COLORI
- E’ un tipo singolare mio
marito, non è così? – mi ha chiesto sorridendo la signora Giaele per
interrompere il silenzio che si era creato.
- Beh, sì, credo di sì …
E’ diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto …
Lei è scoppiata a ridere.
-Sì. E’ unico. Il suo modo di essere è la sua arma contro il dilagare dell’ignoranza, come dice lui. Ah, sì, è proprio l’ultimo dei romantici: merce rara, preziosa, come avrebbe detto mio nonno … - continua lei con aria beata - ah, ma questa è un’altra storia …
-Sì. E’ unico. Il suo modo di essere è la sua arma contro il dilagare dell’ignoranza, come dice lui. Ah, sì, è proprio l’ultimo dei romantici: merce rara, preziosa, come avrebbe detto mio nonno … - continua lei con aria beata - ah, ma questa è un’altra storia …
- Anch’io lo dico! Sì,
anch’io ho l’abitudine di dire “questa è un’altra storia”...
- Vedi? Siamo già entrati
in sintonia! Sento che diventeremo ottimi amici …oh, ovviamente non volevo dire
che non farai pace con i tuoi amici di sempre - si affretta ad aggiungere,
notando il mio sguardo che si fa malinconico. - Sai, in effetti ripensavo
proprio a quello che mi hai detto prima circa il tuo periodo “nero”. Voglio
farti vedere una cosa. Andiamo nel mio studio.
Così ripercorriamo a
ritroso i corridoi e ci troviamo di nuovo fra i quadri della signora Giaele. Mi
guida davanti ad un cavalletto e mi mostra un quadro raffigurante un magnifico
pagliaccio. E’ una festa di colori vivi e brillanti.
- Beh, che cosa ne pensi?
- E’ stupendo! E’ così
allegro! – rispondo rimanendo incantato a guardarlo.
- Sì, e pensa che l’ho
dipinto usando solo i colori primari. E a te piace dipingere? Pastrocchiare un
po’?
- Beh, me la cavo … - ho
risposto incerto, stringendomi nelle spalle, non sapendo dove voleva andare a
parare.
- Allora facciamo finta
che questa sia la tua prima lezione di pittura. Mentre aspettiamo che torni
Stefano divertiamoci a giocare un po’ con i colori. Dunque, devi sapere che ci
sono i colori primari – e così dicendo mi mette davanti tre tubetti: blu, rosso
e giallo – e che con questi colori possiamo crearne tantissimi altri. Ad
esempio il giallo e il blu danno …
- Il verde!
- Bravo! Sì, già, perché
non provi? Proprio qui, mescola pure in questo piattino … mmh mmhh – annuisce
guardando il risultato … queste combinazioni semplici le conosci già, vero?
- Sì, con la mamma e mia
sorella Clo a volte ci divertiamo a pasticciare.
- Bene. Allora stai a
vedere cosa combino adesso!
Si siede su uno sgabello e
comincia ad armeggiare con i suoi tubetti. Le sue dita corrono veloci ai tappi,
spremendo un colore, poi un altro, aggiustando in corso d’opera, fino a che sul
cartoncino non tratteggia una bella pennellata nera di un colore brillante.
Solo allora si gira sorridendomi.
- Beh, ecco qui: arte
astratta! Ho rappresentato il tuo periodo nero!
Io la guardo senza capire
e lei mi prende per mano e mi avvicina a se’.
- Hai visto quali colori
ho usato per ottenere il nero? – mi domanda, e senza aspettare la mia risposta
comincia a enumerarli contandoli sulle dita.
- Il rosso per esempio,
che è il colore della forza, un colore combattivo … il blu, che è il colore del
mare, del cielo, di tutto quello che ci riempie lo sguardo e che ci dà pace …il
verde, il colore dei prati dove ci sdraiamo per rilassarci pigramente, e il
giallo, il colore del sole, dell’ottimismo, della gioia. Ecco qua. Nessuno
riuscirà mai a spiegarci la vita meglio della pittura, Antonio: anche quando
hai un periodo nero, devi sforzarti di vedere oltre il colore che tu stesso hai
creato. Devi cercare di intravedere, oltre il nero, tutti gli altri colori
positivi della tua vita: la tua famiglia, la salute, il tuo essere bravo in
qualcosa, gli amici che hai e quelli che avrai. Tutto quello che il tuo cuore
sa vedere e capire.
Un lieve toc toc ci
interrompe proprio sul più bello, un attimo prima di aver potuto davvero
comprendere fino in fondo il discorso della signora Giaele. La testa di Stefano
fa capolino dalla porta semiaperta.
- Mamma, siamo tornati!
Oh, ciao Antonio – si affretta a salutarmi dopo avermi scorto – mi dispiace
molto averti fatto aspettare. Spero non ti sarai annoiato.
- Nemmeno per sogno, io …
ho fatto un ripasso sui colori! – tento di scherzare. Ma dentro di me sto
ancora cercando di ricreare l’atmosfera di pochi minuti fa, quando ero così
vicino a capire con il cuore qualcosa d’importante che però ancora la mente non
registra completamente. Vorrei ringraziare la mamma di Stefano come si deve,
farle capire che ho apprezzato le sue parole, il tempo che è stata con me,
dirle che cercherò come posso di aiutare Stefano. Ma la timidezza e la presenza
del mio compagno mi bloccano e riesco solo a mormorarle un grazie. Penso che
lei abbia capito, comunque, o almeno lo spero. La verità è che mi sento tutto
in confusione, scombussolato da questo strano pomeriggio. Mica mi sarò
innamorato di una mamma?
- Beh? Vogliamo andare a
studiare, Antonio? Abbiamo un sacco di lavoro da fare. I tre problemi dati
dalla maestra e uno speciale per te!
- Speciale? Che cosa
intendi?
- Beh – ha risposto,
aggiustandosi gli occhiali sul naso - se vuoi recuperare in fretta, devi
lavorare più del normale … quindi faremo un problema in più. L’ho preso dai
libri del babbo di quando andava a scuola. Poi per sicurezza lo facciamo
riguardare da lui.
– Caspita che fortuna!
Stefano ha preso proprio sul serio il suo ruolo!
Così siamo andati in
camera sua e il tempo è passato in un baleno. Stefano è molto bravo a spiegare,
capisco più lui di quando spiega la maestra! E poi è molto paziente e si è
messo pure a fare qualche battuta simpatica. Così risolvere quei problemi
insieme non è stata poi la fine del mondo. Il problema in più però non abbiamo
fatto a tempo a farlo perché si era fatto davvero molto tardi, così abbiamo
deciso che ciascuno di noi lo avrebbe fatto da solo dopo cena e lo avremmo
riguardato insieme il giorno dopo. Una specie di sfida insomma. Veramente dopo
cena non avevo nessuna intenzione di studiare, ma non volevo fare la figura
dello svogliato, così gli ho promesso che ci avrei provato.
Quando ci siamo salutati
Malinda mi ha accompagnato alla porta. Non aveva ancora smesso di piovere, così
mi ha accompagnato con l’ombrello fino alla macchina del babbo che mi aspettava
al cancello.
Lei e il babbo si sono
fatti un cenno di saluto attraverso il vetro.
- Sai cos’è la fiducia? - mi
ha sussurrato Malinda con aria grave poco prima di aprirmi la portiera. Al mio
cenno d’assenso ha mormorato - non dimenticarlo mai. Ora vai, o ti bagnerai tutto!
Non appena sono salito,
l’ho vista allontanarsi in fretta sotto il diluvio. Sono rimasto confuso una
volta di più. Cos’aveva voluto dire con quelle ultime parole? Il segreto di
dove era stato Stefano quel pomeriggio non me l’avevano rivelato, quindi …
forse però sapeva che la signora Giaele mi aveva parlato dei finti amici di
Stefano e voleva raccomandarmi di non parlarne con nessuno in classe.
- Allora com’è andata? –
mi ha chiesto il babbo sorridendo, ma con la faccia stanca. Era ancora vestito
da lavoro, quindi non aveva fatto in tempo nemmeno a passare a cambiarsi prima
di venire a prendermi.
- Sono esausto! E’ stata
una giornata zeppa! Ed ho ancora un problema da risolvere per domani ….
- Non sei l’unico! Ma che
hai fatto al naso? Hai una crosticina di sangue proprio qui … - fa lui,
chinandosi verso di me.
- Niente, niente – mi
affretto a rispondere io tirandomi indietro – mi è solo uscito un po’ di sangue
dal naso.
- E come mai?
- Ho sbattuto contro una
porta a casa di Stefano, sai come sono sbadato a volte … a proposito, lo sai
che …. – e inizio a descrivergli tutta la casa cercando di distrarlo, mentre mi
viene in mente la mamma che dice sempre “al babbo non la si fa! Non gli sfugge
niente!”. Magari glielo racconterò di quei ragazzi … o forse no … devo ancora
pensarci e ormai ho il cervello in tilt.
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