CARA NONNA, TI PRESENTO I MIEI PROF
Cara nonna,
ieri ci è arrivata la tua cartolina da Sarlat-la-Canéda! Sembra un paesaggio da
fiaba, con quelle strade acciottolate e i muri di pietra: lo adoro! Vedere la
tua calligrafia così elegante e leggere le tue righe affettuose mi ha fatto
venire voglia di scriverti. Quindi, eccomi qui.
Oggi è domenica, ho appena finito di studiare e non so come passare il resto della giornata. La mamma e il babbo sono a lavorare. Già vedo i tuoi occhi che si allargano per la sorpresa! Il babbo ancora non ha trovato un vero e proprio lavoro, e di solito quando è in casa si aggira come un leone in gabbia, per cui siamo sempre tutti contenti quando si decide a uscire e possiamo respirare un po’. So che non ti arrabbierai se ti scrivo così del tuo “bambino”, perché sai anche tu quanto possa diventare peso quando vuole, ma ovviamente gli vogliamo tutti un mondo di bene, perché quando è allegro è come se portasse il sole dentro casa. Purtroppo, nonna, devo confessarti che ultimamente il babbo ha sempre il muso, ma in questi giorni Andy (il babbo delle sorelle Felicità) gli ha chiesto una mano per riparare un recinto al maneggio. Dice che ovviamente lo pagherà, e finalmente il babbo potrà avere la mente occupata in qualcosa: sai come gli piace aggeggiare e quanto è bravo!
Io, come sai, ho iniziato la scuola.
Ancora non mi sono fatta un’idea precisa sui miei compagni: mi sa che ci vorrà
del tempo, però intanto ti presento i miei prof.:
La prof. di
arte Manzini: la sua frase tipica mentre pitturiamo è: “non potete fare questi
sguausc”. All’inizio pensavo fosse un termine tecnico di cui tutti erano a
conoscenza e io no. Serena invece mi ha detto che è un termine coniato dalla
prof per indicare una pennellata disordinata e data senza amore … a parte
questo, sa sempre di naftalina, nonna, e ha un sedere enorme che ogni tanto ci
vediamo in primo piano quando si china a vedere qualche disegno sui banchi. INQUIETANTE!
La prof. di
matematica e scienze: la pericolosa Barzi. Io la chiamo “linea retta”, perché è
magra, alta, con una crocchietta nera vecchio stile, “divisa” di ordinanza:
tailleur grigio chiaro alternato a tailleur grigio scuro. Ci aspetta quasi
tutti i giorni all’entrata della scuola, con la bocca a linea orizzontale
incassata in una faccia quadrata, che fa a cazzotti con gli occhialetti da
gatta che porta sul naso. Niente sorriso, niente ghigno. È SE-VE-RA!
Il prof. di
musica Pieri: giovane, orecchino e coda di cavallo. È forte! Dovresti vedere il
Vile come si esalta quando il Pieri mette piede in classe. Sinceramente,
rispetto all’anno scorso, una pacchia. Lui di solito ci parla della storia
della musica: rock, jazz, blues … diciamo che spazia molto. Porta la chitarra
in classe, ci fa ascoltare la musica e riconoscere i vari generi. Poi ci sta
pure che ogni tanto tiriamo fuori dallo zaino il flauto e ci mettiamo a
zufolare Fra Martino, però ci sta, no? 😉
Prof. Di
educazione fisica Crispi: rotonda e bassa come una palla! Non fa che urlarci
che siamo lenti! Beh, un po’ di moto farebbe bene anche a lei! Serena è
terrorizzata dalle sue lezioni: le fanno spesso male i piedi e preferirebbe
evitare simili sforzi brutali. Sai, lei è abituata ai movimenti aggraziati, e
ha sempre paura di farsi male (sempre per gli sport che ci vuole far provare la
professoressa e che Serena detesta!). La prossima volta abbiamo in programma il
salto in alto e Serena ha già detto che si giustificherà simulando un forte mal
di pancia!
Il
prof. di spagnolo Victor Ruiz Gallardo (“Gagliardo”, come lo abbiamo
ribattezzato noi): ancora non l’ho inquadrato bene. A volte mi sembra viva in
un mondo tutto suo. Ci consiglia di vedere i cartoni animati di Pocoyo in
spagnolo su Youtube, ci fa imparare delle canzoncine da bambini dell’asilo e
quando c’è lui dobbiamo attaccare un foglio alla porta di classe e segnare
tutti quelli che escono per fare pipì. L’anno scorso ci sono stati degli
episodi di vandalismo nei bagni della scuola, quindi lui segna tutti i nomi di quelli
che durante le lezioni vanno in bagno, così se poi succede qualcosa può dire con
sicurezza chi aveva chiesto di uscire. Geniale, eh? Peccato che ci siano altre
classi e altre sezioni che non fanno la lista dei piscioni, quindi io per
sicurezza, quando c’è spagnolo, preferisco tenermela e farla all’ora dopo! Non
vorrei rischiare di essere incolpata senza motivo di stupidi atti di vandalismo!
Non riesco proprio a capire che gusto ci trovino a danneggiare la scuola. E
quando devono andare in bagno, a chi fanno dispetto, se non a loro stessi?
Comunque nel complesso è un bravo prof: comprensivo e non troppo severo con i
voti (e soprattutto è madrelingua!).
Prof. di
tecnologia Regoli: non so se ti ho mai detto che odio questa materia e la
vorrei cancellare dalla faccia della terra. Non dico che non sia (a volte)
interessante, ma tutte queste assonometrie isometriche mi alienano! A parte
questo, la prof. spesso se la ride da sola, specie quando siamo chini sui
banchi a disegnare con righe e squadre. Segno che anche lei, per resistere,
fugge in un mondo tutto suo, oppure, dubbio amletico, ride sadicamente dei
nostri sforzi?
La prof. di
inglese Vignasco, detta anche “Bozzola”, è il pezzo forte. A me fa tenerezza ed
è una brava professoressa, ma onestamente è un po’ svanita. In classe hanno
inventato addirittura un gioco chiamato Bozzola’s game. Consiste nel
cronometrare il compagno che riesce a stare in piedi più a lungo in classe
prima che lei gli dica di sedersi! Durante la lezione uno si alza, fa finta di
andare ad appuntare un lapis al cestino, o cose così, fino a che lei non dice
“sit down, please!”. Hanno stilato una classifica e tutto il resto e i partecipanti
sono tutti segnati su un foglietto con i rispettivi tempi e record personali
(non inorridire! Io non partecipo! Solo i maschi fanno questo gioco e comunque,
se anche fossi un maschio, non lo farei, perché la Vignasco mi sta simpatica.
con quell’orribile rossetto rosa che le macchia perennemente i denti!). Il
bonus, in classe nostra, è che da un lato dell’aula abbiamo una colonna:
l’altro giorno un mio compagno si è nascosto dietro questa colonna ed è
riuscito a battere tutti i record. Durante l’intervallo c’è stata una bolgia
per capire se il tempo raggiunto era valido o no. Qualcuno diceva che aveva
barato! Se ti dicessi che a volte non mi viene da ridere ti mentirei, nonna.
Però ci sono momenti in cui la prof mi fa anche un po’ pena, tipo l’altro giorno
quando le hanno girato la cattedra e lei non trovava il posto per sedersi e
mettere le gambe! Ha continuato a guardare la cattedra con un punto
interrogativo negli occhi e alla fine ha preso la sedia e si è messa seduta
vicino alla lavagna! Poverina!
Quella
di religione invece, la Biondi, detta anche “la donna più felice del mondo”,
perché è sempre sorridente, ha il
silenziatore incorporato: ogni due minuti previene le chiacchiere e fa “sh-shhhh”,
anche se nessuno sta parlando, ovviamente sempre col sorriso sulle labbra. Il
Vile dice che è sempre così sorridente perché non guarda mai il telegiornale.
Avrà ragione? Lui comunque l’ha detto con la faccia seria. Magari dovrebbe
stare anche lui senza guardarlo, almeno forse sorriderebbe più spesso.
Per
italiano, storia e geografia abbiamo la Lorici: io l’ho soprannominata “la
buona”, perché mi sembra una donna dolce. Ci ha già annunciato che vuole farci
un po’ di lezioni di latino nel secondo quadrimestre, a beneficio di chi farà
il liceo. Non credo avrò problemi con lei, perché lo sai che italiano è la mia
materia preferita e che mi piace leggere, quindi sono l’alunna ideale di
qualunque prof di italiano della terra, o giù di lì!
Adesso devo lasciarti, ma ti scriverò presto. Aspetto con ansia che tu mi scriva del tuo viaggio in Francia. Un bacione nonna!
Ta praline, Clizia
Piego il foglio, lo inserisco nella busta e, in bella calligrafia, scrivo l’indirizzo della nonna. Adesso le alternative sono due: passare la giornata chiusa in casa in compagnia del mio meraviglioso bernoccolo che vira dal violaceo al verde e mi fa male solo a sfiorarlo oppure uscire a fare un giro e impostare la lettera. Se sono fortunata magari incontro qualcuno di classe mia e chiacchieriamo un po’. Dove potrebbero ritrovarsi i miei compagni? Forse ai giardini a San Francesco o su al circolo? Sicuramente non in piazza.
In un
mondo ideale attraverserei la strada, suonerei il campanello di casa Felicità e
uscirei con Serena. Peccato che lei invece sia a casa a sgobbare sui compiti,
perché è già sotto in alcune materie: le verifiche di inizio anno non le sono
andate molto bene. Tutte le volte che riportano una verifica o la interrogano è
sulle spine e spurga litri di sudore. O studia, o danza: non c’è spazio per
nient’altro nella sua vita.
Decido
di uscire e, dopo aver impostato la lettera, vado a curiosare fra i banchini
del mercato dell’antiquariato in piazza Mino. In realtà mi piacerebbe anche
rivedere Yukiko: è già un po’ che ci penso, ma non so come fare. Se almeno mi
avesse lasciato il suo numero di cellulare, avrei potuto mandarle un messaggio.
Forse potrei far finta semplicemente di passare di lì per caso. Magari sono
così fortunata da incontrarla mentre sta uscendo di casa o mentre rientra.
Il
vento ha spazzato via le nuvole minacciose di stamani e ora il cielo è terso e
limpido come un enorme foglio azzurro su cui scrivere. Qua e là ondeggiano
nuvolone spumose e placide: sembra che se la godano un monte a essere cullate
dal vento e dal sole. Lascio piazza Mino e affronto la salita di San Francesco
con determinazione fino a casa di Yukiko: chissà se è in casa.
Continua ...
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