IN VIAGGIO
Il giorno della partenza la sveglia ha suonato presto, ma io ero comunque già in piedi per l’eccitazione. Therese ha trovato una pensioncina a Viareggio con l’aiuto della sua amica e staremo via tre giorni. Non è molto, ma meglio di nulla! All’inizio avevamo pensato che il babbo e la mamma avrebbero potuto venire con noi, ma poi il babbo è stato chiamato per un colloquio di lavoro e così l’idea è saltata. Adesso siamo in viaggio e stiamo per arrivare. Con il naso schiacciato al finestrino del pullman guardo sfilare il paesaggio, mentre la nonna sonnecchia nel sedile accanto. Fra poco entreremo nel cuore di Viareggio. La sveglio dolcemente. Lei apre prima un occhio, poi tutti e due e si stiracchia, con un sorriso.
- Oh, che viaggio magnifico! Ho fatto un’ottima dormita e adesso sono piena di energia.
Intanto il pullman si ferma in piazza Mazzini e cominciamo tutti a scendere. Non appena abbiamo recuperato i nostri bagagli, ci voltiamo sorprese per l’arrivo confusionario di Zoe. Una macchinina verde pisello si ferma strombazzando e parcheggia in modo improbabile. Spero solo non ci siano vigili in giro!
- Zoe!
- Therese!
Si salutano allegre come bambine, ridendo e abbracciandosi.
- Stai benissimo, cara. L’aria di montagna ti dona! – le dice Zoe, strizzandole un occhio.
- E a te dona l’aria di mare: hai un’abbronzatura incredibile! - risponde la nonna, arrotolando tutte le erre disponibili - Ti ricordi di mia nipote Clizia?
- Certo! L’ultima volta che ti ho vista eri una bambolina di tre o quattro anni! Ora sei già una signorina!
Le sorrido, stringendomi nelle spalle, e resto a guardare quelle due simpatiche matte.
- Beh, non perdiamo tempo. Saltate in macchina: vi porto alla pensione.
Percorrendo il lungomare, coi finestrini aperti, noto il solito via vai di gente che passeggia e le palme, le tamerici, gli oleandri che ondeggiano, assecondando lo spirare del vento. Ho visto questo lungomare centinaia di volte, ma lo trovo sempre splendido: ecco la facciata di Duilio 48 in stile Liberty, il gran caffè Margherita con le torrette a cupola da mille e una notte ed il tetto di tegole gialle e verdi che splendono alla luce del sole, la galleria del libro, il mitico bagno Balena. Quante volte ho passeggiato con i miei genitori su questo lungomare, ammirando i bei negozi, imparando a leggere a forza di vedere i nomi degli stabilimenti, i caffè e gli hotel eleganti dove immaginavo sempre signore ingioiellate anche per fare il bagno!
- Allora Clizia, cos’è che ti piace tanto di Viareggio? – vedo dallo specchietto retrovisore gli occhi azzurrini di Zoe che mi scrutano sorridenti – Da quando siamo salite in macchina non hai detto una parola.
- Ci sono affezionata: ho un sacco di ricordi qui. Un po’ mi sento come a casa, ma nello stesso tempo ho la sensazione di avere ancora tanto da scoprire. E questo fatto di avere le montagne così vicine … mi piace nuotare e poi voltarmi verso la riva e vedere le Apuane: a volte immagino di poter afferrare i loro picchi aguzzi e bianchi, allungando le braccia!
Zoe e la nonna sorridono.
- Beh, la bambina ha ragione. Qui abbiamo il mare, il lago e la montagna: tutto a portata di mano! Ti ricordi, Therese, quando andammo a vedere Madama Butterfly, con il palco allestito sul lago di Massaciuccoli? Che bei ricordi … oh, ma eccovi arrivate! – annuncia Zoe - ci sentiamo dopo, ragazze!
Scendiamo di macchina e Zoe riparte, salutandoci con la mano.
La pensione è proprio davanti alla pineta, vicinissima al mare. La camera è piccola, ma carina e pulita e c’è pure un bel balconcino a petto d’oca con due poltroncine in vimini. La nonna si butta sul letto per provare il materasso.
- Oh, un bel materasso ortopedico, come piace a me. Ci faremo delle dormite con i fiocchi! Allora, a quale stabilimento andavate gli anni scorsi?
- Noi andavamo al Bagno Adriano, però se vuoi possiamo andare alla spiaggia libera.
- Scherzi? Per tre giorni non ci faremo mancare niente! Dai, cambiamoci subito e andiamo a vedere se ci danno un ombrellone! – fa la nonna, cominciando a cercare il suo costume nella valigia.
Io non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo ad aprire la mia sacca. Non vedo l’ora di fare questa sorpresa ad Erina! E poi muoio dalla voglia di rivedere Davide e tutto il gruppo dell’anno scorso. Decido per un bikini blu fantasia, short di jeans e maglina viola. Ai piedi, gli inseparabili infradito con le perline, e poco dopo siamo già in cammino.
Non appena varchiamo l’entrata dello stabilimento, indico alla nonna il proprietario, per chiedere l’ombrellone, mentre io comincio con ansia a scrutare i gruppetti ai tavoli da ping pong e al bar. Macché! Nessuno che conosca in vista! Nel frattempo è arrivato Fabrizio, il bagnino, che, riconoscendomi, mi strizza un occhio.
- Pensavo non venissi quest’anno. E i tuoi genitori?
- Sono dovuti rimanere a casa. Io sono venuta con la mia nonna, ma resto solo tre giorni.
- Oh – fa lui, sorpreso, dato che è abituato a vederci ogni estate! Però, con delicatezza, non chiede altro, fa un cenno e un sorriso a Therese e cambia discorso – vai, allora non perdiamo tempo! I tuoi amici sono tutti sul bagnasciuga a giocare a racchettoni e a palla: c’è tanto di cartello per avvertire che è proibito, ma si vede che non sanno leggere! – ci dice ridendo – Venite, vi porto all’ombrellone.
Mentre lo seguiamo lungo la passerella di legno non posso fare a meno di paragonare il mio colore da mozzarella a quello delle persone sdraiate al sole e mi sento sulle spine: chissà cosa penserà Davide a vedermi tutta bianchiccia! Non appena Fabrizio ci lascia al nostro ombrellone, mi sento improvvisamente in imbarazzo. In fondo la nonna è venuta a trovarmi, mi ha portata al mare e il minimo è che si aspetti che io stia un po’ qui con lei e non che la molli da sola e con la velocità di un fulmine mi fiondi a cercare i miei amici, no? Sarei ingrata e poco gentile. Così, anche se vorrei subito andare a cercare Erina, sfilo il telo spiaggia dallo zaino e mi siedo accanto alla nonna, che intanto si è accomodata sulla poltroncina da regista e sbuffa per il caldo, asciugandosi il viso e guardandosi intorno. D’un tratto i suoi occhi si girano verso di me.
- Mon Dieu, Clizia, ma praline! Mica vorrai stare tutto il giorno a farmi la guardia, eh? Sai che ho bisogno del mio spazio. Perché non vai a cercare i tuoi amici? Fatti solo vedere di tanto in tanto, anche solo un cenno di lontano, ma non farmi fare la figura della nonna apprensiva!
Proprio in quel momento le squilla il cellulare e lei controlla il display.
- - È il mio ammiratore – mi spiega, con un sorriso da civetta, mentre mi fa cenno con la mano che vuole restare sola a parlare in pace.
- Ti adoro – le sillabo lentamente, senza far uscire la voce, e un attimo dopo sto già correndo giù per la passerella verso il mare.
-
Continua ...
"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone
"Viareggio", foto di Daniela Darone
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