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sabato 23 gennaio 2021

Pam & Mel Pa🍎nia

 

28 giugno 1986

Cara Melania,

purtroppo non ho ancora ricevuto la tua lettera di risposta, ma oggi rientrando a casa ho incontrato tua zia per le scale (sai che non prendo mai l’ascensore!) e mi ha detto di avere pazienza, perché purtroppo le comunicazioni non sono tanto facili.

Ti scrivo per aggiornarti sulle ultime cose successe qui.

Oggi pensavo che sarei rimasta a casa, invece all’ultimo mi ha chiamata Francesca e sono uscita con lei. Purtroppo la grande amicizia che ci ha unite alle medie si è un po’ sfaldata: forse frequentando due scuole diverse dovevo aspettarmelo. E poi lei è diventata cupa e nervosa durante questo primo anno di superiori e mi sembra di aver capito anche che abbia litigato con Ylenia, la sua amica “storica” (probabilmente c’è stata un po’ di rivalità scolastica, perché sembra che Ylenia sia bravissima, ma a detta di Francy “sicuramente sopravvalutata” …). Francesca comunque è stata rimandata a settembre, ma ha già deciso che non si presenterà agli esami e ripeterà l’anno.

Anche io purtroppo esco malconcia da questo primo anno di superiori: quattro materie a settembre! Sembra un’impresa disperata in realtà: matematica, fisica, scienze e geografia economica. Per matematica prenderò qualche ripetizione, mentre le altre materie le studierò per conto mio. Il dubbio di aver sbagliato indirizzo in effetti mi è venuto … però ormai ho intrapreso questa strada e cercherò di percorrerla!

Comunque questo pomeriggio con Francesca è stato noiosissimo! D’altra parte l’alternativa era rimanere a casa, dato che le altre erano andate tutte in piscina (io stamani ero a ripetizione e non potevo andare con loro). Per fortuna verso le sei abbiamo incontrato Alessio, che stava andando alla “nostra” panchina, dove si ritrova sempre la compagnia. Gli ho chiesto se mi aveva portato il disco degli a-ha (tutte le volte che li nomino penso ai pomeriggi passati con te a cantare le loro canzoni e a decidere se era meglio Morten o Mags!) ma se ne era dimenticato. Però per rimediare mi ha detto che potevamo andare a prenderlo. Francy doveva tornare a casa e allora Alessio, per fare prima, visto che era a piedi, si è fatto prestare la Vespa da Mauro e siamo andati a casa sua per prendere il disco. Quando siamo arrivati non c’era nessuno e così Alessio mi ha fatto fare il giro della casa, mi ha fatto vedere tutti i profumi della sua mamma e la sua collezione di dischi. Dopo un po’ è arrivata la mamma di Ale, che si è messa subito a cucinare, ma al contempo era incuriosita dalla mia presenza e si è divertita a chiacchierare con me. È molto simpatica e credo di esserle piaciuta, perché quando Alessio mi ha invitata a restare a cena da loro, vedevo che annuiva soddisfatta. A cena doveva arrivare anche Samuele e infatti, dopo poco, abbiamo sentito il campanello. È arrivato su con una faccia stravolta. Quando ha visto che c’ero io ha cercato di trattenersi, ma poi si è messo a piangere come un bambino e ci ha raccontato che era morto il suo cane. “Chi si immaginava che mi fossi affezionato così tanto a quel pulcioso”, diceva di tanto in tanto, e in quella parola non proprio gentile, pronunciata però in quel modo, si sentiva l’immenso affetto di Samuele per quella povera bestiola. La mamma di Alessio per consolarlo gli ha suggerito di prendere un altro cane, ma lui ha detto che non ci pensava proprio, perché non voleva più soffrire così. Mi è dispiaciuto andare via, ma non potevo proprio rimanere. I miei genitori non hanno mai incontrato Alessio e non vogliono che vada a casa di gente che non conoscono (specialmente se si tratta di ragazzi). In sostanza, ho violato un divieto, quindi figurati se potevo telefonare a casa e dire che non tornavo a cena!

Mentre tornavo a casa ho incontrato Mauro che andava da Alessio a recuperare la sua Vespa … “Meno male che dovevate tornare subito! La prossima volta col cavolo che gliela presto! Quando è con te non si ricorda più nulla!”. Sono scoppiata a ridere! In effetti ci eravamo completamente dimenticati che Mauro ci aspettava ai giardini! Poverino!!!

Dopo cena Stella mi ha telefonato per dirmi che ieri l’altro, al concerto di Baglioni (io non c’ero purtroppo … dice che è stato da brividi: solo la sua voce magnifica, accompagnata dalla tastiera e dalla chitarra) Alessio è stato un monte a parlarle di me, tanto che a un certo punto Stella si è incavolata e gli ha detto di stare un po’ zitto, perché era andata lì per sentire Baglioni, mica lui! Prima di decidersi a tacere, le ha detto che se trova il coraggio mi chiederà di metterci insieme. Io spero che non mi chieda nulla, perché non saprei cosa rispondergli. Non è che non mi piaccia, ma Flavio mi piace di più e poi giorni fa ho conosciuto in piscina un ragazzo (Davide) molto carino, che mi ha regalato il suo portachiavi gommoso dove ha scritto il suo numero di telefono … e poi tutte le volte che incontro Samuele mi dice “ciao bellissima” e insomma … ora che sto diventando carina voglio solo godermi questa improvvisa popolarità senza avere un ragazzo. Per ora solo amici, finché il cuore non mi dirà chi mi piace veramente!

Adesso ti saluto perché devo immergermi fra i libri: stasera ho programmato un ripasso di geografia economica e poi voglio registrare il disco su una cassetta, così me lo posso ascoltare con il walkman al volume che mi pare!  

Ti mando un bacione enorme, Pamela     Pa🍎nia

Ti attacco qui l’adesivo che ho trovato su Cioè!


Live to tell è prima nella Top ten!












"Pam & Mel", di Daniela Darone

domenica 3 gennaio 2021

Pam & Mel

 




31 Dicembre ----, giovedì – 1 Gennaio ----, venerdì

Cara Pamela,

ti scrivo “a cavallo” dei due giorni che sopporto meno in assoluto di tutto l’anno. Lo sai che il giorno dell’ultimo dell’anno mi deprime e il primo dell’anno mi innervosisce. Tutta quest’ansia di doversi divertire per forza e tutte le aspettative per iniziare bene il nuovo anno sono stressanti. Anche se quest’anno è tutto diverso. In effetti, da quando ci siamo trasferiti qui, vivo ogni giorno con un senso di irrealtà e confusione: tutto mi sembra strano, a tratti entusiasmante, a tratti deprimente. La cosa peggiore, che i miei non mi avevano spiegato bene, è che difficilmente potrò tornare. O meglio, un eventuale, possibile ritorno è contemplato, ma si tratta di una decisione definitiva: o restare qui per sempre o tornare indietro, senza possibilità di ripensamento. Sembra che ancora questi sistemi di trasferimento non siano stati messi a punto in modo ottimale e non sia possibile andare e venire come prendere un autobus! A parte gli enormi costi che ci sono dietro a questi viaggi, il nostro corpo ha dei limiti e nessun essere umano sarebbe in grado di compiere più di una volta questa esperienza. Insomma, siamo agli albori di tutto e siamo ancora lontani dalla perfezione (come vedi dalla data della mia lettera, durante il trasferimento, c’è stata anche una “contrazione” del tempo, perché da noi è dicembre, mentre da te è già giugno).

Da quando siamo arrivati qui viviamo in quello che chiamano “Campo base”: una sorta di “riserva” dove noi neofiti veniamo gradualmente informati sugli sviluppi della tecnologia. Sarebbe impensabile catapultarci nella realtà quotidiana: sembreremmo degli alieni. Inoltre devo colmare più di trent’anni di eventi di storia moderna e per questo seguiamo dei corsi ogni giorno che ci informano di quanto è accaduto (beh, è comunque più interessante dell’ennesima lezione sugli uomini primitivi …). Da una parte è molto eccitante Pamela, non lo nego, ma dall’altra mi sembra di essere in un film di fantascienza.

I miei per ora mi hanno raccomandato la massima prudenza: non so bene cosa posso scriverti in merito a cose o eventi di cui non sai niente. Sembra che possa mantenere i contatti con i vecchi amici ma, come hanno lasciato capire i responsabili, solo per normali comunicazioni fra adolescenti (CIOE’? Cosa intendono secondo te?).

Insomma, sai che per me venire qui è stato un grande sacrificio, ma per i miei genitori è stato impossibile non rispondere a questo appello, in nome della scienza e del benessere del genere umano (oltretutto è un’occasione per mettere a frutto tutti i loro studi come medici e scienziati). Hanno sottolineato che potrebbe essere un’ottima opportunità anche per me, per il mio futuro. Io non so cosa pensare: non mi sono fatta ancora un’idea. So solo che i miei genitori lavorano molte ore in laboratorio e così mi ritrovo a passare un sacco di tempo da sola con Ciottolo e Ninja.

Al campo base ci hanno assegnato un appartamento al piano terra, con un piccolo giardino che circonda la casa su tutti i lati, così Ciottolo e Ninja hanno un pezzettino di prato per scorrazzare mentre io studio. I primi tempi avevo paura che Ninja scappasse, sai che è una gatta piuttosto curiosa, ma mi sono resa conto invece che tende a non allontanarsi. Sembra un po’ frastornata, e cerca spesso la compagnia di Ciottolo. Eravamo preoccupati per lui, dato che è una razza di cane piuttosto delicata, ma invece sembra stia bene e che il viaggio non l’abbia provato più di tanto. 

Il mio ultimo dell’anno, tutto sommato, è stato carino: nel pomeriggio ho giocato con una ragazza del campo base a ping pong (abbiamo un’area attrezzata per molti tipi di sport) e la sera cena a casa con i miei (abbiamo fatto la pizza), film in televisione e partitona a Scarabeo. Siamo andati a letto abbastanza tardi e oggi, a parte leggere un libro e finire di scrivere questa lettera, non ho fatto granché.

Per adesso chiudo. Avrei troppe cose da raccontarti. Lo farò pian piano. Ti mando un grande, umido saluto (qui è tutto il giorno che piove!)

Melania

P.S. Troppo bello il logo della nostra amicizia che hai disegnato!!!

Pa🍎nia

Best friends forever



"Pam & Mel", di Daniela Darone

lunedì 21 dicembre 2020

Pam & Mel

 

Woman writing a letter - Oleg Atbashian

21 giugno 1986, sabato

Cara Melania,

è arrivata anche l’estate alla fine! Hai chiesto ai tuoi se e quando potrai tornare a far visita alla tua nonna e a tua zia? Non vedo l’ora che tu torni! Ho tanta voglia di rivederti e di farti un sacco di domande sul posto dove sei andata ad abitare.

Oggi sono uscita con Stella, Carolina e Tamara. Siamo state un po’ alla compagnia e ho rivisto Gianni, che mi ha salutata con molto entusiasmo. Dopo due chiacchiere, abbiamo fatto una puntatina al luna park, ma siamo tornate quasi subito ai giardini. Mentre eravamo lì abbiamo visto passare Mauro e Alessio in motorino. Io e Stella siamo andate a cercarli, pedalando come forsennate sulle nostre bici, ma non li abbiamo trovati. Avevamo perso le speranze quando sono ricomparsi.

Che state facendo? – ci hanno chiesto.

Niente. Eravamo venute a cercarvi, ma in bici era impossibile raggiungervi … voi che fate?

Niente anche noi. Visto che tutti e quattro non stiamo facendo niente, facciamo qualcosa insieme – ha proposto Mauro.

Perché non ci portate a fare un giro in motorino? - ha detto allora Stella.

Così ci siamo andati. Lo sai come è qui, vicino casa nostra. Basta salire un po’ verso la collina e ti ritrovi dalla città alla campagna in un attimo. Io sono salita dietro Mauro, che ha una Vespa e Stella dietro Alessio, che ha un Sì Piaggio a sella lunga. È bello andare in motorino, coi capelli che ti danzano sulla testa. La Fruit di Mauro sembrava una vela bianca gonfiata dal vento. È andata a finire che siamo andati al convento, quello abbandonato. Arrivati lì siamo entrati e abbiamo girato qua e là fra quelle enormi stanzone umide. Siamo saliti fino alla terrazza, dove si era formato un lago da quanta acqua è piovuta ieri, e ho rischiato seriamente di bagnarmi le espadrillas nuove! Poi siamo scesi nel giardino e ci siamo messi a chiacchierare a quel vecchio tavolino di pietra dove ti sei fatta male tu l’ultima volta che ci siamo andate, ricordi?

Quando abbiamo deciso di tornare verso casa nostra, Alessio ha insistito perché salissi sul suo motorino. “La Vespa di Mauro l’hai già provata all’andata, ora potresti provare il mio motorino. Non credere che sia un catorcio: ho cambiato la marmitta originale e l’ho sostituita con una Polini. Ora fa le buche per terra.”

Ho sorriso. Mica gliel’ho detto che all’andata avevo visto che gli toccava pedalare in salita per aiutare il motore! Ho accettato il suo passaggio. Mi sa che gli piaccio. Tornando ci siamo fermati a mangiare un gelato in Piazza delle Cure e lì Stella non faceva che lanciare frecciatine a Alessio per fargli capire che ci siamo accorte che mi viene dietro. Io avrei voluto che la smettesse, perché metteva in imbarazzo anche me, ma lei sembrava si divertisse un mondo … forse è il suo modo per aiutarlo a sciogliersi!

Quando siamo tornati ai giardini abbiamo incontrato Tamara, Carolina e Sara. Insieme a loro c’era pure Leonardo. Ti ricordi di lui? Quello di cui ero innamorata alle medie! Evidentemente è entrato nella nostra compagnia, ma non l’avevo mai visto prima nel gruppo. Comunque non me ne importa più nulla. Ora in testa ho Flavio e ho pure diversi ragazzi che mi vengono dietro. Fino a pochi mesi fa mi sembrava di essere trasparente: non mi notava nessuno (a parte Francesco, uno simpatico ma bruttino, con quel nasone lungo che si ritrova, poverino) e ora invece, all’improvviso, sembra che sia diventata carina. Solo che almeno per ora piaccio sempre a ragazzi che non mi interessano! Destino crudele!

Mentre eravamo a chiacchierare seduti sulla “nostra” panchina, poco più in là Alessio impennava col suo Sì. Sono rimasta a osservarlo un po’, mentre Stella mi dava di gomito. “Guarda lì, sembra un pavone che ti fa la ruota …”, ha osservato ridendo. Alessio cercava di spostare tutto il suo peso sul fondo della sella, buttava in avanti il corpo e poi dava delle gran strattonate con le braccia al manubrio, per impennare il motorino, ma teneva per sicurezza i piedi a terra, facendoli strusciare, per prendere confidenza.

Ale! – gli ha urlato Mauro per sovrastare il rumore – o tu c’hai il babbo benzinaio o calzolaio! Tira su quei piedi! Tu finisci le scarpe!

Abbozzala di rompere! Lo faccio solo per trovare il bilanciamento! – gli ha risposto lui.

Si vedeva però che c’era rimasto un po’ male, allora Mauro per rimediare gli ha detto che scherzava, e che secondo lui, tempo una settimana, avrebbe dato le paste a tutti quanti.

Beh, devo salutarti adesso. Ti lascio, ma con una sorpresa! Guarda che bel logo della nostra amicizia ho disegnato! Ti piace? Io e te, unite da una “mela”!

Pa🍎nia

Best friends forever

Scrivi presto! Pamela


"Pam & Mel", di Daniela Darone


venerdì 18 dicembre 2020

Taccuini di un viaggio - la dolcezza


 A volte la dolcezza è un cielo che non ti aspetti, attraversato da uno stormo di rondini. 

Taccuini di un viaggio, di Daniela Darone - 3 dicembre 2020

mercoledì 7 ottobre 2020

Taccuini di un viaggio - Una lezione dalla Natura

 

Nella vita basta saper aspettare ... 

La mia terrazza non è grande, ma un po’ di posto per qualche fiore l’ho sempre trovato. Un’idea per recuperare spazio è stata usare dei vasi rettangolari, dove di solito metto due piante insieme. So che alcune piante non vanno d’accordo fra loro, magari anche solo perché una ha bisogno di molta acqua, l’altra di annaffiature moderate. In ogni caso, in terrazza ho un vaso dove fino a poco tempo fa c’erano delle margherite e un geranio. Poi pian piano le margherite sono seccate ed è spuntato uno stelo verde intenso. È cresciuto pian piano, ma non voleva saperne di star su, si adagiava verso terra. Lì per lì ero per strapparlo, ma visto che sono curiosa alla fine ci ho ripensato. Voglio vedere chi sei, mi sono detta. E ho piantato in terra, accanto allo stanco stelo, un bastoncino di legno che lo avrebbe sostenuto.

Pian piano, appoggiato a quel legnetto, la giovane piantina ha preso forza. Contemporaneamente il geranio deve aver notato il nuovo ospite e ha deciso di iniziare a protendersi tutto verso di lui, cercando di invadere i suoi spazi. Avevo una tegola ornamentale e l’ho messa fra le due piante, in modo da impedire al geranio di soffocare il giovane stelo. Da quel momento, in breve tempo, gli steli si sono moltiplicati e si sono riempiti di tenere foglie verde chiaro, lobate e a punta, finché, finalmente, alla fine di settembre la pianta è fiorita: una sola trombetta all’inizio, di colore screziato. Era una Bella di notte. L’ho riconosciuta perché i fiori si schiudevano al tramonto e si richiudevano, timidamente, al sorgere del sole. 

La piantina, una volta cresciuta, svettava e guardava dall’alto il geranio. A quel punto ho tolto la tegola. Subito il geranio si è proteso di nuovo verso la pianta vicina. Ma ormai questa era alta e forte e rideva degli assalti del geranio.

Adesso convivono, in buona armonia. Nessuna delle due danneggia l’altra. E hanno scoperto che in fondo sono simili: entrambe amano i luoghi luminosi e soleggiati e necessitano di terreni freschi, fertili e ben drenati. Il geranio di solito ha bisogno di più acqua della Bella di notte, ma ho trovato il modo di non far seccare troppo la sua terra e di non dare troppa acqua all’altra pianta. Malgrado una iniziale difficoltà ad andare d’accordo, alla fine hanno trovato un loro equilibrio, e adesso pare che si abbraccino festose.

Ammirando il primo fiore che sbocciava, tardivo, mi è tornato in mente un biglietto che mi scrisse molti anni fa una persona che mi ha insegnato molto:

“Vedi, nella vita basta saper aspettare. Le cose prima o poi si aggiustano … almeno qualche volta”.  

Guardando queste piantine, ricordando quel biglietto, ho capito che dovremmo riscoprire la pazienza e la perseveranza e insegnarla ai nostri figli. In fondo quelle due piante erano come due coniugi che bisticciano o due amici che cercano di prevaricare l’uno sull’altro, o due colleghi che sgomitano per una promozione … La natura, invece, sotto i miei occhi, mi ha mostrato un messaggio: valorizzare gli aspetti che ci accomunano e pazientare per quelli che ci vorrebbero su strade opposte, cercare il modo di trarre vantaggio dalle differenze e trasformarle in chiavi di volta, scoprire che possiamo collaborare e aiutarci, trovare un punto di incontro senza dover buttare tutto all’aria.


Le protagoniste di questo post 

martedì 15 settembre 2020

IN MEDIAS RES - Micro racconti: "Alla finestra", di Daniela Darone

 

"Donna alla finestra" - Vincenzo Irolli

In ufficio oggi sono stata abbastanza tranquilla. Ho finito il lavoro su quei dannatissimi (e, almeno secondo me, inutili) tabulati che fino a pochi giorni fa mi facevano andare fuori di testa (le risate di ieri in ufficio erano per la disperazione …). Mentre ero con la testa china su quei microscopici numeri stampati, Leonardo mi ha lanciato una lunga occhiata e mi ha detto: “Ma che ti trucchi a fare? Non ce n’è mica bisogno!”. Non sapessi che tiene la fotografia della fidanzata nel portafoglio, ci farei pure un pensierino. È un tipo pratico, spontaneo, simpatico, anche se a volte un po’ troppo chiassoso.

Quando sono tornata a casa mi sono concessa una crema di yogurt al mango, mentre ascoltavo il CD di mia sorella. Ero al terzo brano quando ho sentito suonare il campanello. Era Samuele. Si è accorto subito che ero stanchissima. Ho fatto ripartire il CD dall’inizio e ci siamo affacciati alla finestra di salotto a goderci il vento e a fare il gioco delle macchine che passavano sotto casa. Poi abbiamo fatto discorsi seri. Cosa mi aspetto da una persona, cosa voglio, cosa sente lui per me. È innamorato. È la prima volta che dice “ti amo” a una ragazza, che dà piena fiducia a una persona, che è così aperto. Oggi non ha fatto che coccolarmi e ripetermi che ha bisogno di vedermi, che vuole dividere la sua vita con me, che gli piace il modo in cui affronto le cose. Io spero bene. Io stessa non so esattamente cosa mi dovrei aspettare. Mi dondolo fra il sentimento per lui, la voglia di libertà e la paura di impegnarmi. Sarà che quando sono stanca mi sento amorfa verso tutto. Stamani ho realizzato che non sono più così “piccola” … Beh, per oggi è abbastanza, credo.  


giovedì 30 luglio 2020

Il tempo per scegliere le parole

Storia di una ladra di libri

La prima volta che vidi “Storia di una ladra di libri”, rimasi colpita da un colloquio fra Liesel e Max. Lui era nascosto da tempo nella loro cantina e aveva nostalgia di poter camminare alla luce del sole. Un giorno le chiese di descrivergli la giornata. Vi trascrivo qui il colloquio, per farvi notare quanto siano importanti ed evocative le parole, se ben usate.

“Puoi farmi un favore? Mi puoi descrivere la giornata? Come è fuori?”
“È nuvoloso”
“No, no … a parole tue. Se gli occhi potessero parlare, che direbbero?”
“È una pallida giornata …”
“Pallida … bene, continua”
“Tutto è incastrato dietro una nuvola e il sole non sembra il sole …”
“Che cosa sembra?”
“Sembra un’ostrica d’argento”
“Grazie. L’ho visto adesso”

Prendiamoci del tempo per scegliere le parole: è un atto di attenzione e di amore, verso gli altri e verso la nostra bella lingua.