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mercoledì 21 settembre 2022

Pam & Mel Pa🍎nia

                                                                            2 agosto 1986

Cara Melania,

mi sembra un secolo dall’ultima volta che ti ho scritto! Sono tornata a casa piena di speranza di trovare una tua lettera e invece nulla! Che succede? Perché non scrivi?

Ti racconto un po’ delle mie vacanze a Ischia. Per dire la verità le cose non sono andate bene da subito, ma meglio che parta dall’inizio.

Al nostro arrivo io e Arturo abbiamo conosciuto Antonello (15 anni) e Nico (22 anni): sono fratelli e abbiamo fatto amicizia perché l’albergo ci ha assegnato due tavoli vicini per il pranzo e la cena. Quindi, a forza di vederci, è stato naturale cominciare a parlare con loro. Anche i miei genitori chiacchieravano spesso con i loro e quindi a un certo punto il gestore dell’albergo ha unito i tavoli per farci stare insieme. A noi ragazzi ha fatto piacere, l’unica che non era proprio felicissima era la mamma. Sai che le piace la semplicità: un po’ di cipria, un velo di rossetto e vestiti carini ma pratici. Invece la loro mamma era sempre tutta ingioiellata e vestita da Hollywood … non so se capisci cosa voglio dire!

 

Ho scritto un sacco di cartoline (anche una a Flavio. A Ischia l’ho sognato per ben due volte!) e litigato un po’ con i miei e Arturo: magari piccole cose, niente di che, ma che mi lasciavano dentro un senso di vuoto, di voglia di non fare niente e di tristezza. Loro dopo un po’ tornavano come prima, mentre io rimanevo nelle stesse condizioni e allora sembrava sempre che fossi io la colpevole di tutto. In realtà non è che avessi l’umore a mille. Pensavo spesso agli amici del mare dell’anno scorso e al fatto che si fossero ritrovati tutti insieme al Lido Balena: mancavo solo io. Chissà se qualche volta hanno parlato di me! Ero un po’ giù anche perché all’inizio i giorni si susseguivano tutti uguali. La mattina, dopo aver fatto colazione, andavamo in spiaggia, dove di solito leggevo Cioè o altri giornalini, poi tornavamo a pranzo in albergo e subito dopo di nuovo in spiaggia: camminatina in riva al mare, prendevo un po’ di sole, un bagno e poi di nuovo in albergo per cena. Dopo cena Antonello, Nico e Arturo se ne andavano a giro insieme e io rimanevo con il babbo, la mamma e i genitori di Antonello e Nico a fare una passeggiata. Emozionante, vero? Forse avrei dovuto guardarmi intorno prima e darmi una mossa.

Dopo qualche giorno comunque le cose sono svoltate: l’albergo ha organizzato una cena a base di pizza riservata solo ai ragazzi e così finalmente mi sono ritrovata fra i miei simili! Ho conosciuto Raffaele (il figlio del proprietario dell’albergo), Brunella (16 anni, ha fatto la prima magistrale ed è stata promossa a giugno, beata lei!) e via via anche altri. Arturo quella sera si è tenuto un po’ a distanza da me perché diceva che gli rovinavo la piazza: c’erano due ragazze di Roma che gli piacevano e non voleva avermi intorno! Dopo cena abbiamo anche ballato nel giardino dell’albergo. Peccato che tutto questo sia successo quando ormai era già passata quasi una settimana dal nostro arrivo.

Alla spiaggia ho conosciuto anche un ragazzo di Ischia, Carmine. Mentre parlavo con Brunella e altre ragazze è passato questo tipo molto carino. Non ho potuto fare a meno di osservarlo bene e così lui si è accorto che lo guardavo, ha restituito lo sguardo e mi ha fatto l’occhiolino e per tutto il giorno poi ha tentato di attaccare discorso.  Quando sono andata a fare il bagno con Brunella, i suoi amici mi hanno vista e gli hanno detto qualcosa. Lui ha iniziato a guardarmi, ma io ho fatto finta di nulla e quando siamo uscite dall’acqua ci siamo messe a prendere il sole e a chiacchierare. Lui allora, che era a giocare a palla poco più in là, faceva in modo che la palla venisse sempre vicino a noi e veniva sempre lui a riprenderla e ogni volta ci faceva qualche domanda. Alla fine lui e i suoi amici sono andati a fare il bagno e ci hanno chiesto se volevamo andare con loro, ma noi abbiamo detto di no: Brunella doveva andare via e io mi sentivo in imbarazzo ad andare con loro. Così, dopo che Brunella è andata via, sono rimasta a prendere il sole e dopo poco è arrivato un ragazzo che si è messo a sedere poco distante da me a guardare il mare, in silenzio. Era da solo e mi sembrava più grande di me, così non pensavo che alla fine mi avrebbe rivolto la parola. Invece d’un tratto si è messo a parlare, chiedendomi se era la prima volta che passavo le vacanze a Ischia. Mel, guarda, era affascinante parlare con lui, perché aveva un modo di fare calmo e rilassato e un accento stranissimo che non avevo mai sentito. Infatti, poco dopo mi ha detto che veniva dalla Persia ed era uno studente di medicina. Mi ha chiesto se ci potevamo vedere la sera dopo cena, ma ovviamente gli ho detto di no: non avrei proprio saputo cosa dire al babbo e alla mamma! Era davvero carino, ma troppo grande per me! La mamma dopo un po’ mi ha fatto un cenno da lontano, messaggio in codice che voleva dire che dovevamo andare (ho apprezzato la discrezione di non venire a chiamarmi mentre parlavo con lui). Avrei voluto salutare Carmine, che intanto era uscito dall’acqua, ma poi ho cambiato idea, mi sono vestita e siamo andati via. Mentre tornavo in albergo mi sono pentita di non averlo salutato! Il giorno dopo non l’ho visto in spiaggia, ma la sera, mentre andavo con tutta la compagnia a ballare al Castello Aragonese, chi vedo seduto su un gradino in fondo alla strada dell’albergo? Lui e un suo amico! Gli ho chiesto se venivano a ballare con noi, ma hanno risposto che non potevano, però Carmine è andato a un negozio lì davanti dove conosceva il proprietario, si è fatto dare un foglio e mi ha scritto il suo indirizzo. Mi ha chiesto di scrivergli una lettera quando tornavo a Firenze e salutandomi mi ha stretto la mano un po’ più tempo del necessario. Che begli occhi verdi, Mel! Al Castello comunque ci siamo divertiti. Ho ballato tutta la sera e Raffaele mi è stato molto dietro, era evidente che gli piacevo! Non faceva che prendermi per mano e voleva ballare solo con me. Mentre ballavamo, poi, ha fatto un gesto così strano! È stato a fissarmi un bel po’, poi mi ha preso il naso fra due dita e l’ha scosso dolcemente come una campanella, facendomi un complimento. Abbiamo finito la serata a chiacchierare tutti in camera delle ragazze romane, fino alle cinque e mezzo di mattina! 

Il 31 luglio, di buon'ora, siamo ripartiti. Ci siamo scambiati tutti gli indirizzi e i numeri di telefono, promettendoci di rivederci. Chissà se sarà possibile?

La mamma nel viaggio di ritorno sembrava una pentola a pressione. Sai che non suda e quando c’è troppo caldo diventa tutta rossa e bollente. Ci siamo fermati in un autogrill, si è distesa su un prato all’ombra e quando si è alzata aveva lasciato la forma nell’erba! Poveretta!

La sera del nostro rientro a Firenze, io e Arturo abbiamo ricevuto una telefonata dai ragazzi che erano rimasti a Ischia e che sarebbero partiti il primo agosto. Che carini, vero?

Alla fine è stata proprio una bella vacanza. Gli ultimi giorni sono stata anche con i miei, Arturo e Brunella a Citara, ai Giardini Poseidon (un parco termale meraviglioso, tutto terrazzamenti, scalinate, piante e fiori lussureggianti che formavano un balcone sul mare) e a Cartaromana, una piccola spiaggia che abbiamo raggiunto tramite un sentiero e degli scalini un po’ faticosi (ma ne è valsa la pena!). A parte il panorama suggestivo del Castello Aragonese che si vedeva dalla spiaggia, sembra che la sabbia di Cartaromana e le sorgenti fumaroliche che creano delle pozze di acqua calda nel mare siano un elisir di bellezza. Io e Brunella ci siamo impiastricciate la faccia con la sabbia bagnata: chissà se siamo diventate davvero più belle? La mamma ovviamente ha scovato la leggenda: sembra che in quel luogo sorgesse un tempo una città romana che poi è sprofondata nel mare. Ad aver avuto pinne e maschera ci sarebbe stato da immergersi alla ricerca di tesori inabissati!

Beh, adesso ti devo salutare. Scrivimi presto e non farmi stare in pensiero!

Pamela  

Ho comprato una cartolina di Ischia anche per te! Cosa credevi? Visto che meraviglia?



Pa🍎nia



"Pam & Mel", di Daniela Darone

Photo by Giovanni Di Meglio on Unsplash

venerdì 11 febbraio 2022

Pam & Mel Pa🍎nia

 

                                                                                            Luglio 1986

Cara Melania,

oggi siamo arrivati a Ischia, dopo alcuni giorni passati a Napoli e Pompei. Siamo stati anche in gita sul Vesuvio! Purtroppo i giorni sono volati: ho la testa piena di ricordi di tutto quello che ho visto, ma sono in difficoltà a riordinare le idee.

Siamo arrivati a Napoli di sera e abbiamo soggiornato in un albergo vicino alla stazione centrale. Il giorno dopo siamo stati subito a Pompei e devo dirti che è stata una visita emozionante, perché passeggiando fra i resti della città mi sono immedesimata nei sentimenti e nel terrore di quelle persone che furono sepolte dall’eruzione del vulcano. Se visiti Pompei con occhi attenti puoi fare una sorta di salto nel tempo (dirlo a te mi sembra strano!) fra templi, ville, case popolari, botteghe e osterie. Subito dopo la visita, via verso il cratere del Vesuvio! A Pompei due ragazzi in Vespa hanno cominciato a seguirmi, malgrado si fossero accorti che ero con i miei genitori e Arturo e che la nostra macchina fosse targata Firenze. Pensa che mi hanno seguita fino all’imbocco dell’autostrada! Poi mi hanno salutata con la mano e anche io ho ricambiato. Arturo mi ha fissata con uno strano sguardo ...

Il babbo ha parcheggiato a 800 metri di altezza: era una giornata limpida e abbiamo percorso un sentiero ammirando la solennità del vulcano e il golfo di Napoli. Purtroppo non siamo arrivati fino al bordo del cratere, perché la mamma era devastata dal caldo, così, per farla riprendere, ci siamo fermati lungo un sentiero fiancheggiato da ginestre profumate e pini.

La sera a letto presto, dopo aver mangiato una pizza strepitosa che il pizzaiolo ha fatto con maestria sotto i nostri occhi (ti mando la foto: ne avrei mangiata un’altra da quanto era buona, ti giuro!).



Nei giorni seguenti ci siamo dedicati alla visita “scientifica” di Napoli. Sai che il babbo è un instancabile viaggiatore e aveva programmato TUTTO nei minimi particolari. Io, sinceramente, avrei preferito visitare la città più all’avventura, perdendomi a girellare dove mi portava la fantasia, ma non è stato possibile. Il babbo, aiutato da Arturo, desideroso di rendersi utile, ci ha trascinato in un tour de force della città! La prima cosa che mi ha colpita è stato l’enorme traffico e la considerazione creativa dei semafori: il rosso qui non significa fermarsi per aspettare il verde! Incredibilmente, però, non ho visto nessun incidente, segno che sono abili nella guida! Abbiamo percorso tutto il decumano di Spaccanapoli, che taglia in due la città. Vedere questa spaccatura dall’alto è singolare (ci voleva la maestra Carmen, con i suoi cardi e decumani! Ti ricordi? Lei avrebbe sicuramente apprezzato!) e percorrerla a piedi è stato ancora più divertente: era tutto un susseguirsi di botteghe, palazzi nobiliari, statue, chiese, ma non solo … ci siamo persi fra gli odori del quartiere e la simpatia degli abitanti. Cos’altro ricordo? La maestosità di Piazza del Plebiscito; il Duomo di Napoli e la devozione dei napoletani per San Gennaro; Castel dell’Ovo, adagiato sul lungomare, e le sue leggende (ci credi che la mamma ha fermato una signora anziana per chiederle della leggenda dell’uovo deposto dalla sirena Partenope? Il bello è che la signora si è fermata e ce l’ha raccontata, in modo molto simpatico, parlando napoletano); il Maschio Angioino col suo arco trionfale; la Galleria Umberto I; le splendide maioliche del Chiostro di Santa Chiara e per finire non ci siamo fatti mancare nemmeno la visita alla tomba di Leopardi (qui ha insistito la mamma che, come sai, adora poeti e scrittori).

Stamani mi sono imbarcata per Ischia con un’esplosione di colori negli occhi. A pensarci bene, sarebbe stato bello rimanere qualche giorno in più, ma nuove avventure ci aspettano!  

Sono felicissima che tu abbia rivisto Stefano! Peccato tu sia così lontana, perché anche Riccardo sembra simpatico da quello che mi scrivi. J Avremmo potuto uscire tutti e quattro insieme ... Abbraccia Ciottolo da parte mia: tutto considerato, è solo merito suo se hai incontrato di nuovo Stefano. Adesso sono stanchissima e devo salutarti. Cercherò di scriverti ancora da Ischia! Baci, Pam

Pa🍎nia



"Pam & Mel", di Daniela Darone

Foto dii Rene Strgar da Pexels

venerdì 26 novembre 2021

Pam&Mel Pa🍎nia

Cara Pamela,

finalmente (?) ho cominciato la scuola. Penserai che stia vaneggiando, ma andare a scuola mi fa sembrare più normale la mia nuova vita.

A parte le lezioni mattutine, la mia vita sociale è abbastanza vicina allo zero. La mia classe è suddivisa in gruppetti chiusi agli estranei. Poi, se devo essere sincera, i miei compagni mi sembrano tutti molto impegnati a studiare; non credo abbiano molti interessi extrascolastici (io in compenso, per dedicarmi alla fotografia, ho preso il mio primo 3 a latino L). In classe si respira un po’ aria di menefreghismo reciproco: mors tua, vita mea. La lotta per l’esistenza, almeno da me, inizia a scuola … Mi manca la nostra vecchia classe, le battute, i bigliettini passati sottobanco, le chiacchiere. Quasi quasi mi manca anche il Romolini, guarda a che punto sono arrivata! Però non voglio scoraggiarmi. Devo solo impegnarmi a individuare nella mia classe qualcuno con cui sentirmi in sintonia. Conosci bene la mia passione per le liste e come potrai immaginare ho già fatto un elenco dei miei compagni e mi sono messa a osservarli: estrarrò dal cilindro la prescelta (o il prescelto, chissà! Gli amici maschi a volte sono i migliori. Quanto mi manca Giovanni!!!)  

Comunque, nonostante tutto, sono felicissima perché ho rivisto Stefano! Ti avevo scritto che non riuscivo più a incontrarlo, ricordi? Per giorni e giorni ho completamente perso le sue tracce: sembrava quasi avesse fatto apposta a cambiare strada per non incontrarmi. Un pomeriggio, presa dalla smania, ho deciso di portare Ciottolo a fare una bella passeggiata. Non credo che lui fosse felice che lo avessi sbarbato dalla sua poltrona preferita (stava russando come una sega circolare, Pam!), ma io avevo bisogno di calmarmi e sai che in sua compagnia spesso svaniscono i brutti pensieri e il nervosismo. Camminando, pian piano il mio umore è migliorato e ho pensato di arrivare fino al parco un po’ più lontano da casa mia, dove c’è un’area dedicata ai cani. Mentre ero lì, seduta su una panchina, con Ciottolo ansimante ai miei piedi per la lunga camminata, mi sono guardata distrattamente attorno e l’ho visto. Poco distante c’era Stefano, con un suo amico: si allenavano con degli attrezzi del percorso vita. Sono stata a guardarli mentre facevano le parallele, la panca inclinata, il sollevamento sulle braccia. Mi sentivo al sicuro, perché ero parzialmente coperta da un albero e poi loro erano molto impegnati e non facevano caso a chi c’era nei paraggi. Così ho potuto osservarlo con calma, col fiato sospeso per l’emozione, mentre mi domandavo se andare da lui a salutarlo o no. Ho proprio deciso che mi piace, Pamela, e butto quindi alle ortiche il proposito di pensare solo a me e alle cose che mi piacciono. Quando sono arrivata qui avevo un solo piano: non volevo innamorarmi. Volevo seguire il consiglio della mamma, che non fa che ripetermi che a questa età siamo innamorate dell’amore, non di qualcuno in particolare. Comunque, amore o no, quando ho visto che si stavano rimettendo la felpa e riprendevano le loro sacche, ho trascinato Ciottolo fuori dal recinto cani e sono andata a salutarlo. Non avevo pensato nemmeno a cosa dirgli, tanto ero in confusione! Ci siamo, per così dire, imbattuti l’uno nell’altra.

“Deve essere un destino, mi sa”, ho cominciato con un sorriso.

“Ehi! Che ci fai qui, Melania?”

Sono trasalita quando ha pronunciato il mio nome! Ero sicurissima di non averglielo detto! Lui deve aver indovinato i miei pensieri perché ha sorriso.

“So il tuo nome perché lo avevi scritto sulla copertina del tuo enorme vocabolario di greco … un accorgimento insensato: chi vuoi che abbia intenzione di rubartelo?! Lui è Riccardo”, ha aggiunto subito dopo, presentandomi il suo amico.

Io e Riccardo ci siamo stretti la mano, mentre Stefano si chinava a fare una carezza a Ciottolo che, da quel cuore d’oro che è, ha dimostrato di gradire molto, tanto che si è pure ribaltato su un fianco emettendo dei grugniti di soddisfazione.

“Strano che faccia così. Di solito è un duro: non ama le smancerie di chi non conosce.”

“Oh, sì, si vede … un vero cane cattivo da combattimenti …”, ha commentato Stefano sorridendo, continuando a fargli i grattini sulla pancia. “Gli animali hanno un istinto fortissimo: lo capiscono quando hanno a che fare con persone affidabili.”

“Oh … quindi sei affidabile.”

“Moltissimo. Tanto che io e Riccardo ti scorteremo a casa, signorina.”

Io ero super felice ovviamente e lungo la strada gli ho chiesto come mai non ci eravamo più incontrati. Lui mi ha detto che ha avuto la febbre e quindi non è andato a scuola. Volevo chiedergli del perimetro, del rumore marrone, di un sacco di altre cose, ma il fatto che ci fosse Riccardo mi bloccava un po’. Riccardo comunque è stato carino, mi ha raccontato che lui e Stefano hanno parecchi interessi in comune e si allenano spesso insieme. Davanti a casa ho superato la timidezza, ho tirato fuori dallo zainetto una penna, gli ho preso la mano e gli ho scritto il mio numero di cellulare sul palmo. Lui ha sorriso in un modo carino.

“Bastava che mi facessi squillare il cellulare e avrei avuto automaticamente il tuo numero, baby boomer.”

“Oh … ma certo, dai, che sciocca!”

“Però così è molto più bello, perché devo stare attento a non cancellarlo, magari lavandomi le mani … è una cosa nuova e mi piace. A presto Melania.”

Io e Ciottolo siamo rimasti a guardarli mentre si allontanavano e poi siamo rientrati a casa: ho devastato il mio cagnolone di coccole, per ringraziarlo di essere stato così adorabile con Stefano, mentre Ninja, sentendosi esclusa, faceva l’offesa.

Ti attacco qui in fondo alla lettera due foto artistiche fatte col cellulare: in una c’è Stefano che si allena (l’ho fotografato di nascosto!), in una Ciottolo.

Ti mando un abbraccio Pamela. Spero che tu e Arturo vi divertirete in vacanza: prendi positivamente il cambiamento (detto da me, è il consiglio dell’esperta e sei costretta a seguirlo! J). Vedrai che sarà stimolante visitare dei posti nuovi e poi Napoli deve essere bellissima! A presto, Mel

Pa🍎nia






 

"Pam & Mel", di Daniela Darone

Foto di Daniela Darone

mercoledì 3 novembre 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

In partenza per le vacanze!
                                                            
                                                                                                                                Luglio 1986

Cara Melania,

questo Stefano di cui mi scrivi sembra simpatico, e secondo me gli piaci! Altrimenti perché coinvolgerti in tutte quelle chiacchiere? Fammi sapere se hai scoperto qualcosa su quel rumore marrone di cui mi hai parlato … mi sto scervellando per cercare di capire cosa sia! In realtà ti confesso che questo ragazzo mi sembra pure un po’ strano, perché non ho mica capito cosa intendeva quando diceva che cerca di “definire il perimetro” … magari saranno cose di voi ragazzi del “futuro” che io non posso capire! (O forse non ha tutte le rotelle a posto …)  

Per la scuola, amica mia, mi sa che sei impazzita! Stai facendo un bel salto (faticooooso temo) ma ti conosco: so quanto puoi essere determinata (o testarda?) e quindi sono sicura che la spunterai. In fondo è una bella opportunità per te. Se devo essere sincera, ti ho sempre immaginato come una futura maestra!

Ti racconto un po’ di me adesso. Qui è allerta rossa: da un po’ di giorni Mauro è sempre scorbutico e non capisco cosa abbia. Oggi ero meno paziente del solito e quindi a un certo punto, a una ennesima risposta storta, mi sono scocciata (eravamo rimasti solo lui e io alla compagnia, a chiacchierare sulla panchina): senza dire più una parola mi sono alzata e mi sono avviata a casa, dopo avergli lanciato un’occhiataccia! Lui allora mi è venuto dietro col motorino, seguendomi per la strada, e pregandomi di scusarlo, dicendo che altrimenti ci sarebbe stato malissimo e che lo stavo facendo soffrire molto. Ha detto che voleva dirmi una cosa e nello stesso tempo non me la voleva dire e, dopo aver tergiversato un bel po’, ha confessato che gli piace una mia amica, molto amica. Mentre diceva tutto questo mi lanciava lunghi sguardi, così ho capito che in realtà voleva riferirsi a me! Provvidenziale è stata la mamma che si è affacciata alla finestra, dicendomi di salire perché la cena era pronta! Salva per un pelo! Non avrei saputo cosa dirgli. Mi dispiace quando non ricambio qualcuno, ma d’altra parte mica mi posso mettere con lui solo per non farlo stare male, no?

Comunque il problema, almeno per ora, non si pone, perché domani partiamo per le vacanze. Quest’anno spiaggia e mare diversi, contrariamente alle nostre solite abitudini. Staremo qualche giorno a Napoli e poi ci imbarcheremo per Ischia. Sono contenta di partire e di vedere posti nuovi, ma nello stesso tempo mi mancherà il gruppo di amici di Tirrenia. Andremo in macchina: per la mamma sarà un viaggio campale! Per lei cento chilometri sono più che sufficienti, figuriamoci farne più di quattrocento!

Il babbo ha fissato un albergo a poca distanza dal porto, in modo che sia comodo per imbacarci quando andremo a Ischia. La novità è che con noi verrà anche mio cugino Arturo. Spero che andremo d’accordo. Non abbiamo mai fatto una vacanza insieme, ma quest’anno i miei zii non possono partire per motivi di lavoro e allora i miei genitori si sono offerti di portare Arturo con noi. Incrociamo le dita! Arturo è simpatico, ma a volte è un po’ “troppo”: troppo intelligente, troppo bravo a scuola, troppo impiccione, troppo sicuro di essere il depositario della verità assoluta. Ah, povero Arturo, come sono cattiva! Chissà cosa penserà lui del fatto di passare due settimane insieme a me?

Adesso vado a preparare la borsa per domani. Ti scriverò da Napoli o da Ischia.

Baci, Pam       

Pa🍎nia



"Pam & Mel", di Daniela Darone
Foto di KoolShooters da Pexels

martedì 21 settembre 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

Cara Pamela,

sono nei guai, per vari motivi. Te li elenco, perché così cerco di mettere ordine nelle mie idee.

Ho deciso per la scuola, ma sono comunque piena di dubbi. Ho pensato di cambiare e di iscrivermi al liceo classico. Sai che era una delle possibilità che avevo preso in considerazione quando dovevamo scegliere la scuola, per quell’idea che avevo di diventare un’insegnante. Visto che è un proposito che non ho abbandonato, ho deciso di buttarmi. Ci provo, con un pizzico di follia, anche se non sarà facile: devo recuperare latino e greco, di cui so poco (dico poco e non nulla perché ho cominciato a prendere lezioni private per sostenere gli esami per l’ammissione. Meno male che la nostra vecchia professoressa delle medie ci aveva insegnato un po' di latino!).    

Quel tipo di cui ti ho parlato, ricordi? Quello che mi piace e che incontro ogni giorno? Quello che conosco solo di vista? Beh, finalmente l’ho conosciuto e, ora che ci ho parlato, non faccio che pensarlo. In realtà è successo tutto per caso una mattina. Ci siamo incrociati, come al solito: io camminavo normalmente verso l’edificio dove faccio lezione, lui correva in senso opposto al mio, con lo zaino che gli rimbalzava sulla schiena e stretta nella mano la maniglia della solita cartellina da cui sbuca sempre una lunga riga. Deve essere un ritardatario cronico perché non c’è giorno che cammini normalmente. Insomma, per schivare una signora e il suo cagnolino, ha scartato velocemente verso di me, continuando a correre. Solo che la riga si è infilata fra la tracolla della mia borsa e il mio fianco, lui non se ne è accorto lì per lì e ha proseguito, ma subito dopo entrambi abbiamo sentito uno strattone e ci siamo dovuti fermare: la riga si è spezzata, il manico gli è rimasto in mano e la cartellina è volata via, atterrando ai miei piedi! Lui ha guardato prima la sua riga spezzata e poi me, con la faccia stralunata.

“NOOOO ... ma che fai? Ora come faccio per il compito?”

“Guarda che hai fatto tutto da solo! – gli ho risposto un po’ indispettita – a momenti mi infilzavi con quella riga!”

“Scusa. È che sono in ritardo …”

“Sai che novità!”

Gli è apparso un mezzo sorriso, mentre sentivamo suonare la campanella della sua scuola.

“Un altro ritardo … il prof mi ucciderà. Vabbè, entro alla seconda ora e aspetto che apra la cartoleria. Almeno compro una riga nuova.”

Non sapevo bene cosa fare dopo questo scambio di battute. Ovviamente me ne sarei dovuta andare, ma non ne avevo voglia, anche perché, mi sono detta, quando mi ricapita un’occasione così? Quindi, dato che ero in ampio anticipo come al solito (dici che non siamo compatibili? È già un segnale di allarme?) gli ho detto che sarei rimasta con lui a fargli compagnia finché non apriva la cartoleria. Quindi posso dirti che si chiama Stefano, fa la quarta e mi ha detto che va al CAT (non sapevo cosa fosse e mi sono limitata ad annuire come se avessi compreso tutto. In realtà sono andata a controllare su internet appena sono rimasta sola: è il nostro vecchio istituto tecnico per geometri). Mi ha raccontato che abita vicino alla scuola ma, nonostante questo, arriva perennemente in ritardo alle lezioni! I suoi escono presto di casa per andare al lavoro e lo svegliano per tempo, ma lui puntualmente si riaddormenta ed è poi costretto a scapicollarsi. Gli ho chiesto come mai avesse sempre tanto sonno e lui ha risposto che la sera spesso va a correre. Gli ho fatto notare che fare sport dopo cena non sia il massimo per un buon sonno (oddio, come mi sono sentita nonna Abelarda subito dopo averlo detto!), ma lui non ci ha fatto caso. Ha alzato le spalle con noncuranza.

“Cerco di definire il perimetro.”

“Il perimetro?”

“Già. Sai cos’è, no? La linea di contorno, la misura …”

“So cos’è il perimetro, grazie …”

“Sì, certo che lo sai: con quel vocabolario di greco sottobraccio sei il ritratto della secchiona! Comunque hai ragione, ci metto sempre un secolo per addormentarmi, ma da quando uso una macchina per il rumore bianco va molto meglio ….”

Non ho potuto evitare di spalancare gli occhi e aggrottare la fronte e lui è scoppiato a ridere.

“Mi sa che tu non sei della mia generazione. Dimmi la verità, da quale epoca vieni? Scommetto che sei una baby boomer! Fammi indovinare, sei nata nel 1960?”

Sono diventata di tutti i colori e sono ammutolita.

“Tranquilla” - mi ha detto, strizzandomi un occhio – “a me lo puoi dire. Se però non vuoi farti scoprire, comincia almeno a digitare sul cellulare coi pollici. Scrivono con l’indice solo le vecchiette …”

In quel momento è arrivato il tizio della cartoleria a tirare su il bandone e lui a quel punto mi ha detto che doveva andare e che tanto ci saremmo scontrati di nuovo il giorno seguente.

Mentre mi riavviavo per la mia strada, un po’ confusa ed euforica, ho sentito di nuovo la sua voce e mi sono voltata. Si era riaffacciato alla porta del negozio e tutto sorridente mi ha detto:

“Scommetto che a te piacerebbe il rumore marrone, baby boomer! Un giorno possiamo ascoltarlo insieme!” – e subito dopo è sparito di nuovo dentro il negozio.

Solo in quel momento mi sono accorta che non gli avevo detto il mio nome! Ecco, ti ho citato tutto il nostro dialogo, parola per parola, dato che l’ho ripassato mentalmente almeno un milione di volte (se avessi ripetuto con la stessa frequenza le declinazioni latine adesso di sicuro le saprei meglio ...). Per tutto il giorno mi sono sentita allegra, ma anche un briciolino indispettita, chissà perché … e comunque la cattiva notizia è che da quel giorno non l’ho più visto (non è che ha cambiato strada per non incontrarmi più?!). Ecco. E ora mi mangio le mani perché potevo chiedergli dove abitava … vabbè, mica andavo sotto casa sua … in realtà sì, ci sarei andata, facendo finta di passare di lì come per caso … almeno per vedere il suo campanello, o il portone dove entra, o per cercare di indovinare quali fossero le sue finestre … però la cosa più ovvia sarebbe stata dargli il mio numero di cellulare, visto che era entrato in argomento … e accidenti! Il fatto che sapesse che digito i messaggi con l’indice vuol dire che mi ha tenuta d’occhio quando ogni giorno ci incontravamo e che forse devo sembrargli almeno un po’ carina … anche se a pensarci bene, ti viene da osservare anche qualcuno che giudichi parecchio strano … oh mamma, sto impazzendo! Dimmi sinceramente: sragiono? Più che le classiche farfalle nello stomaco tipiche dell’innamoramento, mi sembra di avere nel cervello un criceto che corre sulla ruota!

Ti mando un grande abbraccio amica mia, Mel

P.S. Non stare ad arrovellarti e non piangere più per me: io e te, vicine o lontane, resteremo sempre amiche. Anzi, sorelle. E comunque non c'è niente di definitivo!

Pa🍎nia


Ti mando questa foto del lenzuolo marrone del mio letto. Quando sono tornata a casa e l'ho visto, ho subito ripensato a Stefano: secondo lui a me piacerebbe il rumore marrone! Ma cosa sarà? Non ho voglia di cercarlo su internet ... mi voglio tenere il dubbio. Quando lo rivedrò me lo farò spiegare da lui (spero sia una cosa romantica!)  






"Pam & Mel", di Daniela Darone
Foto di Anete Lusina (da Pexels)




lunedì 23 agosto 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

Foto di Jill Burrow (da Pexels)


                                                                                10 luglio 1986

Cara Melania,

nella tua prima lettera hai sollevato dei dubbi sul fatto di poter (o volere) tornare. Ho evitato finora di chiederti spiegazioni, tenendomi dentro la mia tristezza, perché temevo che tu mi dessi una risposta che non volevo sentire. Da quanto mi hai scritto e continui a scrivere, ho tanta paura che ormai tu sia in una “dimensione” diversa, strana e affascinante, e che non ci rivedremo mai più.

Nella tua ultima lettera mi dici di sentirti maturata e in effetti è vero. Mi sembra che tu stia cominciando a interessarti di cose che fino a un anno fa non ti sarebbero venute nemmeno in mente. Quindi, per rispondere alla domanda che mi hai fatto in chiusura della tua lettera, e cioè: “Sei felice, Pam?” ti rispondo che non so esattamente se mi sono mai soffermata a pensarci veramente e che tante volte mi sento su un’altalena: a volte felice, a volte triste, a volte preoccupata, a volte esaltata …. Però posso dirti che sapere che probabilmente non tornerai più mi ha fatto sentire veramente a terra e ho pianto spesso. Non voglio però che i miei sentimenti influenzino le tue scelte e penso che sia inutile disperarsi per qualcosa di cui non siamo sicure, per cui sarò per te la solita vecchia Pam e ti racconterò le cose di qui, di questa estate 1986.

Stamani sono stata dal prof., alla solita ripetizione di matematica: che strazio! Tornando a casa mi sono fermata al negozio di alimentari del babbo di Stella e lì davanti ho incontrato le altre ragazze (Stella, Carolina, Tam, Milena, Stefania). Mi hanno detto che sarebbero andate in piscina, così ho deciso di andare con loro. Non mi andava di rimanere da sola a casa senza fare niente tutto il pomeriggio! Sono entrata nel negozio e ho comprato una Fanta, un panino con la mortadella e un sacchetto di patatine. Poi sono corsa a casa a prepararmi.

Alla cassa della piscina c’era lo zio di Stella, che come al solito ci ha fatto entrare gratis. Abbiamo piazzato gli asciugamani in un punto strategico nel prato: sotto a un albero che faceva un po’ di ombra e abbastanza vicino alle vasche, e siamo andate subito a tuffarci. Faceva un caldo!  Poi siamo uscite e ci siamo messe a mangiare i nostri panini, chiacchierando e leggendo dei giornalini. A un certo punto ho visto poco più in là Carlo e lo abbiamo chiamato: era da solo e non gli è parso il vero di stare con noi. Visto che stavamo leggendo Cioè e non ci sembrava niente di interessante per un ragazzo, abbiamo pensato di giocare a carte. Lui, mentre mescolava il mazzo, ci ha detto che stava aspettando Flavio e Gianni, che dovevano raggiungerlo. Non aveva finito di dirlo che ci fa: “Ah, eccoli!”.  Io sulle prime ho pensato a uno scherzo (in realtà volevo anche “strozzare” Stella che ridacchiava: pensavo che avesse raccontato a qualcuno che mi piace Flavio!) e non mi sono nemmeno girata e invece c’erano davvero! Credo di essere diventata di tutti i colori prima di riprendermi dalla sorpresa! Si sono messi vicino a noi con i loro asciugamani e abbiamo iniziato a giocare tutti insieme. Quando è stato il turno di Flavio di mescolare il mazzo gli è cascato di mano e le carte si sono sparse qua e là. Lui le ha recuperate, ma gliene era sfuggita una. Così l’ho presa e gliel’ho porta. Lui mi ha fatto un sorriso bellissimo, ha sfiorato la mia mano per prenderla e mi ha detto “Oh, grazie”. Mel, mi è sembrato di sentire una scossa elettrica! Ma sono riuscita a rimanere tranquilla e a fargli un sorriso, rispondendo “Oh, prego”. È stato un bel momento, anche se breve. I ragazzi poi hanno giocato a calcio per un po’, mentre noi prendevamo il sole, e dopo abbiamo fatto un tuffo tutti insieme.

Gianni e Flavio hanno cominciato a fare finta di affogarci: mentre ero in acqua, attaccata al bordo della piscina, Flavio è venuto dietro di me e si è attaccato negli stessi punti, vicinissimo alle mie mani, in modo che in pratica mi stava quasi abbracciando. “Prendi il respiro perché ti faccio restare sotto”, mi ha mormorato all’orecchio. Difficile da fare, visto che respiravo a fatica dall’emozione! Mi ha buttata giù e mi ha messo le gambe attorno alla vita per tenermi sott’acqua (non preoccuparti Mel, mi ha lasciata quasi subito! Mica volevano affogarci davvero!). Allora poi mi sono “vendicata” buttandolo giù io, ma mentre era sotto mi ha afferrato una caviglia e ha portato giù anche me. Mentre risalivamo in superficie ho aperto gli occhi sott’acqua e ho visto che mi stava guardando. Eravamo rimasti soli perché Stella e Gianni erano poco più in là a fare una battaglia di schizzi. Mi sentivo in imbarazzo, perché era calato un silenzio un po’ strano, così ho detto qualcosa senza stare molto a pensarci. “Sai che il tuo nome deriva dal latino e vuol dire biondo?”, gli ho chiesto, sentendomi subito dopo un po’ stupida. “Davvero? E tu come fai a saperlo?” mi ha chiesto lui. Volevo rispondergli che avevo cercato il significato del suo nome perché lo penso sempre (l’ho visto sul dizionario dei nomi di Candy Candy che ho conservato: sai che vergogna dirgli che lo avevo trovato lì?), ma invece l’ho buttata sul ridere e gli ho chiesto: “Ma come? Non sai che sono la “nomologa”? Conosco il significato di ogni nome. Il mio, per esempio, significa “tutta dolcezza”. Lui mi ha guardata sorridendo e ha detto che era un bel significato. Subito dopo sono arrivati Stella e Gianni e il momento magico è svanito.

Però, ecco, oggi sono stata felice, sempre per rispondere alla tua domanda. Ma ieri invece, che ero tutta sola perché le altre erano in piscina (col fatto che non pagano ci vanno quasi tutti i giorni! Hanno preso una fissa!) ero triste e non ho avuto nemmeno il coraggio di andare alla compagnia! Le ragazze andranno in piscina anche domani, ma io non ne ho voglia. Voglio andare alla compagnia domani, in tutti modi, anche se sarò da sola. Mi devo fare coraggio, anche se non ho le mie amiche a farmi da spalla. Anche perché risulto simpatica, quindi perché dovrei farmi intimidire? In fondo potrei sempre trovare Beatrice lì e cercare di conoscerla meglio … te la ricordi? È un po’ sopra le righe a volte, ma è simpatica. Secondo te perché mi intimidisco quando sono sola? Ti sembra normale?

Beh, chiudo adesso, perché devo andare a fare un sacco di esercizi di matematica. Tu non studiare troppo, mi raccomando, e non perdere un po’ di sana leggerezza. A proposito, non fare la furba: nella prossima lettera esigo notizie di questo ragazzo di cui non sai nemmeno il nome, ma che ti piace!

Baci, Pam 

Pa🍎nia


"Pam & Mel", di Daniela Darone

domenica 16 maggio 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

Siamo tigri, Pamela! Questa è la foto del disegno che mi ha regalato Arturo.  

Cara Pamela,

come sono stata felice di ricevere la tua lettera! Come stai? Sapessi che nostalgia mi prende in dei momenti! Vorrei poter essere di nuovo con te e poter vedere questo Flavio di cui mi scrivi, che evidentemente ti ha proprio rubato il cuore! Ho attaccato in camera mia l’immagine delle “Tre Grazie” di Rubens che mi hai mandato. Ogni tanto la guardo e mi sembra rappresenti un ponte di collegamento fra noi, il segno tangibile che non mi sono sognata la mia vita di prima. Ma basta, non voglio stare a lagnarmi. Qualcosa di interessante ho fatto anche io e voglio raccontartelo.

Adele sta diventando la mia migliore amica (di qui, ovviamente. Non fare il broncio: sai che, più che un’amica, ti considero una sorella) e così passiamo molto tempo insieme. Più volte sono stata a casa sua e lei è venuta da me. Ho avuto così occasione di conoscere i suoi genitori (Mauro e Maddalena), che sono molto più aperti e festaioli dei miei (non ci sono quasi più le mamme dei nostri tempi, ora sembrano tutte eternamente giovani e vestite come ragazze!) e suo fratello Arturo (si chiama come tuo cugino! Ma non chiedermi se è carino: fa la quinta elementare!). Il suo babbo è professore in un liceo e la sua mamma è una psicologa. Una sera mi hanno invitata a rimanere a cena da loro. È stata una cena diversa da come me l’aspettavo. Mauro, tutto sorridente, mentre inforchettava gli  spaghetti mi ha chiesto all’improvviso:

“E allora Melania, dicci un po’: sei felice?”

“Credevo fosse sua moglie la psicologa”, mi è venuto da rispondergli, sorpresa. Si sono messi tutti a ridere e mi sono stupita io stessa della mia risposta: non conoscendolo bene, a mente fredda, non mi sarei mai sognata di rispondere così, ma invece le parole mi sono proprio sgorgate di bocca, anche se subito dopo mi sono sentita un po’ sfacciata. Lui invece non ha fatto minimamente caso al mio inziale imbarazzo e ha risposto che in realtà lui si stupiva che  nessuno ci facesse delle domande così fondamentali! Sinceramente mi ha spiazzata! Secondo te, Pamela, cosa rende la gente felice o infelice? Mauro ha detto che nei paesi ricchi la felicità è in diminuzione, che ci sono sempre più malattie mentali, episodi di ansia e depressione, dipendenze da droghe …  Sua moglie, Maddalena, mi ha raccontato che si sono fatti strada dei fenomeni che mai ci saremmo sognati in passato: uno di questi si chiama Hikikomori: giovani che si isolano da qualunque relazione sociale e non escono più di casa, addirittura per anni! (A te non potrebbe MAI succedere, credo che se potessi abiteresti fuori, magari in un bosco, se non fossi così freddolosa. Sei il manifesto vivente di Walden e saresti stata un’ottima amica di Thoreau!). Insomma, questi ragazzi in pratica rifiutano la società e il mondo, perché non sanno adattarsi al sistema sociale, non si sentono in grado di sopportare la pressione e le aspettative della scuola e del mondo lavorativo. Da qui è nato un piccolo dibattito a cena, dove ci siamo chiesti cosa fosse più importante: l’unicità di una persona o la necessità di conformarsi a un gruppo? Io e Adele abbiamo detto che forse questi ragazzi sono particolarmente introversi, o forse si rinchiudono in casa per ribellarsi a una società che non approvano. Secondo Maddalena però non è un buon metodo per protestare contro qualcosa che non condividi: bisogna avere il coraggio delle proprie idee e, se occorre, bisogna trovare la forza di prendere in mano la situazione e cercare di cambiarla. Già, è vero, le abbiamo viste sui libri le foto delle manifestazioni contro la guerra del Vietnam o le dimostrazioni non violente di Martin Luther King! Ti ricordi? Maddalena dice che anche in questo periodo ci sono esempi di ragazzi che si impegnano per portare avanti le proprie idee, ma che molti invece sembrano un po’ apatici e disinteressati alle grandi questioni del mondo. Forse a volte manca un po’ di spirito critico, la capacità di pensare con la propria testa o semplicemente la voglia di farlo. O forse ci manca il tempo. Penserai che sia impazzita. Eppure è vero. Quello che ho notato in questa società è proprio la mancanza di tempo. La pressione e la competizione scolastica sono aumentate tantissimo e non abbiamo tempo per coltivare altri interessi che potrebbero regalarci una vita equilibrata. Adele dice che i ragazzi hanno perso il piacere di imparare perché sono ossessionati dall’ansia per i risultati, sono sempre a paragonarsi agli altri (non solo sulla scuola, ma su molte altre cose). Lei per esempio è molto brava, ma studia tantissime ore al giorno e mi dice che nella sua classe i meno bravi si convincono di essere delle schiappe e si annodano in una spirale di bassi risultati e scarsa autostima. La missione impossibile, sembra, è far capire ai professori che caricano gli studenti di troppi compiti. È chiaro che non sono tutti così, ma quando perfino Arturo mi ha detto che passa quasi tutto il fine settimana a fare le lezioni, capisci che forse qualcosa da rivedere c’è! Io non ricordo di aver mai studiato così tanto alle elementari! Un suo amico che va già alle medie è messo molto peggio e ha addirittura dovuto lasciare il basket.

Anche i genitori di Adele pensano che la scuola dovrebbe lasciarci più tempo libero nel pomeriggio e che studiare e basta non farà di noi delle persone migliori, anzi! Mi hanno anche spronata a cercare la cooperazione fra compagni di classe, perché Maddalena mi ha detto che in questo modo sviluppiamo l’intelligenza cognitiva, emotiva e la capacità logica. E impariamo a lavorare in gruppo: sembra sia un’abilità richiesta in questi anni. Ci serve acquisire capacità di elaborare le informazioni, spirito critico e creatività.    

Mauro sostiene da tempo che sarebbe utile seguire i metodi delle scuole del nord Europa: non hanno verifiche o interrogazioni (tante volte i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, per vari motivi, non sono molto oggettivi …) e non fanno lezioni frontali: la relazione centrale è fra gli studenti, che svolgono lavori di gruppo e sviluppano dei progetti, supportati dai professori. Anche le scuole che seguono il metodo Montessori (ce ne sono tante nel mondo e, assurdo, poche in Italia!) incoraggiano la partecipazione e la cooperazione e lasciano all’adulto il ruolo di osservatore e supporto per aiutare i ragazzi a sviluppare le loro potenzialità.

La scuola, negli anni, non si è rinnovata molto, ma ora forse avremmo davvero bisogno di un modello diverso.

Forse anche i professori sono in difficoltà. Magari qualcuno cerca anche di fare qualcosa di diverso e di cambiare qualcosa, ma sono a loro volta imprigionati dalla burocrazia. Forse dovremmo essere noi stessi e i nostri genitori a chiedere una scuola diversa, a proporre un’alternativa … chissà, magari basterebbe ridurre gli alunni per classe, ma servirebbero più soldi da investire nella scuola (mentre invece qui mi dicono che negli ultimi anni i vari Governi hanno tagliato i fondi proprio alla scuola e alla sanità pubblica).  

Ma sto tergiversando! Parlavamo della felicità e, insomma, alla fine siamo arrivati alla conclusione che è proprio vero che i soldi, per essere felici, non contano, o meglio, contano solo per quelle persone che non arrivano a fine mese, come si dice. Le cose davvero importanti sono le relazioni fra le persone. Purtroppo però oggi è più difficile stabilire relazioni soddisfacenti: i giovani sono più soli rispetto ai nostri vecchi tempi e hanno difficoltà a fare amicizia. Anche perché ho scoperto che noi ragazzi siamo una specie in via di estinzione, proprio come le tigri! Mauro mi ha detto che oggi i ragazzi sotto i 18 anni in Italia sono circa dieci milioni (il 16% dei residenti!). La popolazione è invecchiata cara Pamela e nascono meno bambini (questo vuol dire che ho anche meno possibilità di trovare un ragazzo carino di cui innamorarmi. Forse dovrò accontentarmi! Scherzo, dai! Nella prossima lettera ti racconterò proprio di un tipo che incontro ogni giorno … anche se ancora non lo conosco e non so nemmeno come si chiama!).

Cara Pam, ho cercato di riassumerti come meglio potevo questa strana cena, durante la quale mi sono sentita grande, ma impreparata per gli argomenti di cui abbiamo parlato. Ascoltavo e cercavo di capire, ma mi rendo conto che mi mancano delle basi. Cercherò di costruirmele, di chiedere, di essere curiosa in modo da capire come funziona questo nostro mondo. Fra qualche anno andremo a votare, Pam: sarà bene avere le idee chiare.

A proposito, con i corsi di storia moderna che stiamo facendo al Campo Base, posso assicurarti che dal 1945 in poi ne sono successe di cose interessanti. Ogni tanto, quando hai tempo e voglia, sfoglia quei libri di scuola, nei quali le sottolineature arrivano solo alla seconda guerra mondiale … vai avanti a leggere fino alla fine del libro per conto tuo. Interessati! Fai domande!

Ho paura di sembrarti noiosa con questi discorsi. Tu nelle tue lettere sei sempre così carina e spumeggiante. Non so cosa mi sia successo: mi sembra di sentirmi più “grande”. Forse il cunicolo spazio tempo che ho attraversato per arrivare qui mi ha lasciata uguale nell’aspetto, ma a volte temo di essere diventata più grande di qualche anno come intelletto. Questa idea mi inquieta un po’ … a volte sospetto che dentro di me “viva” una donna matura e che qualcosa non sia andata per il verso giusto nel “trasferimento”. Secondo te è possibile? I miei dicono di no e che anzi, è normale maturare alla nostra età.

Ah, quasi mi dimenticavo di farti una domanda importante: allora Pam, dimmi, sei felice? Ricordami di chiedertelo spesso amica mia!

Baci, Mel

 

Pam & Mel, di Daniela Darone