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martedì 1 ottobre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Terzo capitolo

 


GIORGIA E PIETRO

 

Qualcosa della mamma ho già raccontato. Beh, almeno della sua infanzia e di come perse il suo babbo. Forse proprio per questo è cresciuta piuttosto in fretta, con la testa sulle spalle e senza tante fantasie. Magari è stato il suo modo di aiutare la nonna: non crearle problemi. Dal puzzle dei mille racconti messi insieme dai ricordi di famiglia, so che dopo il diploma di ragioneria rinunciò ad andare all’università per cercare un lavoro. Fu assunta come impiegata in una ditta tessile di Prato, dove aveva fatto uno stage durante la scuola.

Fare la pendolare da Fiesole a Prato tutti i giorni, anziché essere un sacrificio, le piaceva. La nonna le comprò un motorino, con cui raggiungeva la stazione, e da lì prendeva il treno. Quello stipendio la faceva sentire grande, utile e orgogliosa di se stessa.

Con lo zio Dario era protettiva, sembrava voler compensare l’assenza di un padre; è grazie alla mamma che lo zio ha potuto seguire le sue aspirazioni. Lui l’ammirava così tanto che avrebbe voluto imitarla: fare una scuola tecnica e trovare lavoro, ma la mamma sapeva che lo zio ambiva a fare altro e così lo incoraggiò a iscriversi al liceo classico e a fare l’università. “Lasciamo tempo al tempo”, rispondeva la mamma a chi le diceva che sarebbe stato meglio che lo zio trovasse presto un lavoro. Fatto sta che il tempo le ha dato ragione: lo zio è diventato un professore di italiano e adora sua sorella, che l’ha sostenuto nel trovare la sua strada. 

Sull’infanzia del babbo, invece, aleggia un mistero. La faccenda è un po’ ingarbugliata e bisogna che andiamo per ordine, anche perché io stessa ci ho impiegato diverso tempo prima di capirci qualcosa, dato che la storia era, a detta della nonna Annalena, un po’ “scabrosa”. Dunque, la “nonna” Annie venne in Italia dalla Francia per studiare. Mentre era qui conobbe un uomo ricco e affascinante, molto più grande di lei, e se ne innamorò follemente. Quando Annie si rese conto di aspettare un bambino, quest’uomo realizzò con orrore improvvisamente due cose: la prima che si era completamente “scordato” di confessare ad Annie che era già sposato; la seconda che aveva urgenti e improrogabili affari da sbrigare a migliaia di chilometri di distanza … quando si dice che il tempismo è tutto nella vita! In quattro e quattr’otto sparì di circolazione. Di lui, a parte il biasimo di tutti, non è rimasto nient’altro. Ogni tanto ci penso e provo ad immaginarmelo: fantastico su dove possa essere e che vita stia facendo, ammesso che sia ancora vivo.

Annie decise di tenere il bambino e sua sorella maggiore Therese si precipitò a Firenze per aiutarla. Therese faceva la traduttrice e poteva svolgere il suo lavoro dove preferiva; d’altro canto i miei bisnonni fecero capire alle due sorelle che preferivano che non tornassero a casa in Francia, per non dare scandalo.

Dopodiché, quando il babbo aveva poco più di un anno, Annie un giorno uscì per andare al lavoro e non tornò più. Inghiottita dal niente. Nessuno ne seppe più nulla. È rimasto questo macigno sul cuore di Therese e del babbo: Annie si allontanò di sua spontanea volontà? O qualcuno le fece del male? Alla fine l’indagine fu archiviata e il babbo fu affidato a sua zia Therese, che diventò quindi la sua nuova “mamma”. Ripresero la loro vita: Therese era decisa a dare al bambino un’infanzia serena e lui, così piccolo e abituato da sempre a vederla, non sembrò risentire in modo grave della mancanza di Annie. Poi gli anni passarono, il babbo crebbe e iniziò, dopo il diploma, a lavorare come perito tessile nella stessa ditta dove lavorava già la mamma. A quel punto Therese decise che era giunto il momento di pensare un po’ a se stessa. Pochi mesi dopo, con le lacrime agli occhi per la commozione, ma determinata a concedersi di vivere la vita che desiderava, partì per un viaggio di sei mesi in Europa. Durante la sua vacanza telefonò ogni giorno e scrisse montagne di lettere e cartoline affettuose al suo Pietro, perché sentiva una forte nostalgia per quel “figlio” lontano, ma non tornò più a vivere a Firenze. Ogni volta che tornava si fermava per qualche mese, ma poi ripartiva. Visse un po’ qua e un po’ là, ma sempre, per così dire, con la valigia sotto il letto. Ora vive da quattro anni in Alto Adige, a Castelrotto, e il babbo pensa che non si sposterà più. Un paio di volte le ha proposto di tornare a Firenze, ma lei dice che lì, in quel paesino di montagna, si è acquietato il suo spirito girovago. L’ultima foto che ci ha mandato la ritrae in un paesaggio innevato accanto ad un buon amico, come dice lei. Questo in effetti è stato l’altro mistero della vita della nonna Therese: non si sposò mai. Chissà perché. Dalla foto che ho scovato un giorno di nascosto nel comodino del babbo e che ritrae Annie e Therese, si nota, malgrado la grande somiglianza delle sorelle, che forse la più bella delle due era proprio Therese. Possibile che non si sia mai innamorata? Perché si dedicò a tal punto alla sorella nei guai? Perché dalla sua bocca non uscì mai una parola di biasimo quando Annie sparì nel nulla, lasciando il mio babbo e lei in una situazione a dir poco complicata? Una volta chiesi al babbo cosa pensasse della sua vera mamma. Lui rimase a fissare un punto lontano. “Non posso giudicare, Clizia” rispose alla fine, dopo essere stato a lungo a riflettere “preferisco pensare a lei sperando che sia viva e in pace. Io ho avuto una vita felice con Therese, anche se mi è rimasta l’ombra di mia madre sul cuore, che a volte fa male.”

Qualche mese dopo la partenza di Therese, un giorno il babbo capitò per caso nell’ufficio della mamma. Lei lavorava in contabilità e lui non aveva mai avuto occasione di vederla: il suo lavoro, anche se nella stessa ditta, si svolgeva in ambienti diversi. Si innamorò perdutamente al primo sguardo di quella ragazza dai capelli scuri e cominciò a farle una corte serratissima. Lei all’inizio non voleva prenderlo in considerazione, perché non aveva intenzione di innamorarsi di un collega e poi il babbo aveva qualche anno meno di lei: non le sembrava opportuno. Il babbo però non si fece scoraggiare e lei alla fine si decise a concedergli un appuntamento, scoprendo così che condividevano molti interessi. Iniziarono a uscire insieme e poco più di due anni dopo le campane suonarono a festa: Giorgia e Pietro uscirono di Chiesa, stringendosi per mano, felici, schermandosi da migliaia di chicchi di riso.


Continua ...


"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

Foto di Engin Akyurt su Unsplash

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