Cerca nel blog

martedì 31 dicembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Dodicesimo capitolo

 




DUE RAGAZZE E DUE VECCHIETTE



Mentre ce ne stiamo sedute sulle poltroncine del giardinetto antistante l’albergo, aspettando Zoe, mi squilla il cellulare. È Erina.

- Hai preso una felpa e un K-way? Ho sentito dire che le grotte sono molto fredde e umide.

- Sì, grazie. Io e la nonna abbiamo tutto il necessario, non preoccuparti. Allora, state per salpare? – le chiedo, scherzando.

- Sì, fra poco. Davide sta finendo di buttare nel suo zaino un asciugamano e il cellulare. Come sei carina oggi, Clizia.

- Ma … come fai a vedermi? Non dirmi che sei qui intorno!

Comincio a far vagare lo sguardo e all’improvviso la vedo che sbuca fuori come un pupazzo a molla da dietro una macchina parcheggiata in doppia fila: scarpe da ginnastica, pantaloncini, maglietta, una felpa legata in vita e zainetto a righe. Si sbraccia per salutarmi mentre attraversa la strada, ridendo come una matta.

- Ma cosa fai qui? Non mi hai detto che stavate per partire per la gita in barca?

- Ho mentito! Ieri sera, dopo il tuo messaggio, ho fatto il lavaggio del cervello alla mamma per convincerla a farmi venire con te. La mamma è in macchina perché non ha trovato posto. Dobbiamo chiedere alla tua nonna se posso venire con voi.

- Ma la barca? E Fabio? Non dirmi che hai rinunciato per me! -

- Beh, siamo amiche, no? Prima di tutto vieni tu, Clizia, e poi i ragazzi! E poi, se devo essere sincera, alla fine in barca vanno solo Fabio con suo zio, mio fratello, Walter e Danilo.

- Ah ecco … - rispondo, tirandole una gomitata scherzosa – allora non è che hai fatto proprio un sacrificio enorme, eh? E Cinzia?

- Dopo la lotta di ieri è agli arresti domiciliari! - scherza Erina.

- Allora avremo un’altra compagna di viaggio, eh? – ci chiede la nonna, inserendosi nel discorso.

Erina si stringe nelle spalle.

- Beh, solo se non disturbo …

- Sarà un piacere! Andiamo dalla tua mamma per accordarci.

Così ci avviciniamo alla macchina della mamma di Erina. Lei scende sorridendo e porge la mano alla nonna.

- Scusate, ma Erina ha insistito così tanto!

- Nessun problema, anzi ne siamo felici! Torneremo verso le sei. È troppo tardi?

- No, assolutamente. Ripasso verso quell’ora a riprendere Erina. Divertitevi!

Dopo poco che la mamma di Erina è ripartita, arriva Zoe strombazzando. Saltiamo in macchina dopo le dovute presentazioni e ci accomodiamo sul sedile posteriore, mentre la nonna prende posto davanti, accanto alla sua amica.

La giornata promette bene. Il sole è cocente, ma c’è una lieve brezzolina che rende l’aria piacevole e ci incolliamo ai finestrini a guardare fuori, mentre lasciamo la costa per dirigerci verso l’interno. 
La nonna, da vera guida turistica, ha programmato tutta la giornata e ora, con la cartina poggiata sulle ginocchia, si diverte a seguire la strada che stiamo facendo e litiga scherzosamente col navigatore che ci indica il percorso  per Fornovolasco. Intanto, come al suo solito, ci erudisce sui luoghi che stiamo attraversando, aiutandosi con le informazioni che trova sulla guida che le ha prestato Zoe. 
Finalmente, dopo un tempo che ci pare interminabile, arriviamo al parcheggio delle Grotte del Vento. Neanche a dirlo, devono aver avuto tutti la nostra stessa idea, dato che è pieno zeppo. Fortunatamente la macchina di Zoe è piccola e riusciamo a trovare un posticino.

Dopo aver fatto i biglietti, in attesa che parta il nostro gruppo di visita, facciamo un salto al negozietto dove vendono minerali, collane e braccialetti. Al solito la nonna mi legge nel pensiero.

- Allora ragazze, cosa avete adocchiato?

- Difficile scegliere! Sono tutte così belle queste collane! – rispondiamo, senza distogliere gli occhi dagli espositori.

Alla fine compriamo tutte qualcosa. Erina una collanina con varie pietre colorate, dato che non sa davvero scegliere quale le piace di più. Io una collanina di ametista e la nonna e Zoe due collane lunghe “da signora”: azzurra per la nonna, verde per Zoe. Le indossiamo ed usciamo per sederci su una panchina, in attesa della nostra guida. 
Poco dopo il nostro gruppo viene chiamato e ci inoltriamo nella grotta. Cerchiamo tutti di fare silenzio per ascoltare le spiegazioni della guida e facciamo attenzione a non sfiorare le concrezioni calcaree che troviamo al nostro passaggio: il ragazzo che ci accompagna sostiene che anche un lieve tocco le può rovinare. Con delle pile illuminiamo le stalattiti e le stalagmiti che troviamo al nostro passaggio sulla passerella. Qua e là scorgiamo piccoli laghetti, corsi d’acqua ed erosioni particolari.

- Ehi Cli, ti immagini se venisse un terremoto? – mi domanda Erina, con gli occhi spalancati.

- Ma come ti viene in mente?

- Non so … beh, a volte succede … resteremmo sepolte vive, ci pensi?

- Casomai sepolte morte, Erina! E smetti, che mi fai venire l’ansia!

Così è quasi con sollievo che sentiamo la guida che ci avverte che siamo arrivati alla fine del percorso.

Appena uscite ci rimettiamo in macchina perché è già ora di pranzo e non sappiamo esattamente quanto ci metteremo a raggiungere la trattoria dell’eremo. Ci arriviamo che sono quasi le due, ma valeva la pena aspettare! Il santuario ci appare all’improvviso, incastonato nella roccia. Per un sentiero che si inoltra in un boschetto, arriviamo al piccolo ristorante: è una semplice costruzione in legno, da cui proviene un delizioso profumo di arrosto. Il mio stomaco protesta vivacemente! Prendiamo posto ad un tavolo sotto la veranda e ordiniamo. Mi guardo intorno e mi rendo conto, per la prima volta da quando il babbo e la mamma mi hanno dato la triste notizia, che sono davvero rilassata. Ho la mente sgombra, penso solo a quello che sto vivendo ora, senza preoccuparmi di nient’altro: ci sono solo io, con la mia migliore amica, la mia adorata nonna e la deliziosa Zoe. In questo posto si respira calma, pace e serenità. Il tempo sembra dilatato. Mi tuffo con gli occhi nel verde degli alberi che circondano la trattoria, nei volti delle altre persone ai tavoli, origlio i loro discorsi, guardo le loro facce. E sento di essere felice.



Dopo pranzo imbocchiamo di nuovo il sentiero che passa nel bosco, in direzione dell’eremo: la strada è tutta in salita, ma è immersa nel silenzio e qua e là si aprono sprazzi di un bellissimo panorama. All’entrata ci accoglie una sorgente d’acqua fresca e io ed Erina ci fermiamo a bere e a schizzarci, prima di correre fino al parapetto, per ammirare il panorama. Siamo ai piedi di un’impressionante parete a strapiombo: la chiesa del monastero è quasi interamente scavata nella roccia, intervallata da archi, colonne e stucchi. Entriamo e ci sediamo su una panca, facendo scorrere lo sguardo circolarmente e ammirando il lavoro di uomini vissuti molti secoli fa: pensare che abbiano fatto tutto solo usando degli scalpelli è incredibile! Zoe ci racconta la storia dell’eremo: sembra che sia stato edificato nel luogo dove la Madonna apparve a una pastorella, nell’anno Mille.

Pendiamo dalle sue labbra, perché Zoe è una brava narratrice e riesce a tenere viva la nostra attenzione, accompagnandoci anche a vedere la statua di legno di salice raffigurante la Madonna e dilungandosi con altre leggende del luogo. Mi sa che ci stia ricamando anche un po’ sopra, per abbellire il racconto e suscitare la nostra meraviglia, ma è una vera affabulatrice e per un po’ Erina si dimentica perfino di controllare i messaggi sul cellulare!

Quando torniamo alla macchina, la nonna è l’ultima a risalire, dopo aver dato un’occhiata intorno, come a imprimersi bene tutto negli occhi.

- Quale sarà il segreto di tua nonna per mantenersi così in forma? – mi chiede Erina, osservandola con ammirazione.

Mi stringo nelle spalle.

– La nonna dice che le basta passare più ore possibili all’aria aperta, per immagazzinare l’energia della luce. Dice che è questo il suo segreto! – rispondo, guardandola con affetto – ma penso invece che si mantenga così perché è il sole a essere dentro di lei.

Come si fa a non voler bene a Therese?



Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone


venerdì 20 dicembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Undicesimo capitolo

 

Grotte del Vento

UNA GITA FUORI PROGRAMMA

Per fortuna, a parte la non edificante lotta pomeridiana, una nota positiva c’è stata: Cinzia non si è fatta più vedere, restando confinata sotto la tenda della sua famiglia, e indossando un paio di occhialoni scuri. Loretta, dal canto suo, si è ben guardata dal restare troppo vicina a sua sorella ed è stata tutto il tempo con il gruppo dei nostri amici, almeno a quanto ci ha detto Walter. Io ed Erina invece abbiamo fatto una lunga passeggiata con la nonna sul lungomare, raccogliendo sassi dalle forme strane e piccole conchiglie.

Mentre camminavamo, rimuginavo sul fatto della gita in barca. Non so se domani, dopo quello che è successo, usciranno in mare oppure no, ma quello che è certo è che non ho nessuna intenzione di farmi vedere in spiaggia. Sicuramente Erina sarebbe contenta di fare un giro in barca per poter stare con Fabio, e va a finire che invece rinuncia per colpa mia, per non lasciarmi sola … poi sai che rabbia vedere Davide che si prepara a farsi portare a giro da quell’oca!

Durante la cena in albergo cerco di farmi venire una buona idea per proporre alla nonna una gita per il giorno dopo.

- Che c’è, Clizia? Sei stanca? L’aria di mare e la lotta ti hanno fiaccata un po’, mia piccola karate kid!

- Non era karate, nonna, era judo … beh, non sono nemmeno sicura che fosse una tecnica perfetta!

La nonna alza le spalle sorridendo e cambia discorso.

- Ti sei messa abbastanza crema solare sul viso? Sei un po’ arrossata. Devi starci attenta, lo sai che ti viene subito l’eritema.

- In effetti mi sa che ho preso troppo sole oggi. Sai, forse…

- Sì?

- Cosa pensi che farà Zoe domani? Perché non le proponiamo una gita e ce ne andiamo da qualche parte? Mica possiamo fossilizzarci sempre in spiaggia!

- Ma siamo arrivate oggi! – osserva la nonna, alzando le sopracciglia.

- Sì, però ti ricordi di quel monastero che volevi visitare gli scorsi anni? Poi non siamo mai riusciti ad andarci!

- L’eremo di Calomini.

- Già! Non è una vita che volevi andarci? Perché non ne approfittiamo?

La nonna sospira, serrando le labbra e dondolando lievemente la testa. Ha capito che in realtà voglio sfuggire a qualcosa. Sulla fronte le scorre un display da cui, senza che parli, posso leggere parte dei suoi pensieri. Sembra sul punto di impartirmi una lezione di buon senso, poi però rinuncia e decide di assecondarmi.

- Ma sì, perché no? In camera ci sono dei dépliant sulle Grotte del vento. Prima gli ho dato uno sguardo, mentre facevi la doccia. Potremo visitare le grotte la mattina e subito dopo andare verso l’eremo. Ho sentito che dovrebbe esserci anche un ristorantino dove pranzare. Cosa ne pensi? Almeno riusciremo a stare via tutto il giorno … che è poi quello che vuoi, dato che hai, diciamo, un accenno di eritema: non è così?

- Sarebbe fantastico – esclamo con riconoscenza – Pensi che Zoe possa venire con noi?

- Oh, quella girellona prenderà la palla al balzo, ne sono sicura! Piuttosto, mi sa che sarà meglio chiamare i tuoi genitori, prima che si faccia troppo tardi.

- Ok. Poi mando un messaggio a Erina per avvertirla che domani non ci siamo.

- Lo sai che adesso so spippolare proprio bene anche io? Ho scoperto una funzione nuova del telefonino che …

- Spippolare, nonna? – le chiedo, sgranando gli occhi.

- Uh! Certo, spippolare! Mi pare un termine così simpatico! Io e Mattia ci mandiamo un sacco di messaggi durante il giorno. Proprio come fate voi ragazzi!

- Uh uh … Mattia, eh? Sarebbe?

La nonna inclina la testa, rimanendo un attimo in silenzio.

- È il mio fidanzato. Ma non dirlo a nessuno: è un segreto! – risponde, facendomi l’occhiolino.





Il cellulare rimane muto, senza il classico bip di un nuovo messaggio. Spero solo che Erina non se la sia presa.



Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

Foto di VacanzeinVersilia.com



venerdì 13 dicembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Decimo capitolo

Viareggio


A CIASCUNO IL SUO HOBBY!

 

Io e la nonna siamo rimaste a mangiare sulla terrazza sul mare, malgrado non ci fosse niente di economico sul menu. La nonna sembrava di ottimo umore e mi ha detto di smettere di concentrarmi sempre sui soldi e di godermi questi giorni di vacanza.

- Che programmi hai, chérie, per quando torneremo a casa?

- Beh, credo che cercherò di ambientarmi a Fiesole. Poi, dopo il sedici, torna anche Erina e vorrei passare un po’ di tempo con lei, prima che ricomincino le scuole. E poi devo conoscere anche queste famose sorelle Felicità, sai, le nostre vicine …

- Oh, certo. E poi, a parte Erina, torna anche suo fratello, no? Che è un po’ carino, vero? – mi chiede la nonna, inarcando le sopracciglia.

Mi salvo concentrandomi intensamente sui miei spaghetti allo scoglio.

- Beh, sì … credo di sì … - borbotto – comunque lui ha sedici anni e un sacco di ragazze intorno.

- Oh, sì. È vero.

- Ma come fai tu a saperlo, scusa? Per quanto ne so l’hai visto solo di lontano!

- Non sai quante cose si riescono a capire praticando il mio hobby da spiaggia.

Inarco le sopracciglia in segno di domanda.

- Osservazione della specie umana, chérie - risponde la nonna, serafica.

- In poche parole stai tutto il giorno a curiosare, mascherandoti dietro ai tuoi occhialoni da sole e origliando le conversazioni dei vicini di ombrellone?

- Esatto! E devo dire che è molto divertente. Un gelato? Ti va?

- No, grazie nonna. Perché non torniamo all’ombrellone in attesa che arrivino i miei amici? Magari potresti raccontarmi qualche pettegolezzo da spiaggia!

- Vedremo – risponde la nonna, nascondendo un sorriso dietro il ventaglio.

Ci riavviamo verso il nostro ombrellone e ci stendiamo pigramente a goderci la brezza che si alza dal mare, chiacchierando e facendo le parole crociate. Therese è la donna più rilassante che io conosca. Quasi senza chiedere niente riesce a farmi parlare di tutto, perché ha il magnifico dono di saper ascoltare. È come se avesse un’attitudine particolare, come se si predisponesse con tutto il corpo all’ascolto: i suoi occhi rimangono concentrati su di me mentre parlo, senza vagare stancamente qua e là, ed ha un modo talmente grazioso di inclinare il collo, girando il viso di tre quarti, come se porgesse l’orecchio per sentirmi meglio. Tiene le mani raccolte, come se tutto il suo corpo si acquietasse per stare solo ad ascoltare, senza mai interrompere. Mentre invece quando parla gesticola, dando forza alle parole, e i suoi occhi sprizzano espressività.

Quando arriva Erina, ci trova nel bel mezzo di un racconto dell’infanzia della nonna.

- Già qui? Pensavo arrivassi più tardi – le dico, stirandomi pigramente.

- Ho tormentato la mamma finché non mi ha lasciata venire da sola! Vado in cabina a cambiarmi. Vieni?

Le faccio cenno di sì e ci avviamo, chiacchierando. Non appena entriamo nel piccolo casottino, lo specchio riflette la mia immagine sbiadita, e distolgo subito lo sguardo. Mi siedo su uno strapuntino, in attesa che lei si cambi.

- Sai che ho incontrato Fabio mentre venivo da te? Mi ha sorriso! Mi sono sentita svenire, ti giuro! Appena mi sono cambiata andiamo a cercarlo, così te lo faccio vedere.

- Sono proprio curiosa di ammirare questo spettacolo della natura! - le rispondo ridendo, dato che non l’ho mai vista così entusiasta. Lei rimane un attimo a guardarmi sorridendo e con uno sguardo pieno di affetto.

- Te l’ho già detto che sono strafelice che tu sia qui? E allora, come vanno le cose a casa?

Alzo le spalle.

- I miei inviano curriculum e setacciano le offerte di lavoro. Per ora nessuna novità.

- Nessuna speranza per la vecchia ditta?

- No, e sinceramente evito di fare troppe domande: li rende ancora più nervosi.

- Beh, meno male che sei potuta venire al mare con la tua nonna … perché fai quella faccia? – mi chiede, notando la mia espressione.

- Mi è balenata in mente la mia vera nonna. Non ti sembra pazzesco che viva ignorando tutto di noi? Adesso, per esempio, non sa che suo figlio è in difficoltà.

- Per quanto ne sai potrebbe essere anche morta! Perché poi ogni tanto ripensi a quella vecchia storia? La tua nonna è quella sotto l’ombrellone!

- Lo so. Ma a volte mi sento strana, come se mi mancasse un pezzo. Che fine avrà fatto? Come può vivere in pace senza sapere niente di noi? Non sa nemmeno che esisto!

- Accidenti, Clizia! Questo sì che è grave! – mi risponde con ironia – non pensi di esagerare? Perché non ne parli con Therese? Magari, se la prendi per il verso giusto, riuscirai a scucirle qualche informazione.

- Non vuole parlare di Annie. Inutile insistere. Oh, Erina, vorrei solo essere normale. Almeno un po’.

- Tu normale? È impossibile, Cli! Intanto, una che è innamorata di mio fratello non può essere normale. E poi, ti sei vista? - mi chiede, prendendomi per un braccio e costringendomi a guardarmi allo specchio – viso particolare, pelle chiarissima spruzzata di qualche simpatica macchiolina petulante, occhi esageratamente grandi. E poi hai una nonna affascinante e un passato familiare misterioso … ah, e un’amica come me … Cli! Ma chi vuol essere normale? E poi … - si blocca improvvisamente, corrugando la fronte. Resta un attimo in ascolto e poi mi bisbiglia all’orecchio:

– C’è qualcuno nella cabina accanto?

La guardo senza capire. Erina posa l’orecchio alla parete di legno e rimane in ascolto, facendomi cenno di tacere. Nell’improvviso silenzio comincio a far caso a dei piccoli rumori che provengono dalla cabina accanto. Sono rumori soffocati, come se qualcuno facesse apposta a evitare qualsiasi fruscio. Le pupille di Erina si muovono ostinatamente da destra a sinistra, in allarme.

- Siamo fritte – mi sillaba, senza far uscire la voce.

Continuo a non capire, ma la sua faccia mi sta facendo venire l’ansia.

- La cabina accanto è quella di Cinzia. C’è qualcuno dentro e spero non sia lei. Altrimenti avrà sentito tutto quello che abbiamo detto – mi bisbiglia. Poi alza di nuovo la voce, cercando di darle un tono normale - Non riesco a trovare il pareo. Mica l’avrò perso?

- Non ce l’avevi quando sei arrivata – le rispondo, ma mi accorgo che le nostre voci, diversamente da prima, suonano forzate.

- Boh, aspetta che lo cerco …

Mentre lei fa rumore, come se davvero rovistasse alla ricerca del pareo, mi chino verso il buco della serratura e rimango a guardare. Dalla cabina accanto sento girare la chiave e dopo poco vedo Cinzia che si allontana. Ha una faccia molto soddisfatta.

- E ora?

- Ora facciamo finta di niente. In fondo, che abbiamo detto? Non sappiamo nemmeno da quanto tempo era lì – le rispondo, per farmi coraggio.

- Magari era lì dall’inizio, o forse da poco, ma abbastanza per aver ascoltato più di quanto avremmo voluto. Non so se te ne sei accorta, ma non le stai simpatica!

- Sì, l’avevo capito, anche se non so immaginarmi il perché!

- Forse perché le piace Davide? Forse perché lui ti ha fatto un’accoglienza calorosa? Forse perché ti vede come una rivale? Forse perché hai fatto un figurone col tuo accento francese? Forse perché tutti nel gruppo erano felici di vederti? Forse perché i vostri nomi sono così simili ma il tuo è molto più originale? Forse perché è un’egocentrica e …

- Ok. Cerca di non rassicurarmi troppo, ti prego! Anche tu, che cabina ti sei scelta? Proprio quella accanto all’arpia!

- Non l’abbiamo scelta! È stato un caso: è proprio per questo che l’abbiamo conosciuta. Dai, andiamo a cercare gli altri. Mica vorremo rovinarci tutta la giornata per quella lì!




Così usciamo e andiamo verso la pagoda. Eccoli lì: tutti al fresco a giocare a carte. Cinzia, ovviamente, è seduta accanto a Davide e fa la scema, con un bellissimo pareo che dovrebbe coprire il microscopico costume che indossa, ma che invece lascia vedere molto. Lui, da vero stupido, allunga gli occhi, mentre lei si pavoneggia cinguettando fitto fitto.

- Domani io e mio padre usciamo in barca per fare il bagno al largo. Potrei inviate qualcuno di voi se fate i bravi e passate il mio Cinzia test! Davide, cosa ne dici? Ti va di venire? – gli chiede, con un sorriso tutto miele da far venire una carie.

- Boh, vedremo – fa lui, senza concedersi troppo, com’è nel suo stile – a te va, Erina?

- Non so …- fa lei, titubante, e mi rivolge una rapida occhiata. Oddio, spero che non le chieda di invitare anche me!

- Ci sarà anche mio cugino Fabio …- fa allora lei, guardandola un po’ di traverso, con un sorrisetto strano.

Mentre Erina bofonchia qualcosa come risposta, si trasforma in un semaforo rosso e ci rendiamo conto che la speranza che Cinzia non ci abbia sentite ormai è da buttare alle ortiche.

- Puoi venire anche tu, Morena, se ti va, ma è chiaro che non vi porto tutti!

- Sarebbe fantastico – comincia Morena – ma se vengo devo portare anche Monica e Giuseppe. Sennò chi li sente i miei?

- E sia – concede accondiscendente la dea – Allora siamo: papà, io e mia sorella, Fabio, Davide, Erina, Morena, Monica e Giuseppe. Nove in tutto. Dopo fissiamo un orario. Puntuali, mi raccomando, o vi lascio qui!

- Beh, io non ti ho ancora detto di sì – risponde Davide con un sorriso sfrontato.

- E io non accetto un no, visto che ho invitato anche tua sorella.


Io mi sento sulle spine fin da quando è iniziata questa penosa conversazione. Chiaramente so che Cinzia non mi inviterà mai ed ho paura che Erina si faccia venire la pessima idea di chiederle di invitare anche me: farebbe tanto “piccola fiammiferaia”. Lei, infatti, recuperato un colorito normale dopo l’imbarazzo di poco fa, continua a lanciarmi strane occhiate che mi fanno capire che sta per partire all’attacco, mentre io cerco disperatamente di farle capire che non voglio che chieda nulla a Cinzia!

- Cinzia, perché non inviti anche Clizia? Fra due giorni riparte e magari sarebbe un modo carino di passare la giornata. Mi piacerebbe venire in barca, ma non voglio lasciare Clizia qui da sola ….

Non faccio a tempo a protestare.

- Oh, Erina - comincia lei, titubante, come se fosse in imbarazzo – vedi, sono sicura che Clizia non sarebbe a suo agio con noi. Sai, vi ho sentito prima, mentre parlavate in cabina. Non volevo origliare, è solo che parlavate così a voce alta che non ho potuto fare a meno di sentire che i genitori di Clizia hanno perso il lavoro ed è per questo che non è potuta venire al mare quest’anno.

- Cinzia, non mi sembra il caso che tu … – comincia Erina, ma l’altra sembra non sentirla nemmeno.

- Beh, portarti con noi domani non mi sembra il caso: ti troveresti in imbarazzo, fra persone come la nostra famiglia. È chiaro che non sei abituata a certi ambienti …

Tutti rimangono ammutoliti e iniziano a fissarmi, cercando di capire se quello che dice Cinzia sia la verità. Io sono così sbigottita che non riesco nemmeno a pensare. Vorrei fermarla, ma non so come.

- Se fossi in te … - comincio, tenendo gli occhi bassi, mentre sento il mio viso che si colora di un rosso acceso. Tutto il mio corpo si sta irrigidendo e le nocche dei miei pugni si fanno ancora più bianche del solito.

- Ma tu non sei me … per fortuna! – replica lei, beffarda. - E poi, credimi, lo dico per te e per non mettere in difficoltà quella signora che chiami nonna.


Si guarda in giro per vedere l’effetto della bomba che ha lanciato e si gode gli sguardi e le facce stupite del gruppo.


- Ma come? Non lo sapevate? Ah, ma quanti segreti nascondi, Clizia?


- Non sai di cosa parli - sento la mia voce che esce da me, ma è come se non fossi io a parlare – cosa credi di sapere? Non hai capito nulla, non mi conosci nemmeno! Sei solo una viziata acida e spocchiosa.

- A chi hai dato di acida, pezzente? - fa allora lei, avvicinando pericolosamente il suo viso al mio.

Ora, tutti sanno che esiste una distanza di cortesia che non si dovrebbe superare. Non invadere lo spazio personale altrui: è la regola. E lei la sta infrangendo.

- Non mettere il tuo brutto muso vicino al mio! – le sibilo, mentre tento di scansarmi e di alzarmi - Mi fai pena e sulla tua stupida barca non ci verrei nemmeno se mi pregassi in ginocchio.

- Non sono io quella in ginocchio, carina. Oh, ti stanno spuntando dei lacrimoni … ti sei proprio arrabbiata, eh? – mi dice, corrucciando il viso.

Sento la rabbia che mi ribolle.

– Sparisci! – le urlo, fuori di me.

- Uh, che paura! Sennò? In realtà te la fai sotto, sei tutta chiacchiere e niente sostanza – risponde lei, mentre si alza. Faccio per alzarmi anch’io, ma lei mi tira una spinta e mi ributta giù.

- Resta un po’ qui a calmarti i bollenti spiriti, carina.

È un attimo. Non so bene come, ma mi trovo a pensare che questo sia uno di quei momenti in cui potrei cercare di mettere in pratica i tre anni di judo che ho fatto. Sì, lo so, non sono molti, però sono sufficienti per sapere che una buona tecnica può essere eseguita senza impiego di forza, sfruttando il mio peso e la posizione poco stabile di Cinzia. Quindi poco importa se lei è più grande e più forte di me. Le parole e gli insegnamenti del mio maestro mi ritornano in mente tutti insieme, mentre mi trovo a lottare con lei, e non so nemmeno come abbiamo cominciato! Non sono certo una che si mette a fare risse o che si accapiglia. Il judo è una filosofia, penso, mentre riesco a portarla in disequilibrio con una spazzata interna e a farla cadere sulla sabbia. Devo solo riuscire a fare un miglior impiego delle energie di quanto potrà fare lei. I suoi occhi mandano un lampo di sorpresa rabbiosa: evidentemente non se l’aspettava, ma subito passa al contrattacco, saltandomi addosso e cercando di mettermi schiena a terra. È strano, ma sento di avere più forza di quanto pensassi. Anche se lei mi sta sopra, riesco a divincolarmi. Adesso è lei schiena a terra e io, svelta, decido di provare a immobilizzarla con una presa che ho provato tante volte in palestra. Serro con l’omero l’avambraccio di Cinzia, tengo la pianta del piede sinistro a terra e mi ci appoggio con forza, per alzare leggermente il mio corpo e sovrastarla col mio peso … se ricordo bene, devo aver fatto più o meno un kata-kesa-gatame. È solo una tecnica di base, ma evidentemente, a giudicare dal viso rabbioso di Cinzia, è una mossa efficace: lei rimane a terra, sconfitta.

- Ok, hai vinto, ora toglimi le mani di dosso e rialziamoci. Stiamo facendo una figura penosa!

Solo in quel momento mi accorgo che il gruppo ci ha circondate, facendoci scudo dagli occhi dei bagnanti.

- Clizia, vieni, alzati – mi fa Erina. Volto il viso a guardarla e vedo che mi fissa con i suoi occhi chiari. Nel suo sguardo leggo sconcerto e preoccupazione. Mi vergogno di trovarmi in questa situazione e mollo lentamente la presa. Faccio per rialzarmi quando vedo Cinzia prendere una manciata di sabbia. Volto velocemente la testa, ma non faccio in tempo ad evitare che la sabbia mi finisca negli occhi e sento di nuovo il suo corpo sopra il mio. Cado e mi preparo a lottare di nuovo.

- Che cosa sta succedendo qui? Mon Dieu, ragazze, smettetela subito! – sento la provvidenziale voce della nonna.

A quel punto i ragazzi del gruppo si fanno avanti per dividerci.

- E voi? – li apostrofa la nonna – Non avevate di meglio che godervi lo spettacolo? Perché nessuno ha messo fine a questa assurdità?

Forse richiamati dalla sceneggiata della nonna, dei bagnanti si sono avvicinati incuriositi e sono appena riuscita a riaprire gli occhi quando vedo avvicinarsi una signora a grandi passi. Si fa largo fra il gruppetto e rimane a guardarci con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Non appena la vede, Cinzia fa una vocetta piagnucolosa.

- Mamma! Meno male che sei arrivata. Questa ragazza mi ha picchiata!

Si alza un coro di mormorii da parte di tutti, mentre la nonna chiede di sapere cosa è successo. La mamma di Cinzia la aiuta a rialzarsi, poi, dato che dai borbottii del gruppo non riesce a capirci niente, si rivolge alla figlia minore.

- Loretta? – le chiede, sollevando le sopracciglia, e con un gesto eloquente della testa la invita a parlare. Lei, che finora è stata zitta, guarda sua madre negli occhi, storcendo la bocca.

- Mamma … Cinzia ha esagerato ...

Cinzia alza di scatto la testa.

- Idiota! Ma cosa dici? – le grida.

- Basta dare spettacolo, signorina. Vieni subito via di qui – le intima sua madre, con il viso che le si fa rosso – tu stai bene? – mi chiede, prima che si allontanino.

- Sì sì, tutto bene

- Meglio così. Vogliate scusarci.

Prende la figlia per un braccio e si avviano verso la loro tenda. Il gruppetto si apre come un sipario per farle passare. Prima che siano troppo lontane riesco ancora a sentire qualche squarcio di rimprovero.

- Ma sei impazzita a comportarti così? Guarda come ti sei ridotta. E cosa ci fai col pareo di Gucci di tua cugina? Spero almeno che tu le abbia chiesto il permesso prima di prenderlo, e che non si sia sciupato!

Tutti non trovano di meglio che fissarsi le punte dei piedi o smuovere appena la sabbia con le dita. È calato un silenzio imbarazzante.

- Vorresti venire un momento all’ombrellone, Clizia? – mi chiede la nonna, appoggiando una mano sulla mia spalla. Più che una domanda, è una richiesta precisa. Mi avvio con lei senza parlare, in preda a un tremore che non riesco a controllare.

- Ti aspetto qui – sento la voce di Erina mentre mi allontano.

- Non importa. Vai pure a fare il bagno. Ti trovo poi io.

Arriviamo all’ombrellone e la nonna si siede sulla sdraio, disegnando ghirigori sulla sabbia con un dito. Aspetta, paziente, che sia io a raccontarle. Io mi metto seduta ai suoi piedi, sopra un asciugamano, abbracciandomi stretta le gambe. Non riesco a smettere di tremare. Tengo lo sguardo fisso verso il mare e ascolto il rumore del mio cuore che batte ancora ad un ritmo irregolare.

- Sono arrivata a duecento.

- Come?

- Lo sai che in genere non parlo mai d’impulso quando sono turbata. A volte prima di aprire bocca conto fino a dieci, a volte fino a venti, a volte comincio a contare e poi mi scordo di dover dire qualcosa …e quando succede, vuol dire che non dire niente è stata la scelta migliore. Ora sono arrivata a duecento aspettando che mi spiegassi cosa è successo; invece tu e quella ragazza mi sa che non avete contato nemmeno fino a dieci prima di accapigliarvi, o mi sbaglio?

- È incredibile, nonna! Oggi è il primo giorno che mi vede e già non mi sopporta! Cosa le ho fatto di male? L’ho visto fin dalla prima occhiata che non le stavo simpatica! E ancora non avevo aperto quasi bocca!

- Uhm … forse sarà che le piace quel Davide …

-Ma chi sei, Sherlock Holmes?

-Te l’ho detto: merito del mio hobby da spiaggia. È sempre e solo accanto a lui, con gli occhioni adoranti …

- Beh. e allora? Davide mica è innamorato di me! Ha cento volte più speranze lei, che è più grande di me e meno ranocchia!

- Ranocchia?

- Più o meno … insomma, guardami! Il mio viso e il mio corpo sono tutti … boh … incasinati! Più cresco e più peggioro … sembro un puzzle assemblato male!

- Oh, ma i pezzi andranno tutti al loro posto, te lo garantisco - risponde la nonna ridendo - e vedrai che il risultato sarà strabiliante. Io riesco già a vederlo, tu invece non ci provi nemmeno …è stato per tutti così. Comunque, a quel Davide piace fare il gallo nel pollaio, non è così? È molto vanesio e si sente proprio un bel fusto, eh?

- Un bel fusto? – guardo la nonna, aggrottando la fronte

- Beh, che c’è?

- Nonna, è un termine antico.

- Io sono antica, carina. Non te ne sei accorta? – mi chiede, indicando i suoi magnifici e lucenti capelli bianchi.

- Allora avremmo fatto la lotta per lui, secondo te?

- Spero proprio di no. È veramente ridicolo fare la lotta per un ragazzo, ma … se non per lui, per quale motivo?

Così racconto alla nonna tutta la faccenda della cabina e di come Cinzia abbia sentito tutta la nostra conversazione. La tiro alla lunga, ma alla fine le spiattello anche il pezzo di quando abbiamo parlato di Annie. Negli occhi della nonna passa un’ombra.

- Non sapevo che Erina sapesse di Annie.

- Erina era l’unica, te lo giuro, nonna – mi affretto ad assicurarle – beh, almeno fino a oggi!

- Nessuno ha mai detto che dovesse essere un segreto. Solo ti consiglio di tenere la tua vita privata un po’ più riservata. Non si parla di certe cose in una cabina, se ti preme che gli altri non lo sappiano. Siete state un po’ sventate.

- Nonna, io ti adoro, lo sai … ma non posso evitare di essere curiosa!

- Un giorno, quando sarai più grande, ti racconterò di Annie. Devi fidarti di me. Quando sarà il momento giusto, ti racconterò tutto quello che so. In ogni caso, non valeva la pena di rotolarsi sulla sabbia con quella ragazzetta, anche se capisco che ti sia sentita ferita. Ma avresti dovuto alzare la testa con fierezza e sbugiardarla, dirle che si era inventata tutto! Ti dico una cosa, Clizia: non permettere mai a nessuno di farti abbattere o vergognare. E soprattutto non farti dominare dalla rabbia, non agire sotto l’impulso di una provocazione. Qui e qui – e mi batte prima un dito sul cuore, poi sulla fronte - hai più forza e grinta e capacità di quanto tu possa credere. E ora vai a cercare la tua amica Erina, mentre io faccio una passeggiata sul lungomare.

- E se venissimo con te, nonna?

- Ne sarei felice, praline.

- Vado a chiederlo ad Erina. Ci metto un attimo.

Prima di filare via sento la nonna che borbotta in francese contro Cinzia.

- Ehm, nonna?

- Si?

- Ricorda che capisco il francese ….

- Vai vai, mica vorremo fare tardi. Sai che massimo alle otto dobbiamo essere a cena in albergo ….

Poi rituffa la testa nella sua borsa di paglia, per nascondere i suoi occhi azzurrini in cui guizzano scintille impertinenti.

Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

Foto di Daniela Darone


martedì 3 dicembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Nono capitolo



LA COMPAGNIA

 

Quando li vedo, mi fermo un attimo per studiarli un po’ da lontano: ma sì, è proprio il gruppo dell’anno scorso, a parte qualcuno che manca e due ragazze nuove che non ho mai visto. Davide è a giocare a racchettoni con una delle tipe nuove. Beh, spero che non sia la sua ragazza, penso, avvicinandomi al gruppo con un sorriso scoperchiafaccia. Non appena si accorgono di me, Erina mi salta addosso abbracciandomi e anche gli altri mi si fanno tutti intorno per salutarmi. È tutto un coro di esclamazioni e domande a cui non riesco nemmeno a rispondere, ma distribuisco sorrisi e baci a tutti, mentre dentro di me mi domando cosa mai inventerò su due piedi per giustificare la mia assenza di quest’anno. Fra la fretta dei preparativi improvvisati non ci ho pensato, ma non mi va di spiattellare in spiaggia i nostri problemi economici. D’altra parte non so nemmeno cosa abbia detto Erina. Magari qualcuno le ha chiesto di me: spero sia stata discreta e non abbia parlato. Intanto anche Davide e la sua amica hanno smesso di giocare e si avvicinano a noi. Davide mi saluta con un bacio sulla guancia e mi mette una mano sulla spalla, che riesce a darmi un brivido, nonostante il sole cocente.

- Clizia! Alla fine sei riuscita a venire!

- Sì, purtroppo solo per qualche giorno. Sono super felice di vedervi!

- Oh Cli, mi mancavi troppo e poi non vedevo l’ora di farti vedere Fabio - mi bisbiglia Erina all’orecchio.

Così mi guardo intorno per individuare questo tipo che, a detta della mia amica, è uno spettacolo viaggiante, ma incontro solo lo sguardo di una delle nuove ragazze, fisso su di me. L’altra, deve essere un po’ più piccola, è accanto a lei e mi guarda con un misto di curiosità e timidezza. Decido di fare il primo passo e di presentarmi. Mi avvicino alle due ragazze, tendendo la mano.

- Ciao. Io sono Clizia.

La fronte della ragazza più grande si aggrotta e le sopracciglia si alzano in una smorfia di stupore.

- Chi sei? Tizia? – fa, con un risolino acido, senza tendermi la mano. Oh, bene. Non si mette un granché, vero?

- Clizia – ripeto, scandendo bene ogni lettera.

- Che nome è? – fa lei, scuotendo la testa – non l’ho mai sentito!

- Io mi chiamo Loretta – fa allora l’altra ragazza, salvandomi da quel colloquio che sta diventando imbarazzante – e lei è mia sorella maggiore Cinzia.

Nonostante non mi sia sentita accolta calorosamente da Cinzia, cerco di non rovinare l’atmosfera e di non dare troppo peso alla sua reazione. Anzi, decido di vincerla in cortesia.

- Che bel costume – dico, indicando il bikini che indossa – è così particolare: non l’ho mai visto in nessun negozio.

- Non c’è dubbio – si limita a rispondere, con un sorriso che non riesco a decifrare.

- Insomma, ancora non ci hai detto perché quest’anno diserti … - mi chiede Walter.

- I miei devono risolvere dei problemi di lavoro e così abbiamo dovuto rinunciare al mare. A proposito, avete già fatto il bagno? Perché non facciamo una nuotata prima di pranzo? – propongo, per cambiare discorso.

Corriamo tutti verso la riva ed i ragazzi entrano per primi, tuffandosi di getto. Poi si girano verso di noi, che ancora abbiamo l’acqua ai polpacci, e si scatena una guerra di schizzi, che infastidisce gli altri bagnanti. È la solita scenetta che si ripete ogni volta, penso divertita, ma è una delle poche occasioni in cui almeno i più timidi riescono ad avere un contatto più ravvicinato con noi ragazze. Infatti, poco dopo, ecco che corrono fuori dall’acqua in branco, pronti a prenderci a turno in braccio e buttarci in acqua.

- Le solite freddolose pappamolle!

- Ci mettete un secolo a tuffarvi!

Ci prendono in giro, mentre una ad una finiamo con dei gran tuffi in mare e cominciamo a nuotare per far passare i brividi di freddo.

- Tranquilla, non ho detto niente – mi bisbiglia Erina, appena ci troviamo a nuotare fianco a fianco.

- Grazie. Preferisco così. Allora, dov’è questo Fabio?

- Non è ancora arrivato. La mattina va in bici con i suoi amici, poi torna a casa e studia. Di solito arriva verso le tre alla tenda di Cinzia.

- Mica sarà il fratello di miss simpatia?

- No, è il cugino. Hanno la prima tenda a destra, di fronte al mare.

- Che lusso, eh?

- Beh, sì, non se la passano male … te lo dico dopo - mi bisbiglia, accorgendosi che si stanno avvicinando anche gli altri.

- Vi va di fare qualche passaggio a pallavolo? – ci chiedono Walter e Danilo.

- Volentieri!

Mentre giochiamo, non posso fare a meno di notare che Cinzia cerca in tutti i modi di mettersi in mostra per fare colpo su Davide e lui sembra divertirsi un mondo a fare il gallo nel pollaio! Non è una gran giocatrice, e le poche volte che mi passa la palla cerca di schiacciare e di colpirmi. Se vuol farmi sentire di troppo, il messaggio arriva forte e chiaro! Uno sguardo all’orologio e decido di tornare dalla nonna. Non voglio farla stare in pensiero.

- Ragazzi, ci vediamo dopo pranzo. Ci troviamo al ping pong?

Proprio in quel momento si avvicinano due ragazzi al nostro gruppo.

- Salut, pouvons-nous jouer aussi?

Lì per lì mi limito a guardare gli altri, ma nessuno risponde.

- Chiedono se possono giocare. Cosa dico? Va bene?

Tutti mi fanno dei cenni di assenso, così mi giro di nuovo verso i due francesi e con un sorriso spiego che nessuno parla francese, ma che possono giocare.

- Attends, tu pars? – mi chiede uno dei due, quando vede che me ne sto andando.

- Je reviendrai ce soir. Amusez-vous bien!


Li lascio a giocare ed esco dall'acqua, sentendomi addosso gli occhi di tutti. In fondo suppongo di essere carina, almeno un po’, visto che il biondino sembrava dispiaciuto che andassi via. Caro Davide, sarai pure irresistibile, penso soddisfatta, mentre un sorrisetto si disegna sul mio viso, ma anche io posso piacere a qualcuno! E soprattutto adoro aver strabiliato tutti col mio accento francese che non avevo mai avuto occasione di sfoggiare: un piccolo massaggino di autostima ogni tanto fa bene!

Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Dal pontile", Lido di Camaiore, foto di Daniela Darone