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venerdì 13 dicembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Decimo capitolo

Viareggio


A CIASCUNO IL SUO HOBBY!

 

Io e la nonna siamo rimaste a mangiare sulla terrazza sul mare, malgrado non ci fosse niente di economico sul menu. La nonna sembrava di ottimo umore e mi ha detto di smettere di concentrarmi sempre sui soldi e di godermi questi giorni di vacanza.

- Che programmi hai, chérie, per quando torneremo a casa?

- Beh, credo che cercherò di ambientarmi a Fiesole. Poi, dopo il sedici, torna anche Erina e vorrei passare un po’ di tempo con lei, prima che ricomincino le scuole. E poi devo conoscere anche queste famose sorelle Felicità, sai, le nostre vicine …

- Oh, certo. E poi, a parte Erina, torna anche suo fratello, no? Che è un po’ carino, vero? – mi chiede la nonna, inarcando le sopracciglia.

Mi salvo concentrandomi intensamente sui miei spaghetti allo scoglio.

- Beh, sì … credo di sì … - borbotto – comunque lui ha sedici anni e un sacco di ragazze intorno.

- Oh, sì. È vero.

- Ma come fai tu a saperlo, scusa? Per quanto ne so l’hai visto solo di lontano!

- Non sai quante cose si riescono a capire praticando il mio hobby da spiaggia.

Inarco le sopracciglia in segno di domanda.

- Osservazione della specie umana, chérie - risponde la nonna, serafica.

- In poche parole stai tutto il giorno a curiosare, mascherandoti dietro ai tuoi occhialoni da sole e origliando le conversazioni dei vicini di ombrellone?

- Esatto! E devo dire che è molto divertente. Un gelato? Ti va?

- No, grazie nonna. Perché non torniamo all’ombrellone in attesa che arrivino i miei amici? Magari potresti raccontarmi qualche pettegolezzo da spiaggia!

- Vedremo – risponde la nonna, nascondendo un sorriso dietro il ventaglio.

Ci riavviamo verso il nostro ombrellone e ci stendiamo pigramente a goderci la brezza che si alza dal mare, chiacchierando e facendo le parole crociate. Therese è la donna più rilassante che io conosca. Quasi senza chiedere niente riesce a farmi parlare di tutto, perché ha il magnifico dono di saper ascoltare. È come se avesse un’attitudine particolare, come se si predisponesse con tutto il corpo all’ascolto: i suoi occhi rimangono concentrati su di me mentre parlo, senza vagare stancamente qua e là, ed ha un modo talmente grazioso di inclinare il collo, girando il viso di tre quarti, come se porgesse l’orecchio per sentirmi meglio. Tiene le mani raccolte, come se tutto il suo corpo si acquietasse per stare solo ad ascoltare, senza mai interrompere. Mentre invece quando parla gesticola, dando forza alle parole, e i suoi occhi sprizzano espressività.

Quando arriva Erina, ci trova nel bel mezzo di un racconto dell’infanzia della nonna.

- Già qui? Pensavo arrivassi più tardi – le dico, stirandomi pigramente.

- Ho tormentato la mamma finché non mi ha lasciata venire da sola! Vado in cabina a cambiarmi. Vieni?

Le faccio cenno di sì e ci avviamo, chiacchierando. Non appena entriamo nel piccolo casottino, lo specchio riflette la mia immagine sbiadita, e distolgo subito lo sguardo. Mi siedo su uno strapuntino, in attesa che lei si cambi.

- Sai che ho incontrato Fabio mentre venivo da te? Mi ha sorriso! Mi sono sentita svenire, ti giuro! Appena mi sono cambiata andiamo a cercarlo, così te lo faccio vedere.

- Sono proprio curiosa di ammirare questo spettacolo della natura! - le rispondo ridendo, dato che non l’ho mai vista così entusiasta. Lei rimane un attimo a guardarmi sorridendo e con uno sguardo pieno di affetto.

- Te l’ho già detto che sono strafelice che tu sia qui? E allora, come vanno le cose a casa?

Alzo le spalle.

- I miei inviano curriculum e setacciano le offerte di lavoro. Per ora nessuna novità.

- Nessuna speranza per la vecchia ditta?

- No, e sinceramente evito di fare troppe domande: li rende ancora più nervosi.

- Beh, meno male che sei potuta venire al mare con la tua nonna … perché fai quella faccia? – mi chiede, notando la mia espressione.

- Mi è balenata in mente la mia vera nonna. Non ti sembra pazzesco che viva ignorando tutto di noi? Adesso, per esempio, non sa che suo figlio è in difficoltà.

- Per quanto ne sai potrebbe essere anche morta! Perché poi ogni tanto ripensi a quella vecchia storia? La tua nonna è quella sotto l’ombrellone!

- Lo so. Ma a volte mi sento strana, come se mi mancasse un pezzo. Che fine avrà fatto? Come può vivere in pace senza sapere niente di noi? Non sa nemmeno che esisto!

- Accidenti, Clizia! Questo sì che è grave! – mi risponde con ironia – non pensi di esagerare? Perché non ne parli con Therese? Magari, se la prendi per il verso giusto, riuscirai a scucirle qualche informazione.

- Non vuole parlare di Annie. Inutile insistere. Oh, Erina, vorrei solo essere normale. Almeno un po’.

- Tu normale? È impossibile, Cli! Intanto, una che è innamorata di mio fratello non può essere normale. E poi, ti sei vista? - mi chiede, prendendomi per un braccio e costringendomi a guardarmi allo specchio – viso particolare, pelle chiarissima spruzzata di qualche simpatica macchiolina petulante, occhi esageratamente grandi. E poi hai una nonna affascinante e un passato familiare misterioso … ah, e un’amica come me … Cli! Ma chi vuol essere normale? E poi … - si blocca improvvisamente, corrugando la fronte. Resta un attimo in ascolto e poi mi bisbiglia all’orecchio:

– C’è qualcuno nella cabina accanto?

La guardo senza capire. Erina posa l’orecchio alla parete di legno e rimane in ascolto, facendomi cenno di tacere. Nell’improvviso silenzio comincio a far caso a dei piccoli rumori che provengono dalla cabina accanto. Sono rumori soffocati, come se qualcuno facesse apposta a evitare qualsiasi fruscio. Le pupille di Erina si muovono ostinatamente da destra a sinistra, in allarme.

- Siamo fritte – mi sillaba, senza far uscire la voce.

Continuo a non capire, ma la sua faccia mi sta facendo venire l’ansia.

- La cabina accanto è quella di Cinzia. C’è qualcuno dentro e spero non sia lei. Altrimenti avrà sentito tutto quello che abbiamo detto – mi bisbiglia. Poi alza di nuovo la voce, cercando di darle un tono normale - Non riesco a trovare il pareo. Mica l’avrò perso?

- Non ce l’avevi quando sei arrivata – le rispondo, ma mi accorgo che le nostre voci, diversamente da prima, suonano forzate.

- Boh, aspetta che lo cerco …

Mentre lei fa rumore, come se davvero rovistasse alla ricerca del pareo, mi chino verso il buco della serratura e rimango a guardare. Dalla cabina accanto sento girare la chiave e dopo poco vedo Cinzia che si allontana. Ha una faccia molto soddisfatta.

- E ora?

- Ora facciamo finta di niente. In fondo, che abbiamo detto? Non sappiamo nemmeno da quanto tempo era lì – le rispondo, per farmi coraggio.

- Magari era lì dall’inizio, o forse da poco, ma abbastanza per aver ascoltato più di quanto avremmo voluto. Non so se te ne sei accorta, ma non le stai simpatica!

- Sì, l’avevo capito, anche se non so immaginarmi il perché!

- Forse perché le piace Davide? Forse perché lui ti ha fatto un’accoglienza calorosa? Forse perché ti vede come una rivale? Forse perché hai fatto un figurone col tuo accento francese? Forse perché tutti nel gruppo erano felici di vederti? Forse perché i vostri nomi sono così simili ma il tuo è molto più originale? Forse perché è un’egocentrica e …

- Ok. Cerca di non rassicurarmi troppo, ti prego! Anche tu, che cabina ti sei scelta? Proprio quella accanto all’arpia!

- Non l’abbiamo scelta! È stato un caso: è proprio per questo che l’abbiamo conosciuta. Dai, andiamo a cercare gli altri. Mica vorremo rovinarci tutta la giornata per quella lì!




Così usciamo e andiamo verso la pagoda. Eccoli lì: tutti al fresco a giocare a carte. Cinzia, ovviamente, è seduta accanto a Davide e fa la scema, con un bellissimo pareo che dovrebbe coprire il microscopico costume che indossa, ma che invece lascia vedere molto. Lui, da vero stupido, allunga gli occhi, mentre lei si pavoneggia cinguettando fitto fitto.

- Domani io e mio padre usciamo in barca per fare il bagno al largo. Potrei inviate qualcuno di voi se fate i bravi e passate il mio Cinzia test! Davide, cosa ne dici? Ti va di venire? – gli chiede, con un sorriso tutto miele da far venire una carie.

- Boh, vedremo – fa lui, senza concedersi troppo, com’è nel suo stile – a te va, Erina?

- Non so …- fa lei, titubante, e mi rivolge una rapida occhiata. Oddio, spero che non le chieda di invitare anche me!

- Ci sarà anche mio cugino Fabio …- fa allora lei, guardandola un po’ di traverso, con un sorrisetto strano.

Mentre Erina bofonchia qualcosa come risposta, si trasforma in un semaforo rosso e ci rendiamo conto che la speranza che Cinzia non ci abbia sentite ormai è da buttare alle ortiche.

- Puoi venire anche tu, Morena, se ti va, ma è chiaro che non vi porto tutti!

- Sarebbe fantastico – comincia Morena – ma se vengo devo portare anche Monica e Giuseppe. Sennò chi li sente i miei?

- E sia – concede accondiscendente la dea – Allora siamo: papà, io e mia sorella, Fabio, Davide, Erina, Morena, Monica e Giuseppe. Nove in tutto. Dopo fissiamo un orario. Puntuali, mi raccomando, o vi lascio qui!

- Beh, io non ti ho ancora detto di sì – risponde Davide con un sorriso sfrontato.

- E io non accetto un no, visto che ho invitato anche tua sorella.


Io mi sento sulle spine fin da quando è iniziata questa penosa conversazione. Chiaramente so che Cinzia non mi inviterà mai ed ho paura che Erina si faccia venire la pessima idea di chiederle di invitare anche me: farebbe tanto “piccola fiammiferaia”. Lei, infatti, recuperato un colorito normale dopo l’imbarazzo di poco fa, continua a lanciarmi strane occhiate che mi fanno capire che sta per partire all’attacco, mentre io cerco disperatamente di farle capire che non voglio che chieda nulla a Cinzia!

- Cinzia, perché non inviti anche Clizia? Fra due giorni riparte e magari sarebbe un modo carino di passare la giornata. Mi piacerebbe venire in barca, ma non voglio lasciare Clizia qui da sola ….

Non faccio a tempo a protestare.

- Oh, Erina - comincia lei, titubante, come se fosse in imbarazzo – vedi, sono sicura che Clizia non sarebbe a suo agio con noi. Sai, vi ho sentito prima, mentre parlavate in cabina. Non volevo origliare, è solo che parlavate così a voce alta che non ho potuto fare a meno di sentire che i genitori di Clizia hanno perso il lavoro ed è per questo che non è potuta venire al mare quest’anno.

- Cinzia, non mi sembra il caso che tu … – comincia Erina, ma l’altra sembra non sentirla nemmeno.

- Beh, portarti con noi domani non mi sembra il caso: ti troveresti in imbarazzo, fra persone come la nostra famiglia. È chiaro che non sei abituata a certi ambienti …

Tutti rimangono ammutoliti e iniziano a fissarmi, cercando di capire se quello che dice Cinzia sia la verità. Io sono così sbigottita che non riesco nemmeno a pensare. Vorrei fermarla, ma non so come.

- Se fossi in te … - comincio, tenendo gli occhi bassi, mentre sento il mio viso che si colora di un rosso acceso. Tutto il mio corpo si sta irrigidendo e le nocche dei miei pugni si fanno ancora più bianche del solito.

- Ma tu non sei me … per fortuna! – replica lei, beffarda. - E poi, credimi, lo dico per te e per non mettere in difficoltà quella signora che chiami nonna.


Si guarda in giro per vedere l’effetto della bomba che ha lanciato e si gode gli sguardi e le facce stupite del gruppo.


- Ma come? Non lo sapevate? Ah, ma quanti segreti nascondi, Clizia?


- Non sai di cosa parli - sento la mia voce che esce da me, ma è come se non fossi io a parlare – cosa credi di sapere? Non hai capito nulla, non mi conosci nemmeno! Sei solo una viziata acida e spocchiosa.

- A chi hai dato di acida, pezzente? - fa allora lei, avvicinando pericolosamente il suo viso al mio.

Ora, tutti sanno che esiste una distanza di cortesia che non si dovrebbe superare. Non invadere lo spazio personale altrui: è la regola. E lei la sta infrangendo.

- Non mettere il tuo brutto muso vicino al mio! – le sibilo, mentre tento di scansarmi e di alzarmi - Mi fai pena e sulla tua stupida barca non ci verrei nemmeno se mi pregassi in ginocchio.

- Non sono io quella in ginocchio, carina. Oh, ti stanno spuntando dei lacrimoni … ti sei proprio arrabbiata, eh? – mi dice, corrucciando il viso.

Sento la rabbia che mi ribolle.

– Sparisci! – le urlo, fuori di me.

- Uh, che paura! Sennò? In realtà te la fai sotto, sei tutta chiacchiere e niente sostanza – risponde lei, mentre si alza. Faccio per alzarmi anch’io, ma lei mi tira una spinta e mi ributta giù.

- Resta un po’ qui a calmarti i bollenti spiriti, carina.

È un attimo. Non so bene come, ma mi trovo a pensare che questo sia uno di quei momenti in cui potrei cercare di mettere in pratica i tre anni di judo che ho fatto. Sì, lo so, non sono molti, però sono sufficienti per sapere che una buona tecnica può essere eseguita senza impiego di forza, sfruttando il mio peso e la posizione poco stabile di Cinzia. Quindi poco importa se lei è più grande e più forte di me. Le parole e gli insegnamenti del mio maestro mi ritornano in mente tutti insieme, mentre mi trovo a lottare con lei, e non so nemmeno come abbiamo cominciato! Non sono certo una che si mette a fare risse o che si accapiglia. Il judo è una filosofia, penso, mentre riesco a portarla in disequilibrio con una spazzata interna e a farla cadere sulla sabbia. Devo solo riuscire a fare un miglior impiego delle energie di quanto potrà fare lei. I suoi occhi mandano un lampo di sorpresa rabbiosa: evidentemente non se l’aspettava, ma subito passa al contrattacco, saltandomi addosso e cercando di mettermi schiena a terra. È strano, ma sento di avere più forza di quanto pensassi. Anche se lei mi sta sopra, riesco a divincolarmi. Adesso è lei schiena a terra e io, svelta, decido di provare a immobilizzarla con una presa che ho provato tante volte in palestra. Serro con l’omero l’avambraccio di Cinzia, tengo la pianta del piede sinistro a terra e mi ci appoggio con forza, per alzare leggermente il mio corpo e sovrastarla col mio peso … se ricordo bene, devo aver fatto più o meno un kata-kesa-gatame. È solo una tecnica di base, ma evidentemente, a giudicare dal viso rabbioso di Cinzia, è una mossa efficace: lei rimane a terra, sconfitta.

- Ok, hai vinto, ora toglimi le mani di dosso e rialziamoci. Stiamo facendo una figura penosa!

Solo in quel momento mi accorgo che il gruppo ci ha circondate, facendoci scudo dagli occhi dei bagnanti.

- Clizia, vieni, alzati – mi fa Erina. Volto il viso a guardarla e vedo che mi fissa con i suoi occhi chiari. Nel suo sguardo leggo sconcerto e preoccupazione. Mi vergogno di trovarmi in questa situazione e mollo lentamente la presa. Faccio per rialzarmi quando vedo Cinzia prendere una manciata di sabbia. Volto velocemente la testa, ma non faccio in tempo ad evitare che la sabbia mi finisca negli occhi e sento di nuovo il suo corpo sopra il mio. Cado e mi preparo a lottare di nuovo.

- Che cosa sta succedendo qui? Mon Dieu, ragazze, smettetela subito! – sento la provvidenziale voce della nonna.

A quel punto i ragazzi del gruppo si fanno avanti per dividerci.

- E voi? – li apostrofa la nonna – Non avevate di meglio che godervi lo spettacolo? Perché nessuno ha messo fine a questa assurdità?

Forse richiamati dalla sceneggiata della nonna, dei bagnanti si sono avvicinati incuriositi e sono appena riuscita a riaprire gli occhi quando vedo avvicinarsi una signora a grandi passi. Si fa largo fra il gruppetto e rimane a guardarci con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Non appena la vede, Cinzia fa una vocetta piagnucolosa.

- Mamma! Meno male che sei arrivata. Questa ragazza mi ha picchiata!

Si alza un coro di mormorii da parte di tutti, mentre la nonna chiede di sapere cosa è successo. La mamma di Cinzia la aiuta a rialzarsi, poi, dato che dai borbottii del gruppo non riesce a capirci niente, si rivolge alla figlia minore.

- Loretta? – le chiede, sollevando le sopracciglia, e con un gesto eloquente della testa la invita a parlare. Lei, che finora è stata zitta, guarda sua madre negli occhi, storcendo la bocca.

- Mamma … Cinzia ha esagerato ...

Cinzia alza di scatto la testa.

- Idiota! Ma cosa dici? – le grida.

- Basta dare spettacolo, signorina. Vieni subito via di qui – le intima sua madre, con il viso che le si fa rosso – tu stai bene? – mi chiede, prima che si allontanino.

- Sì sì, tutto bene

- Meglio così. Vogliate scusarci.

Prende la figlia per un braccio e si avviano verso la loro tenda. Il gruppetto si apre come un sipario per farle passare. Prima che siano troppo lontane riesco ancora a sentire qualche squarcio di rimprovero.

- Ma sei impazzita a comportarti così? Guarda come ti sei ridotta. E cosa ci fai col pareo di Gucci di tua cugina? Spero almeno che tu le abbia chiesto il permesso prima di prenderlo, e che non si sia sciupato!

Tutti non trovano di meglio che fissarsi le punte dei piedi o smuovere appena la sabbia con le dita. È calato un silenzio imbarazzante.

- Vorresti venire un momento all’ombrellone, Clizia? – mi chiede la nonna, appoggiando una mano sulla mia spalla. Più che una domanda, è una richiesta precisa. Mi avvio con lei senza parlare, in preda a un tremore che non riesco a controllare.

- Ti aspetto qui – sento la voce di Erina mentre mi allontano.

- Non importa. Vai pure a fare il bagno. Ti trovo poi io.

Arriviamo all’ombrellone e la nonna si siede sulla sdraio, disegnando ghirigori sulla sabbia con un dito. Aspetta, paziente, che sia io a raccontarle. Io mi metto seduta ai suoi piedi, sopra un asciugamano, abbracciandomi stretta le gambe. Non riesco a smettere di tremare. Tengo lo sguardo fisso verso il mare e ascolto il rumore del mio cuore che batte ancora ad un ritmo irregolare.

- Sono arrivata a duecento.

- Come?

- Lo sai che in genere non parlo mai d’impulso quando sono turbata. A volte prima di aprire bocca conto fino a dieci, a volte fino a venti, a volte comincio a contare e poi mi scordo di dover dire qualcosa …e quando succede, vuol dire che non dire niente è stata la scelta migliore. Ora sono arrivata a duecento aspettando che mi spiegassi cosa è successo; invece tu e quella ragazza mi sa che non avete contato nemmeno fino a dieci prima di accapigliarvi, o mi sbaglio?

- È incredibile, nonna! Oggi è il primo giorno che mi vede e già non mi sopporta! Cosa le ho fatto di male? L’ho visto fin dalla prima occhiata che non le stavo simpatica! E ancora non avevo aperto quasi bocca!

- Uhm … forse sarà che le piace quel Davide …

-Ma chi sei, Sherlock Holmes?

-Te l’ho detto: merito del mio hobby da spiaggia. È sempre e solo accanto a lui, con gli occhioni adoranti …

- Beh. e allora? Davide mica è innamorato di me! Ha cento volte più speranze lei, che è più grande di me e meno ranocchia!

- Ranocchia?

- Più o meno … insomma, guardami! Il mio viso e il mio corpo sono tutti … boh … incasinati! Più cresco e più peggioro … sembro un puzzle assemblato male!

- Oh, ma i pezzi andranno tutti al loro posto, te lo garantisco - risponde la nonna ridendo - e vedrai che il risultato sarà strabiliante. Io riesco già a vederlo, tu invece non ci provi nemmeno …è stato per tutti così. Comunque, a quel Davide piace fare il gallo nel pollaio, non è così? È molto vanesio e si sente proprio un bel fusto, eh?

- Un bel fusto? – guardo la nonna, aggrottando la fronte

- Beh, che c’è?

- Nonna, è un termine antico.

- Io sono antica, carina. Non te ne sei accorta? – mi chiede, indicando i suoi magnifici e lucenti capelli bianchi.

- Allora avremmo fatto la lotta per lui, secondo te?

- Spero proprio di no. È veramente ridicolo fare la lotta per un ragazzo, ma … se non per lui, per quale motivo?

Così racconto alla nonna tutta la faccenda della cabina e di come Cinzia abbia sentito tutta la nostra conversazione. La tiro alla lunga, ma alla fine le spiattello anche il pezzo di quando abbiamo parlato di Annie. Negli occhi della nonna passa un’ombra.

- Non sapevo che Erina sapesse di Annie.

- Erina era l’unica, te lo giuro, nonna – mi affretto ad assicurarle – beh, almeno fino a oggi!

- Nessuno ha mai detto che dovesse essere un segreto. Solo ti consiglio di tenere la tua vita privata un po’ più riservata. Non si parla di certe cose in una cabina, se ti preme che gli altri non lo sappiano. Siete state un po’ sventate.

- Nonna, io ti adoro, lo sai … ma non posso evitare di essere curiosa!

- Un giorno, quando sarai più grande, ti racconterò di Annie. Devi fidarti di me. Quando sarà il momento giusto, ti racconterò tutto quello che so. In ogni caso, non valeva la pena di rotolarsi sulla sabbia con quella ragazzetta, anche se capisco che ti sia sentita ferita. Ma avresti dovuto alzare la testa con fierezza e sbugiardarla, dirle che si era inventata tutto! Ti dico una cosa, Clizia: non permettere mai a nessuno di farti abbattere o vergognare. E soprattutto non farti dominare dalla rabbia, non agire sotto l’impulso di una provocazione. Qui e qui – e mi batte prima un dito sul cuore, poi sulla fronte - hai più forza e grinta e capacità di quanto tu possa credere. E ora vai a cercare la tua amica Erina, mentre io faccio una passeggiata sul lungomare.

- E se venissimo con te, nonna?

- Ne sarei felice, praline.

- Vado a chiederlo ad Erina. Ci metto un attimo.

Prima di filare via sento la nonna che borbotta in francese contro Cinzia.

- Ehm, nonna?

- Si?

- Ricorda che capisco il francese ….

- Vai vai, mica vorremo fare tardi. Sai che massimo alle otto dobbiamo essere a cena in albergo ….

Poi rituffa la testa nella sua borsa di paglia, per nascondere i suoi occhi azzurrini in cui guizzano scintille impertinenti.

Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

Foto di Daniela Darone


martedì 3 dicembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Nono capitolo



LA COMPAGNIA

 

Quando li vedo, mi fermo un attimo per studiarli un po’ da lontano: ma sì, è proprio il gruppo dell’anno scorso, a parte qualcuno che manca e due ragazze nuove che non ho mai visto. Davide è a giocare a racchettoni con una delle tipe nuove. Beh, spero che non sia la sua ragazza, penso, avvicinandomi al gruppo con un sorriso scoperchiafaccia. Non appena si accorgono di me, Erina mi salta addosso abbracciandomi e anche gli altri mi si fanno tutti intorno per salutarmi. È tutto un coro di esclamazioni e domande a cui non riesco nemmeno a rispondere, ma distribuisco sorrisi e baci a tutti, mentre dentro di me mi domando cosa mai inventerò su due piedi per giustificare la mia assenza di quest’anno. Fra la fretta dei preparativi improvvisati non ci ho pensato, ma non mi va di spiattellare in spiaggia i nostri problemi economici. D’altra parte non so nemmeno cosa abbia detto Erina. Magari qualcuno le ha chiesto di me: spero sia stata discreta e non abbia parlato. Intanto anche Davide e la sua amica hanno smesso di giocare e si avvicinano a noi. Davide mi saluta con un bacio sulla guancia e mi mette una mano sulla spalla, che riesce a darmi un brivido, nonostante il sole cocente.

- Clizia! Alla fine sei riuscita a venire!

- Sì, purtroppo solo per qualche giorno. Sono super felice di vedervi!

- Oh Cli, mi mancavi troppo e poi non vedevo l’ora di farti vedere Fabio - mi bisbiglia Erina all’orecchio.

Così mi guardo intorno per individuare questo tipo che, a detta della mia amica, è uno spettacolo viaggiante, ma incontro solo lo sguardo di una delle nuove ragazze, fisso su di me. L’altra, deve essere un po’ più piccola, è accanto a lei e mi guarda con un misto di curiosità e timidezza. Decido di fare il primo passo e di presentarmi. Mi avvicino alle due ragazze, tendendo la mano.

- Ciao. Io sono Clizia.

La fronte della ragazza più grande si aggrotta e le sopracciglia si alzano in una smorfia di stupore.

- Chi sei? Tizia? – fa, con un risolino acido, senza tendermi la mano. Oh, bene. Non si mette un granché, vero?

- Clizia – ripeto, scandendo bene ogni lettera.

- Che nome è? – fa lei, scuotendo la testa – non l’ho mai sentito!

- Io mi chiamo Loretta – fa allora l’altra ragazza, salvandomi da quel colloquio che sta diventando imbarazzante – e lei è mia sorella maggiore Cinzia.

Nonostante non mi sia sentita accolta calorosamente da Cinzia, cerco di non rovinare l’atmosfera e di non dare troppo peso alla sua reazione. Anzi, decido di vincerla in cortesia.

- Che bel costume – dico, indicando il bikini che indossa – è così particolare: non l’ho mai visto in nessun negozio.

- Non c’è dubbio – si limita a rispondere, con un sorriso che non riesco a decifrare.

- Insomma, ancora non ci hai detto perché quest’anno diserti … - mi chiede Walter.

- I miei devono risolvere dei problemi di lavoro e così abbiamo dovuto rinunciare al mare. A proposito, avete già fatto il bagno? Perché non facciamo una nuotata prima di pranzo? – propongo, per cambiare discorso.

Corriamo tutti verso la riva ed i ragazzi entrano per primi, tuffandosi di getto. Poi si girano verso di noi, che ancora abbiamo l’acqua ai polpacci, e si scatena una guerra di schizzi, che infastidisce gli altri bagnanti. È la solita scenetta che si ripete ogni volta, penso divertita, ma è una delle poche occasioni in cui almeno i più timidi riescono ad avere un contatto più ravvicinato con noi ragazze. Infatti, poco dopo, ecco che corrono fuori dall’acqua in branco, pronti a prenderci a turno in braccio e buttarci in acqua.

- Le solite freddolose pappamolle!

- Ci mettete un secolo a tuffarvi!

Ci prendono in giro, mentre una ad una finiamo con dei gran tuffi in mare e cominciamo a nuotare per far passare i brividi di freddo.

- Tranquilla, non ho detto niente – mi bisbiglia Erina, appena ci troviamo a nuotare fianco a fianco.

- Grazie. Preferisco così. Allora, dov’è questo Fabio?

- Non è ancora arrivato. La mattina va in bici con i suoi amici, poi torna a casa e studia. Di solito arriva verso le tre alla tenda di Cinzia.

- Mica sarà il fratello di miss simpatia?

- No, è il cugino. Hanno la prima tenda a destra, di fronte al mare.

- Che lusso, eh?

- Beh, sì, non se la passano male … te lo dico dopo - mi bisbiglia, accorgendosi che si stanno avvicinando anche gli altri.

- Vi va di fare qualche passaggio a pallavolo? – ci chiedono Walter e Danilo.

- Volentieri!

Mentre giochiamo, non posso fare a meno di notare che Cinzia cerca in tutti i modi di mettersi in mostra per fare colpo su Davide e lui sembra divertirsi un mondo a fare il gallo nel pollaio! Non è una gran giocatrice, e le poche volte che mi passa la palla cerca di schiacciare e di colpirmi. Se vuol farmi sentire di troppo, il messaggio arriva forte e chiaro! Uno sguardo all’orologio e decido di tornare dalla nonna. Non voglio farla stare in pensiero.

- Ragazzi, ci vediamo dopo pranzo. Ci troviamo al ping pong?

Proprio in quel momento si avvicinano due ragazzi al nostro gruppo.

- Salut, pouvons-nous jouer aussi?

Lì per lì mi limito a guardare gli altri, ma nessuno risponde.

- Chiedono se possono giocare. Cosa dico? Va bene?

Tutti mi fanno dei cenni di assenso, così mi giro di nuovo verso i due francesi e con un sorriso spiego che nessuno parla francese, ma che possono giocare.

- Attends, tu pars? – mi chiede uno dei due, quando vede che me ne sto andando.

- Je reviendrai ce soir. Amusez-vous bien!


Li lascio a giocare ed esco dall'acqua, sentendomi addosso gli occhi di tutti. In fondo suppongo di essere carina, almeno un po’, visto che il biondino sembrava dispiaciuto che andassi via. Caro Davide, sarai pure irresistibile, penso soddisfatta, mentre un sorrisetto si disegna sul mio viso, ma anche io posso piacere a qualcuno! E soprattutto adoro aver strabiliato tutti col mio accento francese che non avevo mai avuto occasione di sfoggiare: un piccolo massaggino di autostima ogni tanto fa bene!

Continua ...



"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Dal pontile", Lido di Camaiore, foto di Daniela Darone

lunedì 18 novembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Ottavo capitolo


IN VIAGGIO



Il giorno della partenza la sveglia ha suonato presto, ma io ero comunque già in piedi per l’eccitazione. Therese ha trovato una pensioncina a Viareggio con l’aiuto della sua amica e staremo via tre giorni. Non è molto, ma meglio di nulla! All’inizio avevamo pensato che il babbo e la mamma avrebbero potuto venire con noi, ma poi il babbo è stato chiamato per un colloquio di lavoro e così l’idea è saltata. Adesso siamo in viaggio e stiamo per arrivare. Con il naso schiacciato al finestrino del pullman guardo sfilare il paesaggio, mentre la nonna sonnecchia nel sedile accanto. Fra poco entreremo nel cuore di Viareggio. La sveglio dolcemente. Lei apre prima un occhio, poi tutti e due e si stiracchia, con un sorriso.

- Oh, che viaggio magnifico! Ho fatto un’ottima dormita e adesso sono piena di energia.

Intanto il pullman si ferma in piazza Mazzini e cominciamo tutti a scendere. Non appena abbiamo recuperato i nostri bagagli, ci voltiamo sorprese per l’arrivo confusionario di Zoe. Una macchinina verde pisello si ferma strombazzando e parcheggia in modo improbabile. Spero solo non ci siano vigili in giro!

- Zoe!

- Therese!

Si salutano allegre come bambine, ridendo e abbracciandosi.

- Stai benissimo, cara. L’aria di montagna ti dona! – le dice Zoe, strizzandole un occhio.

- E a te dona l’aria di mare: hai un’abbronzatura incredibile! - risponde la nonna, arrotolando tutte le erre disponibili - Ti ricordi di mia nipote Clizia?

- Certo! L’ultima volta che ti ho vista eri una bambolina di tre o quattro anni! Ora sei già una signorina!

Le sorrido, stringendomi nelle spalle, e resto a guardare quelle due simpatiche matte.

- Beh, non perdiamo tempo. Saltate in macchina: vi porto alla pensione.

Percorrendo il lungomare, coi finestrini aperti, noto il solito via vai di gente che passeggia e le palme, le tamerici, gli oleandri che ondeggiano, assecondando lo spirare del vento. Ho visto questo lungomare centinaia di volte, ma lo trovo sempre splendido: ecco la facciata di Duilio 48 in stile Liberty, il gran caffè Margherita con le torrette a cupola da mille e una notte ed il tetto di tegole gialle e verdi che splendono alla luce del sole, la galleria del libro, il mitico bagno Balena. Quante volte ho passeggiato con i miei genitori su questo lungomare, ammirando i bei negozi, imparando a leggere a forza di vedere i nomi degli stabilimenti, i caffè e gli hotel eleganti dove immaginavo sempre signore ingioiellate anche per fare il bagno!

- Allora Clizia, cos’è che ti piace tanto di Viareggio? – vedo dallo specchietto retrovisore gli occhi azzurrini di Zoe che mi scrutano sorridenti – Da quando siamo salite in macchina non hai detto una parola.

- Ci sono affezionata: ho un sacco di ricordi qui. Un po’ mi sento come a casa, ma nello stesso tempo ho la sensazione di avere ancora tanto da scoprire. E questo fatto di avere le montagne così vicine … mi piace nuotare e poi voltarmi verso la riva e vedere le Apuane: a volte immagino di poter afferrare i loro picchi aguzzi e bianchi, allungando le braccia!

Zoe e la nonna sorridono.

- Beh, la bambina ha ragione. Qui abbiamo il mare, il lago e la montagna: tutto a portata di mano! Ti ricordi, Therese, quando andammo a vedere Madama Butterfly, con il palco allestito sul lago di Massaciuccoli? Che bei ricordi … oh, ma eccovi arrivate! – annuncia Zoe - ci sentiamo dopo, ragazze!

Scendiamo di macchina e Zoe riparte, salutandoci con la mano.

La pensione è proprio davanti alla pineta, vicinissima al mare. La camera è piccola, ma carina e pulita e c’è pure un bel balconcino a petto d’oca con due poltroncine in vimini. La nonna si butta sul letto per provare il materasso.

- Oh, un bel materasso ortopedico, come piace a me. Ci faremo delle dormite con i fiocchi! Allora, a quale stabilimento andavate gli anni scorsi?

- Noi andavamo al Bagno Adriano, però se vuoi possiamo andare alla spiaggia libera.

- Scherzi? Per tre giorni non ci faremo mancare niente! Dai, cambiamoci subito e andiamo a vedere se ci danno un ombrellone! – fa la nonna, cominciando a cercare il suo costume nella valigia.

Io non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo ad aprire la mia sacca. Non vedo l’ora di fare questa sorpresa ad Erina! E poi muoio dalla voglia di rivedere Davide e tutto il gruppo dell’anno scorso. Decido per un bikini blu fantasia, short di jeans e maglina viola. Ai piedi, gli inseparabili infradito con le perline, e poco dopo siamo già in cammino.

Non appena varchiamo l’entrata dello stabilimento, indico alla nonna il proprietario, per chiedere l’ombrellone, mentre io comincio con ansia a scrutare i gruppetti ai tavoli da ping pong e al bar. Macché! Nessuno che conosca in vista! Nel frattempo è arrivato Fabrizio, il bagnino, che, riconoscendomi, mi strizza un occhio.

- Pensavo non venissi quest’anno. E i tuoi genitori?

- Sono dovuti rimanere a casa. Io sono venuta con la mia nonna, ma resto solo tre giorni.

- Oh – fa lui, sorpreso, dato che è abituato a vederci ogni estate! Però, con delicatezza, non chiede altro, fa un cenno e un sorriso a Therese e cambia discorso – vai, allora non perdiamo tempo! I tuoi amici sono tutti sul bagnasciuga a giocare a racchettoni e a palla: c’è tanto di cartello per avvertire che è proibito, ma si vede che non sanno leggere! – ci dice ridendo – Venite, vi porto all’ombrellone.

Mentre lo seguiamo lungo la passerella di legno non posso fare a meno di paragonare il mio colore da mozzarella a quello delle persone sdraiate al sole e mi sento sulle spine: chissà cosa penserà Davide a vedermi tutta bianchiccia! Non appena Fabrizio ci lascia al nostro ombrellone, mi sento improvvisamente in imbarazzo. In fondo la nonna è venuta a trovarmi, mi ha portata al mare e il minimo è che si aspetti che io stia un po’ qui con lei e non che la molli da sola e con la velocità di un fulmine mi fiondi a cercare i miei amici, no? Sarei ingrata e poco gentile. Così, anche se vorrei subito andare a cercare Erina, sfilo il telo spiaggia dallo zaino e mi siedo accanto alla nonna, che intanto si è accomodata sulla poltroncina da regista e sbuffa per il caldo, asciugandosi il viso e guardandosi intorno. D’un tratto i suoi occhi si girano verso di me.

- Mon Dieu, Clizia, ma praline! Mica vorrai stare tutto il giorno a farmi la guardia, eh? Sai che ho bisogno del mio spazio. Perché non vai a cercare i tuoi amici? Fatti solo vedere di tanto in tanto, anche solo un cenno di lontano, ma non farmi fare la figura della nonna apprensiva!

Proprio in quel momento le squilla il cellulare e lei controlla il display.

- - È il mio ammiratore – mi spiega, con un sorriso da civetta, mentre mi fa cenno con la mano che vuole restare sola a parlare in pace.

- Ti adoro – le sillabo lentamente, senza far uscire la voce, e un attimo dopo sto già correndo giù per la passerella verso il mare.

-

Continua ...


"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Viareggio", foto di Daniela Darone

venerdì 8 novembre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Settimo capitolo

 


UN ARRIVO INASPETTATO

 



- Clizia! Il campanello! Vai tu a vedere chi è?

Uffa, adesso chi sarà? È il solito pomeriggio afoso, in cui non so cosa fare e la noia mi si appiccica addosso. E pensare che durante la scuola non vedevo l’ora che iniziassero le vacanze! Anche il libro che mi ostino a tenere sulle ginocchia non vuol saperne di andare avanti di una pagina. La mente vola e non si concentra sulle parole. Mi affretto ad andare alla porta, sperando sia qualcosa o qualcuno che mi porti una distrazione per far passare il pomeriggio. E se fosse Erina che mi fa una sorpresa? Penso ad un tratto, ma subito ricaccio indietro questa fantasia. Dovrebbe essere ancora in vacanza, se ricordo bene … chissà come sarà bello Davide tutto abbronzato …

Perdendomi in queste fantasticherie non chiedo nemmeno chi è e, contro ogni regola di prudenza che i miei hanno cercato di inculcarmi a forza di sgolarsi, apro la porta. Non riesco a non spalancare gli occhi in un moto di sorpresa e di gioia.

- Nonna Therese! – esclamo, mentre mi butto al suo collo e la stringo in un abbraccio spaccaossa.

- Ma petite Clizia! Ma petite praline! – gorgoglia la nonna nel suo fascinoso accento francese, mentre ricambia il mio abbraccio e mi ricopre di baci.

- Ma cosa ci fai qui? Il babbo non mi aveva detto niente! – le chiedo, non appena mi stacco da lei.

- Oh, non lo sapeva … ho fatto una sorpresa delle mie! Lo sai che sono incorreggibile! - mi risponde tutta sorridente, mentre mi scosto per farla passare. Porta solo una piccola borsa di paglia e un eccentrico vestito a fiori. L’età per la nonna è un concetto del tutto relativo. Intanto si affaccia anche nonna Annalena e non sembra meno sorpresa di me.

- Therese! Ma perché non ci hai detto che arrivavi? Con questo caldo, poi. Saremmo venuti a prenderti alla stazione. Ma non hai niente con te? E i tuoi bagagli? – si affretta a chiedere, notando la piccola borsa della nonna. Le due si abbracciano affettuosamente, mentre non riescono a smettere di parlare.

- Oh, cosa vuoi che sia, Annalena? Non volevo darvi disturbo.

- Ma dobbiamo assolutamente pensare alla tua sistemazione! Vediamo come organizzarci. La camera degli ospiti l’abbiamo affittata, ma Dario potrebbe dormire sul divano, tanto fra qualche giorno parte in ferie con due amici.

- Annalena, tranquilla – la ferma la nonna – non c’è bisogno di nessuna sistemazione. Non ho detto niente anche perché sapevo che altrimenti vi avrei messo tutti in allarme per trovarmi un posto per dormire. Invece, voilà, ho prenotato tramite internet. Sono arrivata qualche ora fa, ho preso un taxi e mi sono fatta portare in albergo, ho fatto una doccia ed eccomi qui.

- Un albergo? Ma dove alloggi?

- Oh, ai “Tre leoni”, proprio in Piazza.

- Therese! Ti sarà costato un occhio della testa!

- Oh no, una prenotazione fortunata, cara. Avevano avuto una disdetta all’ultimo minuto. Dalla mia camera ho una vista favolosa.

- Sei incredibile! – si limita a dire la nonna, scuotendo la testa – per me internet è fantascienza!

Ridiamo di gusto, mentre ci accomodiamo in giardino e io non posso fare a meno di sentirmi eccitata dal suo arrivo, come se fosse arrivata Mary Poppins, perché nonna Therese è sempre una miniera di sorprese. In qualche modo è come se lei fosse sempre con noi. Secondo me ha una specie di radar: sente le cose. Quando c’è qualcosa che non va, non fai nemmeno a tempo a telefonarle, che lei ti chiama, e con il tono più naturale del mondo ti fa capire che sa che devi dirle qualcosa. C’è sempre quando qualcuno di noi ha bisogno di lei, malgrado la distanza a cui abitiamo. Arriva, dà il suo aiuto, si accerta che stiamo tutti bene e poi riparte, lasciandoci sempre un gran vuoto, perché le sue improvvisate assomigliano a dei piacevoli tornadi di ottimismo.

- Allora, dove è il mio adorato Pietro? E Giorgia? – chiede Therese, sorseggiando la limonata fredda che le ha portato la nonna.

- Pietro e Giorgia sono sempre in giro a cercare lavoro. Ne approfittano in questi ultimi giorni, prima che le aziende chiudano per le ferie estive.

- Uhm, già già – si limita ad annuire la nonna – e come stanno?

- Beh, cercano di assorbire il colpo senza farsi scoraggiare, ma non è semplice ricollocarsi in questo momento di crisi, e poi alla loro età …

- Sciocchezze! Il mondo è uscito dalla crisi del 1929, ce la faremo a uscire anche da questa austerità del 2009. Nel lungo periodo il mercato ha sempre superato le crisi finanziarie. Vedrai che andrà tutto bene. All’estero alla loro età qualcuno torna addirittura a studiare o decide di colpo di cambiare tutta la sua vita: lavoro, città, nazione … è la mente che deve rimanere bene oliata – fa la nonna, picchiandosi un dito sulla fronte - Poi non è mica obbligatorio fare i dipendenti: perché non si fanno venire in mente una buona idea per un’attività in proprio? Siete in una città turistica!

- Sei la solita ottimista, tu. Staremo a vedere. Sai, Clizia non ha preso bene questa faccenda.

- Praline! Mica mi dirai che ti sei già abbattuta, alla tua età? Andiamo, un po’ d’entusiasmo, mon Dieu!

- È che qui non so che fare, non conosco nessuno, non abbiamo fatto neanche un giorno di vacanza … e poi dovrò cambiare scuola a settembre, e quel che è peggio ho dovuto lasciare tutti i miei amici di Santa Croce e …- cerco affannosamente di spiegarle, enumerando tutto sulle dita con voce affranta.

- Chiaro, chiaro – fa la nonna con un gesto della mano, come a voler scacciare una mosca – ma prendila come un’avventura, no? Un cambiamento! Sei sempre vicina a Firenze: quanto mai ci vorrà per andare in centro da qui?!

- Beh, rimane sempre il fatto che … siamo diventati poveri!

- Poveri! Oh mon Dieu! Clizia! – la nonna spalanca gli occhi in una sequenza di esclamazioni - Credimi, bambina mia, i poveri sono altri. Mi sa che devi farti un po’ le ossa, eh? – continua, addolcendo il tono – ci lavoreremo su …quanto alle vacanze, effettivamente fa un bel caldo qui. A questo proposito stavo pensando che, se il babbo e la mamma sono d’accordo, potremmo andare qualche giorno al mare io e te. Ti piacerebbe?

- Al mare?! Davvero nonna? E dove? – le chiedo, spalancando gli occhi per la contentezza.

- Beh, pensavo a Viareggio: è vicino e avrai sicuramente degli amici che ti farà piacere rivedere, no?

- Nonna, sei mitica! Ma come faremo a trovare posto? Gli alberghi saranno pieni!

- Qualche pensione avrà ancora qualche camera libera. Mi sa che quest’anno non sei l’unica a saltare le vacanze. Comunque la mia amica Zoe abita lì: ci troverà un posticino, ne sono sicura.

- Quando potreste andare? – chiede nonna Annalena.

- Ho la camera prenotata per due notti. Potremmo partire domani l’altro con la Lazzi. Sempre se Pietro e Giorgia …

- Ne saranno felicissimi! Quando rientrate dal mare però non ti azzardare a prenotare di nuovo l’albergo! Puoi dormire nella camera di Dario, tanto fino al sedici non rientra.

- Dove andrà quest’anno? In vacanza con una nuova fidanzata?

- Macché fidanzata, Therese! Quest’anno ha affittato un camper con due amici: vanno a giro per l’Europa. Di sistemarsi non se ne parla proprio!


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"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Estate", foto di Daniela Darone

venerdì 25 ottobre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Sesto capitolo

 


LA MIA NUOVA CASA

Devo vedere tutto con occhi nuovi. È questo che mi chiede la mia famiglia. Allora ci provo e mi guardo intorno, cercando di sgombrare la tristezza e di essere obiettiva. 

Fiesole è una città affascinante, su una magnifica collina e la casa è davvero bella, con delle stanze ampie e luminose. È a pochissimi passi dalla piazza principale, pur essendo in posizione un po’ defilata. Da un cancellino si accede ad un viottolo di ghiaia costeggiato da aiuole fiorite e subito alla porta principale: quindi si entra direttamente in un salone luminosissimo, con due enormi porte finestre, da cui si accede ad un giardino che circonda tutta la casa e che offre una vista fantastica sulla zona archeologica. Dalla sala una porta vetrata permette l’accesso alla cucina, che la nonna ha fatto realizzare tutta in legno in stile rustico e da un’altra porta, che dà sempre sulla sala, si accede alla zona notte: la camera dello zio Dario, la camera della nonna, quella della mamma e del babbo e quella degli ospiti dove adesso dorme Cipolla. In più ci sono due bagni alla fine del corridoio. Tornando alla sala, ha un caldo parquet miele, un divano di pelle enorme, perché ai nonni piaceva ricevere spesso gente, e un bel tavolo da pranzo rettangolare in legno, per non parlare della libreria antica che era dei miei bisnonni. E poi un caminetto, che rende la casa ancora più accogliente: ogni volta che venivamo, a Natale, trovavamo sempre un allegro fuoco scoppiettante ad accoglierci, che creava subito un’atmosfera intima e calda. 

La nonna ama questa casa: la lucida come uno specchio e non si è mai sognata di separarsene. Infatti fu l’unica proprietà che scelse di non vendere dopo il disastro dell’alluvione e la morte del nonno, anche se aveva avuto da un conoscente un’offerta da favola. Primo perché l’aveva promesso al suo Augusto, che era cresciuto qui durante l’infanzia e poi anche perché, come mi confidò una sera di qualche estate fa, una notte aveva fatto un sogno particolare. Le chiesi di raccontarmelo, ma lei per tutta risposta fece un gesto vago con la mano, come a dire che non poteva raccontarlo perché temeva di spezzare un incantesimo o tradire un segreto. Ecco come sono le donne innamorate e sognatrici: capaci di dar via tutto il resto per conservare la casa natale del loro amato e uno scrittoio. Io mi stupii molto: prendere una decisione così importante basandosi solo su un sogno? Lei però mi rispose qualcosa che non ho mai dimenticato. Mi disse che in realtà ci aveva pensato molto a quel tempo, ma che poi qualcosa l’aveva sempre trattenuta. Per lei non era solo un sogno, ma un avvertimento che veniva dal suo amore perduto, e poi disse che la vita non si rivela solo in ciò che possiamo vedere e sentire, ma che c’è una forte dose di magia, mistero e istinti da seguire.


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"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Area archeologica di Fiesole", foto di Daniela Darone

domenica 13 ottobre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Quinto capitolo

 


PUNTO E A CAPO

 



Ieri abbiamo passato tutto il giorno a sistemare le nostre cose a casa della nonna. Ho trovato un posto ai miei vestiti e alla mia roba, un po’ nella mia nuova camera e un po’ in sala. Adesso sono qui che mi aggiro in questa stanza e non riesco a pensarla un poco mia: questa camera è già tutta preordinata, non posso incidere in alcun modo. Eppure la nonna ha fatto di tutto per infondermi un po’ d’entusiasmo. Innanzitutto ha liberato due ante dell’armadio e parte del cassettone per far posto ai miei vestiti. Poi mi ha detto che aveva vuotato anche due cassettini dello scrittoio di mogano dove avrei potuto mettere “i miei segreti”. Ha detto proprio così, strizzandomi l’occhio. Però, che dire? È comunque la camera di una nonna. Da un lato c’è un alto letto in ferro con una testata imponente: sopra la testata è appeso il busto in ceramica di una Madonna a mani giunte, con la testa reclinata. Sulla parete davanti al letto c’è un grande armadio, e alla parete di sinistra un cassettone con specchiera, con attaccata da un lato la foto del nonno Augusto. Sul ripiano la nonna ha messo due saliere in argento che usa come portagioielli e due vasi rosa in stile giapponese. Poi vediamo cosa c’è: il mio letto, ovvero rete e materasso, alternativa se non voglio dormire nel lettone con la nonna, e dall’altro lato della stanza l’adorato scrittoio con piano estraibile rivestito in pelle. È un regalo per un anniversario di nozze che le ha fatto il nonno Augusto: lei e il nonno lo videro passeggiando per Via Maggio, nella vetrina di un antiquario. Alla nonna piaceva molto e non perdeva l’occasione di passare davanti alla vetrina ogni volta che poteva, per ammirarlo, fino a che il nonno, facendole una sorpresa, glielo regalò. Mi sembra di capire che sia uno dei ricordi più preziosi per la nonna.

Comunque, la mancanza di spazio per personalizzare questa stanza non è il peggiore dei problemi. Il Problema è che la nonna russa: emette un rumore rauco e profondo, alternato a una specie di soffio ritmico e regolare. A volta smette e si gira, per darmi l’illusione che riuscirò ad addormentarmi, ma dopo pochissimo ricomincia, e così via fino al mattino! Ovviamente non ho avuto il coraggio di dire niente alla nonna, ma la mamma mi ha visto con le occhiaie e mi ha chiesto se andava tutto bene. Non voglio creare problemi, ma le ho detto francamente come stavano le cose, facendole l’imitazione della nonna addormentata. Lei non poteva fare a meno di ridere come una matta: evidentemente lo trovava divertente! Ha promesso che andrà a comprarmi dei tappi di cera per le orecchie. Spero funzionino!

Ieri ho conosciuto anche “Cipolla”. Era a casa quando siamo arrivati ed è stato molto gentile a darci una mano a scaricare i bagagli. In realtà si chiama Albert e deve essere qui da poco, perché ci ha detto solo il suo nome e poche altre parole in un forte accento tedesco. Per il resto si è limitato a sorridere molto e ad annuire di più, esibendosi in una mimica facciale degna di nota. Ha una faccia simpatica! La nonna ci ha detto che ha lasciato il suo lavoro in Germania per fare il giocoliere giramondo: “Non so se sia coraggioso o incosciente: licenziarsi in questo periodo di recessione!”, ha commentato, scuotendo la testa. Beh, è senz’altro un tipo eccentrico, anche a giudicare dal mezzo che usa per viaggiare e per esibirsi: un variopinto pulmino Volkswagen!

- Clizia? Sei ancora lì? – mi chiede la nonna, entrando nella nostra camera. Si guarda intorno soddisfatta, notando che ho finito di sistemare tutto. - Che brava! Hai trovato abbastanza posto per i tuoi vestiti?

- Sì, il problema è ricordare dove ho messo le cose! – rispondo, stringendomi nelle spalle.

- Oh, non preoccuparti! Fra pochi giorni ti sembrerà di aver abitato sempre qui! Bene – continua, notando la mia espressione dubbiosa – stasera potresti andare a fare un giro qui intorno per familiarizzare con il nuovo posto. Un conto è quando venivi a trovarmi, ma adesso devi vedere tutto con occhi nuovi.

- Beh, pensavo a queste sorelle Felicità ... dove abitano?

- Nella villa davanti a casa nostra, ma adesso sono in vacanza in barca. Di solito tornano sempre i primi di agosto. E poi, mi raccomando, non chiamarle così quando le incontrerai – conclude la nonna, strizzandomi un occhio - perché quello è solo un soprannome che abbiamo inventato noi: i nomi delle cinque sorelle ricordano tutti la felicità!

- Tipo? – le chiedo, aggrottando la fronte.

- Beh, vediamo se le ricordo tutte – comincia la nonna, alzando gli occhi per aria ed enumerandole sulle dita – La più grande si chiama Gioia e fa la modella … beh, è un po’ troppo pelle e ossa per i miei gusti, però … poi c’è Gaia, che ama gli animali; poi Serena, che ha la tua età e adora la danza classica. Forse potreste essere in classe insieme a settembre. Non sarebbe male se tu ci facessi amicizia, almeno all’inizio della scuola avrai già un’amica su cui contare e …

- Nonna, vai avanti, dai!

- Va bene. Allora vediamo …oh, non ricordo mai bene i nomi delle due più piccole … ah sì, ci sono: Allegra, dieci anni credo, sembra una bambola di porcellana e per ultima Letizia: ha un visino tondo e due guanciottine da pizzicotti che non ti dico … eccole qui, sono tutte.

- Non conosco nessuna famiglia così numerosa!

- Il marito di Patrizia, Andy, voleva tanto un figlio maschio … ma dopo cinque tentativi ci hanno rinunciato!

- Direi! – esclamo, affacciandomi alla finestra – certo che è davvero una gran bella villa. Devono essere ricchi, eh?

- Ricchi sì, ma non oziosi. Andy si dedica anima e corpo alla sua attività: hanno un maneggio, qui in zona. Ovviamente, tutti in famiglia sanno andare a cavallo, anche se a qualcuna delle figlie non piace, ma il loro babbo è stato inflessibile in merito!

- E tu come fai a saperlo?

- Chiacchiere di vicinato, tesoro mio. Li conosco da tempo. Non credere che i soldi abbiano il potere di far sparire preoccupazioni e crucci: anche loro hanno giorni buoni e giorni cattivi.

Uhm, già. Una perla di saggezza da segnarsi nella memoria.

- Beh, mi sa che è ora di preparare il pranzo – mi dice la nonna, controllando l’orologio - Perché non vieni a darmi una mano in cucina? Potremmo apparecchiare in giardino. Lo sai che da quando abbiamo potato la siepe si vede benissimo tutta l’area archeologica? Ti ho mai raccontato della Buca delle Fate? – continua, quasi senza riprendere fiato, e, con un gesto, mi sollecita a seguirla, in modo da continuare a chiacchierare e nel frattempo sbrigare i lavori in casa. Ha l’energia di una ragazza! Si vede che stanotte ha riposato bene, almeno lei!


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"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Piazza Mino, Fiesole", foto di Daniela Darone

martedì 8 ottobre 2024

"Clizia T. - Lo spessore dei sogni" - Quarto capitolo

 


VIA DAL QUARTIERE

 



- Posso chiudere, Clizia?

Rimango con lo sguardo perso nel vuoto, ma faccio comunque cenno alla mamma di sì. Può chiudere la porta. Stamani ce ne andiamo. Il camion dei traslochi è già qui sotto. I nuovi inquilini sono conoscenti dei miei genitori, con un bimbo piccolo appena nato: staranno bene qui.

Scendo lentamente per le scale e appena apro il portone, dall’altro lato della strada, vedo Erina con suo fratello e Massimo. Gli faccio un cenno e attraverso, andando loro incontro, mentre il cuore mi va a mille. Speravo venissero, anche se ci eravamo già salutati il giorno prima in piazza.

- E dai, smetti di fare quella faccia, Clizia! Mica vai in America! Ci vedremo lo stesso, no? – fa Erina per tirarmi su, e mi abbraccia forte da togliere il respiro.

- Uhm, certo – mormoro, poco convinta – intanto quest’anno al mare non ci vedremo. Le nostre vacanze sono saltate e addio Bagno Adriano!

- Me lo immaginavo. Senza di te non sarà la stessa cosa. Mi mancherai. Dai, però non pensarci adesso. Lo sai che forse a mio fratello il prossimo anno comprano lo scooter? Sarà uno scherzo fare un salto da te a Fiesole! Basta mi faccia dare uno strappo da lui. Vero Davide?

- Certo! Magari ci portiamo dietro anche Massimo, se riesce a convincere i suoi a motorizzarlo! – risponde lui, scostandosi il ciuffo e lanciandomi un’occhiata ridente.

Anche Massimo cerca di consolarmi con un sorriso e una pacca sulla spalla. Restiamo tutti e quattro senza dire niente, improvvisamente quasi in imbarazzo. Il babbo suona il clacson per sollecitarmi ad andare e in quel momento passa una macchina che ci costringe a dividerci, dato che stiamo ingombrando la carreggiata. Io e Davide rimaniamo vicini, stretti per caso fra due motorini parcheggiati.

- Certo che sarà un peccato non vederti più in giro da queste parti, Clizia … proprio ora che cominciavi a diventare un po’ carina - mi sussurra Davide, con una luce sfrontata negli occhi.

In quel momento passa Grazia in bicicletta e, riconoscendoci, ci scampanella allegramente per salutarci. Poi tira avanti per la sua strada. La conosco poco, ma frequenta anche lei la nostra compagnia, e poi dalle nostre parti è conosciuta da tutti perché è bella. Prima che possa rispondere qualcosa di appropriato a Davide e prima di aver realizzato di provare una morsa di gelosia per Grazia, il nostro gruppetto si ricompone. Un ultimo abbraccio con Erina, un saluto ai due ragazzi e attraverso la strada.

“Grazia stamani era stupenda”, sento dire da Massimo. “Solo stamani? È la più bella di Santa Croce!”, gli risponde Davide, ridendo. Ecco, non mancava che questo finale per rendermi ancora più triste e gelosa. Se fossi rimasta qui, col tempo, chissà, magari mi avrebbe notata, ma a che serve pensarci adesso? Salgo in macchina e quando partiamo mi giro una sola volta a guardare quei tre. Quando la macchina sarà sparita dalla loro vista torneranno alla solita vita. Forse per Erina sarà più dura, ma non sono l’unica amica che ha! E poi ci sono le vacanze estive, riuscirà a distrarsi. Ripenso con nostalgia a tutto il gruppo di amici del Bagno Adriano. Avrei tanto voluto rivederli. Invece devo ricominciare tutto da zero. Punto e a capo. Pagina bianca. A un tratto realizzo che non ho chiesto ancora niente circa la nuova sistemazione che avremo a casa della nonna.

- Voi due dormirete in quella che era la vostra camera prima di comprare la casa a Firenze?

- Sì, Clizia. Sarà bello ritrovare la nostra stanza di allora: quanti ricordi! - risponde la mamma. E per la prima volta, da giorni, un sorriso le schiarisce il viso. Si vede che ripensa ai primi tempi di matrimonio: si gira a guardare il babbo con gli occhi luminosi, mentre lui è intento a guidare nel traffico dei viali, e gli fa una carezza sulla nuca.

- Allora io dormirò nella stanza degli ospiti?

- No, tesoro. Per il momento dormirai in camera con la nonna, perché la stanza degli ospiti è occupata: la nonna qualche tempo fa l’ha affittata ad un ragazzo.

- Chi si è messa in casa la nonna?

- Oh, è un ragazzo tedesco molto carino, ma un po’ particolare: pare che abbia lasciato tutto per fare il giocoliere. Si fa chiamare Cipolla come nome d’arte! Ci pensi? – conclude la mamma, scoppiando a ridere. Anche il babbo si unisce alla risata e per un attimo il mio cuore sobbalza di contentezza, perché se li vedo ridere vuol dire che non siamo poi in condizioni così disperate, no? Però subito dopo ripenso al fatto della camera e mica mi va giù di non avere più nemmeno un microscopico posto tutto per me! E poi come sarà questo tipo?

- Beh, potevate anche dirmelo prima! – sbotto.

- Abbi pazienza, Clizia - risponde il babbo, dopo un sospiro – perché per ora non ti godi il panorama? È una così bella giornata oggi! – continua, mentre imbocchiamo Via San Domenico, diretti verso le colline.

- Staremo a Fiesole tutta l’estate? Voglio dire – mi affretto a specificare – non è che magari andremo qualche giorno in Versilia? Lo so che non abbiamo fissato niente, però …

- Quest’anno niente vacanze, Clizia. Mi dispiace. Però Fiesole è bellissima e per te sarà come essere in vacanza. Vedrai che troveremo il modo di divertirci lo stesso. E poi ci sono le sorelle Felicità: puoi fare amicizia con loro!

- Uhm … - mugugno – e chi sarebbero?

- Lo scoprirai! Un po’ di suspense non ti farà male! – conclude la mamma, strizzandomi un occhio.

Stamani ha lo sguardo luminoso di sempre, ma la ruga che divide le due sopracciglia sembra più marcata. L’unica cosa che posso fare adesso è cercare di non creare problemi. Così pensando mi volto verso il finestrino e cerco di imprimermi bene negli occhi il magnifico verde delle colline, gli uliveti, le coloniche, che mentre passiamo ci regalano attimi fugaci di vita domestica.

Continua ...


"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone

"Strada di Firenze, particolare", foto di Daniela Darone