Cara nonna,
oggi è cominciata la scuola. Ieri sera sono stata un secolo davanti all’armadio per decidere il look giusto. Pensavo a dei jeans e a una polo rossa, ma alla fine ho realizzato che fosse un colore troppo vistoso: non volevo farmi notare (quasi impossibile, visto che sono nuova. Avrò tutti gli occhi puntati su di me e tu sai che non mi piace essere al centro dell’attenzione). Altra opzione: dei leggins e una maxi maglia; il problema è che quello che era maxi l’anno scorso ora non lo è più … alla fine ho rubato una maglietta nell’armadio della mamma e ho ottenuto un risultato decente.
Qui è ancora caldo e quindi ho deciso di farmi accompagnare a scuola dallo zio in moto, anziché andare a piedi come avevo pensato all’inizio. Sarebbe stata davvero una scarpinata e non volevo arrivare sudata marcia.
Quando sono arrivata nel piazzale della scuola c’era tantissima gente, dato che i tre edifici comprendono la materna, le elementari e le medie. Lo zio per fortuna doveva scappare subito perché aveva scuola anche lui, alla seconda ora, così non ho fatto la figura della bambocciona accompagnata. Mi sono piazzata al lato del cancello delle medie e me ne sono stata lì davanti, fingendo indifferenza, ma onestamente, nonna, mi sentivo parecchio agitata. Per fortuna poco dopo è arrivata Serena e abbiamo iniziato a chiacchierare, ma purtroppo è arrivata quasi subito dopo Francesca, la sua amica storica asilo-elementari-medie e quella con la quale starà di banco insieme, come mi sembra logico. Quindi che dire, non che Serena non sia stata carina, ma dopo un po’ si sono messe a parlare di un sacco di cose e persone di cui non avevo idea, quindi non mi è rimasta altra scelta che star lì ad ascoltare, fingendo interesse. Quando finalmente è suonata la campanella siamo entrati in mandria e le ho seguite fino in classe. Siamo state le prime a entrare e solo lì per lì ho realizzato che non avevo pensato a quale banco fosse meglio scegliere. In una frazione di secondo ho considerato che la prima fila sarebbe stata da saccente, l’ultima da svogliata. Alla fine, prima che arrivassero gli altri, ho scelto la terza fila, lato finestra. Via via sono arrivati tutti, ma la sedia accanto a me continuava a rimanere vuota, anche perché Serena, che aveva promesso di introdurmi, era impegnata nei saluti di rito a tutta la classe. Ho finto di essere occupatissima a controllare qualcosa nello zaino. Alla fine è arrivata la prof. e la porta si è chiusa dietro di lei. Ok, sono sola, ho realizzato. Fantastico. Classe dispari. La sfigata solitaria. Avevo appena finito di pensarci quando si è sentito bussare e poco dopo è entrato un ragazzo con un cesto di capelli castano scuro, zaino sulla spalla, look un po’ trasandato della serie “mi sono alzato cinque minuti fa”.
- Scusi prof.
- Non fa niente, solo non farla diventare un’abitudine – ha tenuto subito a mettere le cose in chiaro lei.
Il ragazzo si è guardato un po’ in giro, ha individuato l’unico posto libero accanto a me e si è messo a sedere, occupando un’infinità di spazio. Ora, non è che voglia mettermi a fare la pignola, ma sedendosi ha storto il banco e mi è immediatamente venuta in mente Erina quando mi diceva, prendendomi in giro, “finché non c’è il banco diritto, per Clizia non c’è verso di cominciare”. In più è sconfinato nella mia linea immaginaria di metà banco e si è girato verso di me.
- Ciao, sono il Vile.
Nonna, ti giuro, sono rimasta di sasso: non sapevo che dire. Il Vile? In che senso? Come soprannome o come cognome o … “Stimati fra”, ho pensato, ma ovviamente la mia bocca ha articolato altro.
- Ok, ciao … ehm … Vile … io mi chiamo Clizia.
- Ragazzi! – ci ha subito ripresi la prof – invece di presentarvi fra voi e basta, visto che siete nuovi, penso che sarebbe meglio vi presentaste a tutta la classe e smetteste di chiacchierare. Coraggio!
Così ho fatto subito un’impressione negativa alla prima prof entrata in classe e direi che se mi ha bollata come una chiacchierona lo devo solo al mio compagno di banco! Uno alla volta ci siamo alzati e abbiamo detto giusto due parole: il nome, la scuola da cui venivamo, lo sport che facevamo. Grandi cose non mi sono venute in mente, perché ero molto agitata e mi batteva forte il cuore, sentendo tutti quegli occhi puntati su di me. Così ho saputo che il Vile (che si chiama Federico, in realtà … mi fa impressione chiamarlo in quel modo …) era già in quella scuola ed è in classe nostra perché l’anno scorso è stato bocciato. Poveretto, mi sa che sia avvilente pensare a tutti i suoi compagni in prima superiore e lui ancora qui fra noi marmocchi. Mi dirai che ha solo un anno più di noi, nonna, ma ti giuro che dimostra a occhio sedici anni, perché ha proprio un’aria a “grande”. In classe, rispetto all’anno scorso, siamo pochi: solo venti. Undici maschi e nove femmine. Oggi ho conosciuto le prof. di italiano, religione, matematica, inglese e l’unico prof. maschio (almeno per ora): insegna spagnolo, è madrelingua e si chiama Victor Delgado Castillo. Ovviamente hanno già tutti un soprannome, ma la più tartassata è quella di inglese, di cui però ti racconterò la prossima volta. Non ci crederai, ma devo già studiare. Domani, tanto per gradire, abbiamo una verifica di ingresso di matematica. La professoressa ha detto che non terrà conto delle eventuali insufficienze … mah, non so cosa aspettarmi dall’occhialuta. Ha un po’ l’aspetto vecchio stile: crocchia e occhialetti con montatura improponibile, calze spesse da vene varicose … nonna, non sto scherzando, in confronto tu sembri sua figlia!
Adesso devo andare a studiare, ma prima telefonerò a Erina, perché questo primo giorno di scuola senza di lei mi ha fatto un po’ effetto, non lo nego.
Speriamo tutti di ricevere tue notizie al più presto. Ti rendi conto che ancora non ci hai spedito nemmeno una cartolina dalla Francia? Immagino che ti stia divertendo e che tu sia troppo stanca la sera per trovare il tempo di scriverci.
Un mega bacio nonna, la tua Clizia
- E allora? Che tipi hai in classe?
- Mah … non li ho ancora inquadrati. Stamani più che altro ho parlato con il mio compagno di banco, Serena e Francesca.
- Senti, perché invece di stare a chiacchierare al telefono non prendi l’autobus e vieni da me? Facciamo un giro e andiamo in piazza.
- Mi dispiace, ma devo già studiare! Mi hanno piazzato una verifica di mate per domani.
- E dai! Di già?
- Uhm … e lo sai che non è proprio la mia materia preferita. Vorrei cercare di non fare subito brutta impressione!
- Che secchia! Non ti manco neanche un po’ allora?
- Scema! Lo sai che verrei di volata, se potessi, ma a quest’ora passerei più tempo sull’autobus che con te. Dimmi tu piuttosto, com’è andata stamani?
- Bene. Abbiamo chiacchierato delle vacanze e dei programmi che svolgeremo quest’anno, niente di che.
- E di banco con chi sei?
- Con Vanessa. È stata lei a chiedermi se poteva prendere il tuo posto.
- Già – mormoro, e subito dopo mi scappa un sospirone – quando ricominci judo?
- Domani. Vanessa verrà a fare una lezione di prova con me.
- Oh, è decisa davvero a sostituirmi in tutto!
- Clizia! Lei ci prova, ma chi ce la fa a sostituirti? A proposito, tu hai trovato una palestra per continuare judo?
- No – rispondo, un po’ secca. Mi dà fastidio che Erina continui a non capire la mia nuova situazione. Eppure non è chiara? – in questo momento non voglio chiedere ai miei di spendere dei soldi … qualcosa farò … la scuola è abbastanza lontana e la strada tutta in salita: se anche vado e torno a piedi è un bell’allenamento!
- Beh, pensavo ti dispiacesse smettere judo, dopo tutti gli anni passati a imparare le basi forse ora arrivava la parte più divertente.
- Sì … boh, forse lo facciamo pure da troppo … non so se, anche potendo, avrei continuato. Magari mi sarebbe anche piaciuto cambiare sport.
C’è un attimo di silenzio dall’altra parte. Forse sono stata acida.
- Ok Clizia, allora ti lascio andare a studiare.
- Già. Salutami tutti. Mi mancate un botto, lo sai, vero?
- Lo so. Anche tu ci manchi. Fila a studiare!
Forse avrei potuto andare, penso subito dopo aver attaccato. Se invece di telefonarle prendevo l’autobus risparmiavo tempo e potevo stare un po’ con Erina e gli altri … magari vedere Davide … oh, al diavolo! Penso a Vanessa, ai suoi capelli biondi e lunghi come spaghetti, gli occhioni verdi. Ce le vedo di banco insieme: Erina ha un carattere più forte di lei e quindi sarà il capo, e Vanessa la gregaria. Senza dubbio, però, le ragazze più carine della classe. Faranno strage di cuori anche in palestra. Lo sguardo mi vaga per la stanza. Non penso a niente in particolare, sto solo lì a sentire un vago disagio che mi cammina addosso. Magari ci vediamo sabato, così le racconto di Yukiko e qualcosa di divertente che sicuramente succederà in classe in questi giorni. Ora bisogna mi concentri o la Prof. Barzi mi farà a pezzettini domani alla verifica.
Continua ...
"Clizia T. - Lo spessore dei sogni", di Daniela Darone
Foto di Riccardo Fraccarollo da pexels
Foto di RDNE Stock project da pexels
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