che era morto il suo cane. “Chi si immaginava che mi fossi affezionato così tanto a quel pulcioso”, diceva di tanto in tanto, e in quella parola non proprio gentile, pronunciata però in quel modo, si sentiva l’immenso affetto di Samuele per quella povera bestiola. La mamma di Alessio per consolarlo gli ha suggerito di prendere un altro cane, ma lui ha detto che non ci pensava proprio, perché non voleva più soffrire così. Mi è dispiaciuto andare via, ma non potevo proprio rimanere. I miei genitori non hanno mai incontrato Alessio e non vogliono che vada a casa di gente che non conoscono (specialmente se si tratta di ragazzi). In sostanza, ho violato un divieto, quindi figurati se potevo telefonare a casa e dire che non tornavo a cena!

Mentre tornavo a casa ho incontrato Mauro che andava da Alessio a recuperare la sua Vespa … “Meno male che dovevate tornare subito! La prossima volta col cavolo che gliela presto! Quando è con te non si ricorda più nulla!”. Sono scoppiata a ridere! In effetti ci eravamo completamente dimenticati che Mauro ci aspettava ai giardini! Poverino!!!

Dopo cena Stella mi ha telefonato per dirmi che ieri l’altro, al concerto di Baglioni (io non c’ero purtroppo … dice che è stato da brividi: solo la sua voce magnifica, accompagnata dalla tastiera e dalla chitarra) Alessio è stato un monte a parlarle di me, tanto che a un certo punto Stella si è incavolata e gli ha detto di stare un po’ zitto, perché era andata lì per sentire Baglioni, mica lui! Prima di decidersi a tacere, le ha detto che se trova il coraggio mi chiederà di metterci insieme. Io spero che non mi chieda nulla, perché non saprei cosa rispondergli. Non è che non mi piaccia, ma Flavio mi piace di più e poi giorni fa ho conosciuto in piscina un ragazzo (Davide) molto carino, che mi ha regalato il suo portachiavi gommoso dove ha scritto il suo numero di telefono … e poi tutte le volte che incontro Samuele mi dice “ciao bellissima” e insomma … ora che sto diventando carina voglio solo godermi questa improvvisa popolarità senza avere un ragazzo. Per ora solo amici, finché il cuore non mi dirà chi mi piace veramente!

Adesso ti saluto perché devo immergermi fra i libri: stasera ho programmato un ripasso di geografia economica e poi voglio registrare il disco su una cassetta, così me lo posso ascoltare con il walkman al volume che mi pare!  

Ti mando un bacione enorme, Pamela     Pa🍎nia

Ti attacco qui l’adesivo che ho trovato su Cioè!


Live to tell è prima nella Top ten!












"Pam & Mel", di Daniela Darone

domenica 3 gennaio 2021

Pam & Mel

 




31 Dicembre ----, giovedì – 1 Gennaio ----, venerdì

Cara Pamela,

ti scrivo “a cavallo” dei due giorni che sopporto meno in assoluto di tutto l’anno. Lo sai che il giorno dell’ultimo dell’anno mi deprime e il primo dell’anno mi innervosisce. Tutta quest’ansia di doversi divertire per forza e tutte le aspettative per iniziare bene il nuovo anno sono stressanti. Anche se quest’anno è tutto diverso. In effetti, da quando ci siamo trasferiti qui, vivo ogni giorno con un senso di irrealtà e confusione: tutto mi sembra strano, a tratti entusiasmante, a tratti deprimente. La cosa peggiore, che i miei non mi avevano spiegato bene, è che difficilmente potrò tornare. O meglio, un eventuale, possibile ritorno è contemplato, ma si tratta di una decisione definitiva: o restare qui per sempre o tornare indietro, senza possibilità di ripensamento. Sembra che ancora questi sistemi di trasferimento non siano stati messi a punto in modo ottimale e non sia possibile andare e venire come prendere un autobus! A parte gli enormi costi che ci sono dietro a questi viaggi, il nostro corpo ha dei limiti e nessun essere umano sarebbe in grado di compiere più di una volta questa esperienza. Insomma, siamo agli albori di tutto e siamo ancora lontani dalla perfezione (come vedi dalla data della mia lettera, durante il trasferimento, c’è stata anche una “contrazione” del tempo, perché da noi è dicembre, mentre da te è già giugno).

Da quando siamo arrivati qui viviamo in quello che chiamano “Campo base”: una sorta di “riserva” dove noi neofiti veniamo gradualmente informati sugli sviluppi della tecnologia. Sarebbe impensabile catapultarci nella realtà quotidiana: sembreremmo degli alieni. Inoltre devo colmare più di trent’anni di eventi di storia moderna e per questo seguiamo dei corsi ogni giorno che ci informano di quanto è accaduto (beh, è comunque più interessante dell’ennesima lezione sugli uomini primitivi …). Da una parte è molto eccitante Pamela, non lo nego, ma dall’altra mi sembra di essere in un film di fantascienza.

I miei per ora mi hanno raccomandato la massima prudenza: non so bene cosa posso scriverti in merito a cose o eventi di cui non sai niente. Sembra che possa mantenere i contatti con i vecchi amici ma, come hanno lasciato capire i responsabili, solo per normali comunicazioni fra adolescenti (CIOE’? Cosa intendono secondo te?).

Insomma, sai che per me venire qui è stato un grande sacrificio, ma per i miei genitori è stato impossibile non rispondere a questo appello, in nome della scienza e del benessere del genere umano (oltretutto è un’occasione per mettere a frutto tutti i loro studi come medici e scienziati). Hanno sottolineato che potrebbe essere un’ottima opportunità anche per me, per il mio futuro. Io non so cosa pensare: non mi sono fatta ancora un’idea. So solo che i miei genitori lavorano molte ore in laboratorio e così mi ritrovo a passare un sacco di tempo da sola con Ciottolo e Ninja.

Al campo base ci hanno assegnato un appartamento al piano terra, con un piccolo giardino che circonda la casa su tutti i lati, così Ciottolo e Ninja hanno un pezzettino di prato per scorrazzare mentre io studio. I primi tempi avevo paura che Ninja scappasse, sai che è una gatta piuttosto curiosa, ma mi sono resa conto invece che tende a non allontanarsi. Sembra un po’ frastornata, e cerca spesso la compagnia di Ciottolo. Eravamo preoccupati per lui, dato che è una razza di cane piuttosto delicata, ma invece sembra stia bene e che il viaggio non l’abbia provato più di tanto. 

Il mio ultimo dell’anno, tutto sommato, è stato carino: nel pomeriggio ho giocato con una ragazza del campo base a ping pong (abbiamo un’area attrezzata per molti tipi di sport) e la sera cena a casa con i miei (abbiamo fatto la pizza), film in televisione e partitona a Scarabeo. Siamo andati a letto abbastanza tardi e oggi, a parte leggere un libro e finire di scrivere questa lettera, non ho fatto granché.

Per adesso chiudo. Avrei troppe cose da raccontarti. Lo farò pian piano. Ti mando un grande, umido saluto (qui è tutto il giorno che piove!)

Melania

P.S. Troppo bello il logo della nostra amicizia che hai disegnato!!!

Pa🍎nia

Best friends forever



"Pam & Mel", di Daniela Darone