Cerca nel blog

venerdì 31 marzo 2023

Pam & Mel Pa🍎nia

 

Cara Pamela, mi dispiace di averti turbata con la mia idea di venirti a cercare qui, nel “futuro”. Pensandoci bene, hai ragione: è un proposito straniante e da dimenticare. Scusami.

Sono stata felice di leggere la tua lunga lettera “itinerante” su tre giorni, ma poi mi hai salutata prima di dirmi i risultati degli esami! Dico! Ora mi tocca stare in pena fino a che non mi scriverai di nuovo!

Sono contenta per te del motorino: immagino il senso di libertà che provi, avendo a disposizione un mezzo tutto tuo per poter scorrazzare per la città con gli amici! Qui ci spostiamo parecchio con altri tipi di mezzi perché, almeno i miei, sono terrorizzati dal troppo traffico (Stefano invece sta studiando per prendere la patente per lo scooter). Figurati che ora si stanno diffondendo tantissimo i monopattini, ma non come quello di Arturo di smalto rosso che si spingeva con la forza delle gambe! Adesso ci sono i monopattini elettrici, anche se, a dire il vero, ancora non li ho provati.

Leggo anche che stai facendo strage di cuori e che nella lista dei tuoi probabili principi azzurri è entrato anche questo Fabrizio! Ah, amica mia, ti auguro di trovare un ragazzo, se è proprio quello che vuoi, ma forse sarebbe meglio se ti mettessi il cuore in pace e smettessi di rincorrere l’amore. Non stai proprio bene così? A uscire con le amiche? A non impegnarti con nessuno? Non sarebbe bello avere il tuo primo ragazzo quando sarai davvero innamorata di qualcuno? Perché mi sa che Flavio ti piace e basta, altro che amore! Altrimenti non staresti pensando anche a Fabrizio, no? E se arriverà un momento nel quale rimpiangerai di non aver pensato più a te stessa e di non aver passato più tempo con le amiche? E poi, Pam, non cambiare mai per piacere a qualcuno e fai le cose che ti piacciono: se avevi voglia di tagliarti i capelli, fallo! Non rinunciare solo perché Dario ti ha detto che stai bene con i capelli lunghi. È solo la sua opinione, mica la verità assoluta!

Per Stefano, non so che dirti. Stiamo bene insieme, solo che ho l’impressione che lui abbia tante idee in testa da realizzare e che avere una ragazza, da un certo punto di vista, intralcerebbe i suoi piani. Del resto anche io ho sempre tanto da fare, fra la scuola, la fotografia e il rendermi conto di dove sono finita. Fra l’altro devo raccontarti una grande novità: i miei genitori sono entrati in un gruppo di ricerca. Stanno monitorando lo sviluppo cerebrale degli adolescenti durante la crescita, per cercare di capire come l’uso dei videogiochi e dei social possano modificare il volume delle diverse regioni cerebrali. E visto che io sono come una pagina bianca, essendo arrivata in quest’epoca da poco, mi hanno proposto di entrare a far parte di questo gruppo di ragazzi che stanno esaminando. Ho accettato per due ragioni: la prima è che mi faceva piacere stare un po’ di tempo con i miei nel loro “ambiente”, la seconda è che speravo di farmi dei nuovi amici. Quindi ho accettato e in un baleno mi hanno infilato in un tubo per farmi una risonanza magnetica al cervello. Onestamente non vedevo l’ora che finisse, perché mi dava noia l’idea che qualcuno mi “guardasse dentro”, se capisci cosa voglio dire … Comunque, la risonanza serve per confrontarla con quelle degli altri ragazzi (stanno studiando questo gruppo già da cinque anni) e i risultati dimostrano che l’uso dei social (i “muretti virtuali” di cui ti ho scritto tempo fa) sta modificando la struttura cerebrale dei ragazzi: la parte del cervello che elabora le informazioni visive è più sviluppata, mentre la parte di cui abbiamo bisogno per fare le nostre scelte, elaborare i nostri giudizi, valutare noi stessi e gli altri,  capire le nostre preferenze e i nostri sentimenti mostra uno sviluppo minore rispetto alla media. Da questo possono dipendere problemi di ansia o rabbia, per esempio. Dopo la risonanza, mentre stavo uscendo dal laboratorio, ho incontrato di nuovo una ragazza che era lì per il mio stesso motivo, Camilla, e che avevo visto mentre ero in sala d’aspetto. Mi è venuto spontaneo sorriderle e chiederle se le andava di fare un giro. Lei all’inizio ha esitato un attimo e poi ha accettato. Lì per lì non sapevo bene cosa dirle, così mi è sembrato naturale chiederle cosa ne pensasse dell’esperienza che stavamo facendo. Lei mi ha confessato che fino all’anno prima aveva una vera dipendenza dal cellulare. Ci passava la vita. Anche quando era fuori con gli amici, spesso ognuno guardava il suo cellulare. Sembrava un oggetto entrato a far parte del suo corpo, un prolungamento della mano. Non riusciva a smettere di controllare i messaggi, le notifiche, guardava i video dei social in continuazione, uno dopo l’altro. Una volta entrata in questo programma, spinta dai suoi genitori, i medici le hanno spiegato che il cervello di un adolescente è guidato spesso dalle emozioni e dalle novità e che alcuni social usano degli algoritmi per proporti dei video che possono interessarti, per tenerti il più possibile inchiodato allo schermo: usano delle intelligenze artificiali, come gli specchi biometrici: possono arrivare a sapere quanti anni hai, se sei maschio o femmina, la tua etnia e perfino se sei felice o triste. Ha detto che, da quando ha iniziato a parlarne con i medici e con i suoi, è riuscita progressivamente a diminuire il tempo che passava sul cellulare. Sai quale è il problema, Pam? Che tante volte anche i genitori sono schiavi del cellulare e certo non danno il buon esempio. Tempo fa sono stata a cena fuori con i miei. Mentre aspettavamo le nostre pizze mi sono guardata un po’ intorno e ho notato un tavolo vicino al nostro: moglie, marito e due figli. Lei praticamente era come se stesse cenando da sola, dato che il marito e i due figli stavano usando il cellulare: chi per sentire la musica, chi per guardare un video o un film. Quella poveretta se ne stava lì, avvilita, a guardare nel vuoto a bocca serrata. Quanto sarebbe stata meglio a casa sua! Ma che ci sono andati a fare fuori insieme se poi ognuno si fa i fatti suoi? Ci sono comunque anche genitori molto concentrati su loro stessi, che non hanno tempo o voglia di ascoltare i loro figli. Onestamente anche io mi sento un po’ sola a casa. I miei genitori si sono fatti assorbire tanto dai loro impegni di lavoro e spesso arrivano a casa stanchissimi. Per fortuna a cena continuiamo a tenere la televisione spenta e a parlare, raccontandoci come abbiamo passato le nostre giornate, ma a volte vorrei che mi dedicassero più tempo. Io e Camilla consideravamo il fatto che sulle piattaforme ci sono anche dei contenuti positivi: corsi di lingua, arte, musica, viaggi. Come si fa a sfruttare le cose positive senza farsi avviluppare da quelle negative? Come si fa a non essere schiavi, catalogati e sfruttati? Non stiamo buttando via la nostra libertà e la nostra unicità? Abbocchiamo a tutto davvero? Crediamo alle immagini perfette, alle vite perfette che vediamo su internet? Oppure, se siamo tristi, ha senso guardare video tristi per sprofondare sempre più nel pessimismo? Credo che dovremmo reagire, Pam. Usare questi strumenti per ciò che di buono possono offrirci e poi chiuderli in un cassetto e vivere la vita fuori dagli schermi. Anche se tu ancora non hai questi problemi, la stessa cosa vale per la televisione! Non rimanere imprigionata per noia a guardare dei brutti programmi che non ti interessano davvero! Cambia canale! O spengi la TV! Hai tu il telecomando in mano! È meno difficile di quanto tu possa pensare. Basta volerlo! 

Camilla sta guarendo dalla sua dipendenza. Adesso usa un vecchio modello di cellulare che non ha collegamento a internet. Abbiamo deciso di diventare amiche “vecchio stile”: non useremo mai il cellulare quando ci vedremo. “Pensi di potercela fare?”, mi ha chiesto, preoccupata. Mi ha fatto così tenerezza che ho vinto il riserbo e le ho raccontato da dove vengo: le ho parlato di me (e anche di te!), dei nostri  anni ’80 senza l’esistenza dei cellulari. Ti giuro, mi guardava a bocca aperta come una bambina che avesse visto un elfo! Era affascinata dal nostro mondo e sbalordita quando le ho detto che, in fondo. a me il cellulare dava pure un po' fastidio, per il fatto di poter essere rintracciata sempre e comunque! Siamo andate in giro finché non abbiamo individuato il posto giusto per fondare la nostra “compagnia”: un giardinetto con delle panchine, delimitato da condomini tutti uguali, con dei porticati: sfruttabile col bel tempo e anche se piove. Perfetto, no? Abbiamo fissato di vederci lì questo sabato pomeriggio, alle quattro. Non ci siamo scambiate i numeri di cellulare, solo quelli del telefono fisso di casa. “Però vieni, eh", mi ha detto, "perché pensare di doverti telefonare a casa e rischiare che magari mi rispondano i tuoi mi mette ansia!”. T’immagini che qui hanno quasi paura di fare una telefonata? Preferiscono scriversi messaggi, invece di parlarsi … Fantascienza, Pam, fantascienza …

Un abbraccio, Mel


Pa🍎nia


                Cosa ne dici, Pam? In quale modo preferiresti socializzare? 😉








"Pam & Mel", di Daniela Darone

Foto di Priscilla Du Preez e di freestocks su Unsplash