DUE RAGAZZE E DUE VECCHIETTE
Mentre ce ne stiamo sedute sulle poltroncine del giardinetto antistante l’albergo, aspettando Zoe, mi squilla il cellulare. È Erina.
- Hai preso una felpa e un K-way? Ho sentito dire che le grotte sono molto fredde e umide.
- Sì, grazie. Io e la nonna abbiamo tutto il necessario, non preoccuparti. Allora, state per salpare? – le chiedo, scherzando.
- Sì, fra poco. Davide sta finendo di buttare nel suo zaino un asciugamano e il cellulare. Come sei carina oggi, Clizia.
- Ma … come fai a vedermi? Non dirmi che sei qui intorno!
Comincio a far vagare lo sguardo e all’improvviso la vedo che sbuca fuori come un pupazzo a molla da dietro una macchina parcheggiata in doppia fila: scarpe da ginnastica, pantaloncini, maglietta, una felpa legata in vita e zainetto a righe. Si sbraccia per salutarmi mentre attraversa la strada, ridendo come una matta.
- Ma cosa fai qui? Non mi hai detto che stavate per partire per la gita in barca?
- Ho mentito! Ieri sera, dopo il tuo messaggio, ho fatto il lavaggio del cervello alla mamma per convincerla a farmi venire con te. La mamma è in macchina perché non ha trovato posto. Dobbiamo chiedere alla tua nonna se posso venire con voi.
- Ma la barca? E Fabio? Non dirmi che hai rinunciato per me! -
- Beh, siamo amiche, no? Prima di tutto vieni tu, Clizia, e poi i ragazzi! E poi, se devo essere sincera, alla fine in barca vanno solo Fabio con suo zio, mio fratello, Walter e Danilo.
- Ah ecco … - rispondo, tirandole una gomitata scherzosa – allora non è che hai fatto proprio un sacrificio enorme, eh? E Cinzia?
- Dopo la lotta di ieri è agli arresti domiciliari! - scherza Erina.
- Allora avremo un’altra compagna di viaggio, eh? – ci chiede la nonna, inserendosi nel discorso.
Erina si stringe nelle spalle.
- Beh, solo se non disturbo …
- Sarà un piacere! Andiamo dalla tua mamma per accordarci.
Così ci avviciniamo alla macchina della mamma di Erina. Lei scende sorridendo e porge la mano alla nonna.
- Scusate, ma Erina ha insistito così tanto!
- Nessun problema, anzi ne siamo felici! Torneremo verso le sei. È troppo tardi?
- No, assolutamente. Ripasso verso quell’ora a riprendere Erina. Divertitevi!
Dopo poco che la mamma di Erina è ripartita, arriva Zoe strombazzando. Saltiamo in macchina dopo le dovute presentazioni e ci accomodiamo sul sedile posteriore, mentre la nonna prende posto davanti, accanto alla sua amica.
La giornata promette bene. Il sole è cocente, ma c’è una lieve brezzolina che rende l’aria piacevole e ci incolliamo ai finestrini a guardare fuori, mentre lasciamo la costa per dirigerci verso l’interno.
La nonna, da vera guida turistica, ha programmato tutta la giornata e ora, con la cartina poggiata sulle ginocchia, si diverte a seguire la strada che stiamo facendo e litiga scherzosamente col navigatore che ci indica il percorso per Fornovolasco. Intanto, come al suo solito, ci erudisce sui luoghi che stiamo attraversando, aiutandosi con le informazioni che trova sulla guida che le ha prestato Zoe.
Finalmente, dopo un tempo che ci pare interminabile, arriviamo al parcheggio delle Grotte del Vento. Neanche a dirlo, devono aver avuto tutti la nostra stessa idea, dato che è pieno zeppo. Fortunatamente la macchina di Zoe è piccola e riusciamo a trovare un posticino.
Dopo aver fatto i biglietti, in attesa che parta il nostro gruppo di visita, facciamo un salto al negozietto dove vendono minerali, collane e braccialetti. Al solito la nonna mi legge nel pensiero.
- Allora ragazze, cosa avete adocchiato?
- Difficile scegliere! Sono tutte così belle queste collane! – rispondiamo, senza distogliere gli occhi dagli espositori.
Alla fine compriamo tutte qualcosa. Erina una collanina con varie pietre colorate, dato che non sa davvero scegliere quale le piace di più. Io una collanina di ametista e la nonna e Zoe due collane lunghe “da signora”: azzurra per la nonna, verde per Zoe. Le indossiamo ed usciamo per sederci su una panchina, in attesa della nostra guida.
Poco dopo il nostro gruppo viene chiamato e ci inoltriamo nella grotta. Cerchiamo tutti di fare silenzio per ascoltare le spiegazioni della guida e facciamo attenzione a non sfiorare le concrezioni calcaree che troviamo al nostro passaggio: il ragazzo che ci accompagna sostiene che anche un lieve tocco le può rovinare. Con delle pile illuminiamo le stalattiti e le stalagmiti che troviamo al nostro passaggio sulla passerella. Qua e là scorgiamo piccoli laghetti, corsi d’acqua ed erosioni particolari.
- Ehi Cli, ti immagini se venisse un terremoto? – mi domanda Erina, con gli occhi spalancati.
- Ma come ti viene in mente?
- Non so … beh, a volte succede … resteremmo sepolte vive, ci pensi?
- Casomai sepolte morte, Erina! E smetti, che mi fai venire l’ansia!
Così è quasi con sollievo che sentiamo la guida che ci avverte che siamo arrivati alla fine del percorso.
Appena uscite ci rimettiamo in macchina perché è già ora di pranzo e non sappiamo esattamente quanto ci metteremo a raggiungere la trattoria dell’eremo. Ci arriviamo che sono quasi le due, ma valeva la pena aspettare! Il santuario ci appare all’improvviso, incastonato nella roccia. Per un sentiero che si inoltra in un boschetto, arriviamo al piccolo ristorante: è una semplice costruzione in legno, da cui proviene un delizioso profumo di arrosto. Il mio stomaco protesta vivacemente! Prendiamo posto ad un tavolo sotto la veranda e ordiniamo. Mi guardo intorno e mi rendo conto, per la prima volta da quando il babbo e la mamma mi hanno dato la triste notizia, che sono davvero rilassata. Ho la mente sgombra, penso solo a quello che sto vivendo ora, senza preoccuparmi di nient’altro: ci sono solo io, con la mia migliore amica, la mia adorata nonna e la deliziosa Zoe. In questo posto si respira calma, pace e serenità. Il tempo sembra dilatato. Mi tuffo con gli occhi nel verde degli alberi che circondano la trattoria, nei volti delle altre persone ai tavoli, origlio i loro discorsi, guardo le loro facce. E sento di essere felice.
Dopo pranzo imbocchiamo di nuovo il sentiero che passa nel bosco, in direzione dell’eremo: la strada è tutta in salita, ma è immersa nel silenzio e qua e là si aprono sprazzi di un bellissimo panorama. All’entrata ci accoglie una sorgente d’acqua fresca e io ed Erina ci fermiamo a bere e a schizzarci, prima di correre fino al parapetto, per ammirare il panorama. Siamo ai piedi di un’impressionante parete a strapiombo: la chiesa del monastero è quasi interamente scavata nella roccia, intervallata da archi, colonne e stucchi. Entriamo e ci sediamo su una panca, facendo scorrere lo sguardo circolarmente e ammirando il lavoro di uomini vissuti molti secoli fa: pensare che abbiano fatto tutto solo usando degli scalpelli è incredibile! Zoe ci racconta la storia dell’eremo: sembra che sia stato edificato nel luogo dove la Madonna apparve a una pastorella, nell’anno Mille.
Pendiamo dalle sue labbra, perché Zoe è una brava narratrice e riesce a tenere viva la nostra attenzione, accompagnandoci anche a vedere la statua di legno di salice raffigurante la Madonna e dilungandosi con altre leggende del luogo. Mi sa che ci stia ricamando anche un po’ sopra, per abbellire il racconto e suscitare la nostra meraviglia, ma è una vera affabulatrice e per un po’ Erina si dimentica perfino di controllare i messaggi sul cellulare!
Quando torniamo alla macchina, la nonna è l’ultima a risalire, dopo aver dato un’occhiata intorno, come a imprimersi bene tutto negli occhi.
- Quale sarà il segreto di tua nonna per mantenersi così in forma? – mi chiede Erina, osservandola con ammirazione.
Mi stringo nelle spalle.
– La nonna dice che le basta passare più ore possibili all’aria aperta, per immagazzinare l’energia della luce. Dice che è questo il suo segreto! – rispondo, guardandola con affetto – ma penso invece che si mantenga così perché è il sole a essere dentro di lei.
Come si fa a non voler bene a Therese?
Continua ...
"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone